Per tutti i sindacati, la manifestazione del 5 dicembre è stata un successo rilevante e clamoroso, dato il coinvolgimento di lavoratori di diversi settori in proporzioni che non si vedevano da quasi un decennio. I vari rappresentanti sindacali si sono espressi in maniera soddisfatta, definendo la giornata di sciopero generale come “storica” e “più grande di quella all’inizio del 1995” contro il “plan Juppé”.
Nonostante questo grande risultato, tutti sanno che la battaglia contro la riforma delle pensioni è ben lungi dall’essere vinta, visto che il Primo Ministro Edouard Philippe è stato rapido nel dissipare anche le illusioni più ottimistiche. Nel suo discorso di venerdì pomeriggio – il giorno dopo la mobilitazione che ha riunito più di un milione di manifestanti in Francia – Edouard Philippe ha dichiarato che non cambierà nulla della riforma: In pratica, non c’è nessuno spazio e nessun contenuto sul quale sia anche solo possibile negoziare.
Nella riunione di venerdì mattina, le confederazioni sindacali che hanno lanciato lo sciopero del 5 dicembre hanno fanno appello ad incrementare il livello della mobilitazione fino a martedì 10 dicembre, per il secondo sciopero generale in meno di una settimana. “C’erano molte persone in sciopero, ma devono aumentare ancora di più se vogliamo influenzare le decisioni. Gli scioperi devono essere generalizzati in tutte le imprese”, ha detto Philippe Martinez, segretario generale della CGT venerdì mattina.
Il successo o il fallimento del movimento dipenderà dalla dinamica di alcuni settori decisivi, dalla loro capacità di mobilitarsi e resistere. Di seguito, un bilancio sulle prime mobilitazioni nei diversi settori e una prospettiva in vista dello sciopero del 10 dicembre.
Il traffico ferroviario di questo fine settimana – e quello che si preannuncia per la giornata di lunedì – è stato praticamente nullo, quasi come quello del 5 dicembre. Rafforzati da una mobilitazione “più forte che all’inizio dello sciopero del 1995”. Secondo Bérenger Cernon, direttore della CGT di Parigi Gare de Lyon, i lavoratori della SNCF hanno deciso di rinnovare la protesta durante le assemblee generali che si sono tenute nella giornata del 6 dicembre.
“È stato stabilito un rapporto di forza. C’erano 1,5 milioni e mezzo di persone che manifestavano il 5. Non lo vedevamo nulla di simile da tanto tempo”, dice il sindacalista.
Il tasso di sciopero annunciato per venerdì dalla direzione di SNCF è stato in media del 31,8%, in calo rispetto al giovedì, ma con una più marcata mobilitazione di autisti e controllori.
Designati dal governo come obiettivi che giustificano l’abolizione dei regimi pensionistici differenziati e una loro unificazione al ribasso, i lavoratori delle ferrovie sono oggi sollevati dal vedere il fallimento della propaganda del governo. “La gente ha capito che non stiamo lottando solo per il nostro pensionamento, ma per la pensione di tutti”, dice un ferroviere della SNCF. Tuttavia, si aspettano di essere oggetto di ulteriori attacchi da parte del governo, sulla base dei loro presunti “privilegi”.
Anche se si prevede che il tasso di partecipazione di lunedì sarà lo stesso dei giorni precedenti, i ferrovieri non si dichiarano sorpresi da eventuali contromosse della direzione, come la cooptazione di un gran numero di dirigenti destinati a guidare i treni al fine di poter mostrare una ripresa del traffico e tentare di far credere alla gente che vi sia un calo della mobilitazione.
Tuttavia, un portavoce di SNCF riconosce che lunedì potrebbe essere ancora una giornata di forti perturbazioni: “Secondo le prime notizie, purtroppo possiamo già dire che lunedì sarà nuovamente una giornata molto difficile. É ancora troppo presto per avere previsioni dettagliate sul traffico – le conosceremo e le comunicheremo la domenica pomeriggio – ma, sia che si tratti di viaggi su lunghe distanze che di quelli quotidiani, possiamo aspettarci un basso livello di traffico ferroviario”.
“Il fatto che l’intersindacale abbia indetto una nuova manifestazione per martedì è un dato forte per tutto per il movimento. Certamente, poiché il tempo a disposizione è breve, non abbiamo molto per prepararci. Ma questo rende possibile votare per il rinnovo dello sciopero dandogli una dinamica”, dice Bérenger Cernon.
