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Gli Houthi colpiscono duro gli impianti petroliferi sauditi

I guerriglieri Houthi dello Yemen hanno inferto un nuovo durissimo colpo  all’Arabia Saudita che da anni conduce una guerra d’aggressione contro il vicino paese che ha provocato migliaia di morti.

Due grandi impianti petroliferi gestiti dalla società Aramco, la compagnia statale della petromonarchia saudita, sono stati pesantemente colpiti con dei droni che hanno provocato vasti incendi.. Gli incendi negli impianti di Abqaiq e Khurais sono ora sotto controllo, ha riferito l’agenzia saudita ma alte colonne di fumo sono ancora ben visibili nelle aree colpite dall’attacco.

I ribelli Houthi dello Yemen hanno rivendicato gli attacchi come i più devastanti in territorio saudita, ancora più di quelli realizzati a maggio e ad agosto. L’arresto della produzione equivale a una perdita di circa cinque milioni dei 9,8 milioni di barili al giorno. Il 17 agosto scorso, gli Houthi rivendicarono un attacco con 10 droni, “il più grande mai lanciato in Arabia Saudita”, contro il giacimento di Shaybah

L’Aramco ha spiegato che quello di Abqaiq è il più grande impianto di lavorazione del petrolio al mondo, dove viene gestita la maggior parte del greggio esportato dall’Arabia Saudita.

Abqaiq è situato a 60 chilometri a sud-ovest di Dhahran, la sede principale del gigante petrolifero, e ospita il più grande impianto di lavorazione del petrolio di Aramco.  Khurais, si trova a 250 chilometri da Dhahran, è uno dei principali giacimenti petroliferi dell’azienda statale che sta preparando il suo sbarco da record in Borsa, inizialmente previsto per il 2018 ma rinviato a causa del calo dei prezzi del greggio sul mercato mondiale.

Curiosamente, mentre l’Arabia Saudita ha acquistato ingenti quantitative di armamenti e mercenari per la guerra in Yemen, (tra i fornitori anche aziende con sede in Italia, ndr), a gennaio in una lettera inviata al presidente del Consiglio di sicurezza dell’Onu, un team di esperti delle Nazioni Unite, sostiene di aver accertato, sulla base di esami su resti di missili e droni, l’origine iraniana di queste attrezzature militari, portate in Yemen dopo l’imposizione dell’embargo sulle armi. Come noto l’Iran sostiene gli Houthi in contrasto con l’Arabia Saudita che aveva cercato di imporre un proprio governo fantoccio allo Yemen, ma il presidente imposto da Riad era stato cacciato da una rivolta popolare e costretto a rifugiarsi in Arabia Saudita.

 

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