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Bolivia. La resistenza contro il golpe prosegue. I morti salgono a otto

C’è un altro morto in Bolivia durante gli scontri tra i sostenitori di Evo Morales e la polizia. Il ragazzo sarebbe stato colpito alla testa da un proiettile a Yapacani, nel dipartimento di Santa Cruz, dove i sostenitori di Morales nel pomeriggio avevano occupato il municipio. Salgono così ad 8 i morti in 3 settimane di scontri tra la destra golpista e le forze leali al governo eletto.

Santa Cruz è la roccaforte dei golpisti di Luis Camacho dove la violenta rivalsa razzista contro gli indios è storicamente più forte.

Continuano intanto i blocchi e le mobilitazioni di massa a difesa del governo a El Alto e nella capitale La Paz.

A El Alto in questi giorni si sono contati 3 morti tra i manifestanti che difendono il governo di Evo Morales. Visibile in tutte le manifestazioni la Wiphala, la bandiera della Bolivia plurinazionale che rappresenta tutte le nazioni indios del paese e che è detestata e bruciata dai sostenitori del golpe e dai poliziotti. Una dimensione “razziale” dello scontro di classe in Bolivia che si desume chiaramente anche dal tweet con cui la autolettasi“presidente ad interim” Jeanine Anez – già riconosciuta come tale dagli Stati Uniti – invita a cacciare gli indios dalle città. Si è autoproclamata in un’aula semideserta.

Ieri Adriana Salvatierra, la Presidente del Senato legittima – e quindi titolata ad assumere la presidenza ad interim – è stata aggredita dai golpisti mentre cercava di entrare in Senato per assumere il suo incarico. Nonostante l’aggressione è riuscita ad entrare sfilando tra i banchi con il pugno alzato.

Ieri a Roma si è svolta una manifestazione contro il golpe in Bolivia sotto la sede dell’Ambasciata boliviana in Italia. Una delegazione è stata ricevuta ed ha espresso con parole chiare il suo ripudio del colpo di stato e il suo sostegno al governo boliviano e al Presidente Evo Morales.

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