Poco dovrebbe cambiare per la RATP, nella giornata di lunedì, dopo un fine settimana nero per i trasporti pubblici nell’Ile-de-France: la mobilitazione, già a livello storico, dovrebbe proseguire. Si prevede che nove linee della metropolitana saranno completamente chiuse e sul resto della rete ci saranno solo pochi treni durante il giorno, stando alle previsioni della direzione della RATP.
Mentre i sindacati principali hanno annunciato giovedì mattina il rinnovo della mobilitazione sociale “fino a lunedì”, da parte di “quasi tutti gli agenti in sciopero nelle assemblee generali”, la mobilitazione sarà estesa anche a martedì. Gli agenti della RATP intendono essere presenti alla manifestazione del 10 dicembre. Il loro obiettivo rimane quello che avevano indicato fin dall’inizio: il ritiro totale dal progetto di riforma della “pensione a punti” (da un sistema a ripartizione ad uno a capitalizzazione, nella sostanza).
Il successo della prima giornata di mobilitazione, il 5 dicembre, ha permesso anche agli insegnanti di sognare un prolungamento che potrebbe essere di successo. Lo sciopero dello scorso giovedì ha visto la partecipazione del 47% degli insegnanti secondo il Ministero e dal 70% secondo i sindacati. Sono stati meno numerosi gli insegnanti in sciopero anche il 6 dicembre. Il tasso di sciopero è del 4,55% nelle scuole primarie e del 5,42% nelle scuole secondarie, secondo una dichiarazione del ministero. Poiché i sindacati non avevano fatto appello ad uno sciopero per questo giorno, anche se hanno dato il preavviso di mobilitazioni fino alle vacanze di Natale, non vi è stata nessuna azione in particolare.
Il ministro dell’istruzione nazionale, Jean-Michel Blanquer, ha cercato di chiarire la situazione e di rassicurare, spiegando su BFMTV che “era abbastanza normale che ci fosse un alto tasso di sciopero ieri, perché molte persone volevano far notare fino a che punto avevano domande e preoccupazioni”. Ma ha già assicurato che non succederà nulla da parte del governo. Ha promesso ancora una volta di garantire i livelli pensionistici degli insegnanti, attraverso aumenti salariali e bonus. Ma le organizzazioni sindacali non sono convinte e rimangono determinate a proseguire la mobilitazione.
L’intersindacale interprofessionale CGT-FO-Solidaires-FSU ha convocato una nuova giornata di sciopero e manifestazioni per martedì 10 dicembre, proprio come l’Educazione Nazionale inter-federale, (FSU, CGT, SUD Education, Snalc). Il SE-Unsa, da parte sua, non parteciperà a questa nuova giornata di mobilitazione, a differenza del 5 dicembre per lasciare spazio alle trattative.
Le organizzazioni giovanili (UNEF, UNL, MNL) hanno aderito e parteciperanno allo sciopero del 10 dicembre. Molte università hanno chiuso preventivamente le porte per evitare blocchi e occupazioni. Non è stato possibile tenere le assemblee generali come previsto.
L’Università di Paris-Saint-Denis ha chiuso i battenti. Lunedì scorso, la Presidenza di Paris 1 ha deciso di chiudere il suo sito emblematico a Tolbiac, che è stato occupato per diverse settimane nella primavera del 2018, e poi gli altri siti. Lione II – l’università frequentata dallo studente che lo scorso 8 novembre ha tentato di darsi fuoco per denunciare la precarietà degli studenti – ha optato per la stessa decisione. Uguale a Bordeaux o all’Università di Tolosa II Jean-Jaurès. Gli esoneri e le verifiche intermedie previsti per questa settimana sono stati anticipati, posticipati ad una data successiva o sostituiti da compiti a casa.
Anche Frédérique Rolet, portavoce del sindacato degli insegnanti Snes-FSU, il sindacato della prima scuola secondaria, ammette di essere stato “sorpreso” dalla portata della mobilitazione. “A partire da martedì, ci stiamo mobilitando di nuovo. Tutti pensano che durerà nonostante gli annunci e le promesse del governo”. Anche Francette Popineau, portavoce di Snuipp-FSU, il primo sindacato delle scuole elementari, è soddisfatta di questo primo giorno.
Ritiene che questo movimento sia già “storico”, con sette insegnanti su dieci e due scuole chiuse su cinque. “Con così tanti contesti in mobilitazione, ci inseriamo in una prospettiva durevole con momenti di intensità variabile. Stiamo mettendo tutte le nostre energie per la data del 10 dicembre”. L’idea di uno sciopero ad oltranza permette di stabilire un rapporto di forza per ottenere un ritiro da questa riforma, ma lascia anche il tempo agli insegnanti per organizzarsi e discutere la lotta. “È un momento di scambio di idee per i colleghi, che permette loro di tirare fuori e spiegare le nostre richieste al pubblico. Segna l’orizzonte”, spiega.
Il movimento di sciopero del 5 dicembre è stato senza precedenti sia per EDF che per Engie. “É storico. È la più forte mobilitazione del ramo in un decennio”, dice Hamid Ait-Ghezala, responsabile del CFE-CGC di Engie. “Non lo vedevamo da anni”, dice Anne Debregeas, responsabile di SUD Energia. Più di un dipendente su due nel settore dell’energia elettrica e del gas ha aderito allo sciopero di giovedì.
In entrambi i gruppi, le due intersindacali che riuniscono CGT, il CFE-CGC, l’Unsa e SUD – la CFDT non partecipa al movimento – avevano chiesto di aderire allo sciopero del 5 dicembre. Presso EDF, il tasso di sciopero è stato del 48,86% per l’intero gruppo, secondo l’intersindacale (la direzione parla di un tasso del 42% con un conteggio diverso). Ma il movimento è stato più forte in alcune attività come la produzione di energia idroelettrica (65%), nucleare (62%), o la distribuzione (60%). Anche a Engie (ex GDF-Suez), lo sciopero è stato partecipato in maniera massiccia, con un tasso del 53,34% al GRTgaz, 42% al GRTF, ma solo il 13% nella sede centrale.
La protesta si inscrive in un momento di tensione per i due gruppi, entrambi minacciati dai piani di scissione. In EDF, il progetto Hercules, voluto dal governo, su cui sta lavorando la direzione del gruppo, prevede di dividere la holding pubblica in due parti; da un lato, l’attività di produzione nucleare, che sarebbe messa a disposizione di tutti i fornitori di elettricità in concorrenza con EDF e, dall’altro, le attività di distribuzione e trasporto.
In Engie, un progetto di trasferimento sia delle reti del gas che delle unità di stoccaggio sta provocando una guerra aperta all’interno della direzione e del consiglio di amministrazione. I dipendenti sono allarmati da questo progetto, che potrebbe far saltare in aria il gruppo e mandare a casa numerosi lavoratori.
Le assemblee generali si sono svolte in luoghi diversi per entrambi i gruppi. L’appello delle intersindacali è di rinnovare la mobilitazione. Tuttavia, venerdì scorso la maggior parte degli scioperanti sono tornati al lavoro, a volte con un’ora di pausa. La situazione dovrebbe essere la stessa lunedì. Tutti si stanno preparando per un nuovo movimento di sciopero martedì.
Inoltre, vi è stato uno degli eventi più imprevisti per lo sciopero del 5 dicembre: sette raffinerie su otto sono state bloccate giovedì scorso, non consegnando alcuna goccia di carburante sul territorio. La situazione non è stata molto chiara il giorno seguente (6 dicembre), alcune raffinerie che sono rimaste bloccate e altre invece hanno ripreso le attività. I depositi di Donge, Normandia, Grandpuits, Mède sono rimasti bloccati per la gran parte della giornata.
“Le operazioni di raffineria non sono bloccate”, dice un portavoce di Total. Lo conferma Emmanuel Lépine, direttore della raffineria CGT. “Le raffinerie non sono state chiuse”. In altre parole, la produzione non si è fermata.
Le riunioni generali si sono svolte durante la giornata del 6 dicembre. “Il movimento è iniziato bene. La tendenza è di sospendere la mobilitazione per riprendere martedì 10 dicembre”, spiega Emmanuel Lépine. Il settore sembra determinato a seguire tutti i prossimi appelli.
Infine, vi è la protesta contro lo smantellamento della sanità e degli ospedali pubblici, in corso da oltre otto mesi, che ha incontrato la più ampia protesta contro la riforma delle pensioni. Il personale medico e gli operatori sanitari hanno accolto con favore la giornata di sciopero del 5 dicembre, partecipato in gran parte delle strutture sanitarie ed ospedaliere. Molti operatori sanitari e ospedalieri hanno marciato in camice bianco in tutto il paese insieme ad altri dipendenti.
Già prima dell’appello per una nuova manifestazione il 10 dicembre, il sindacato degli “internes” (ovvero dei tirocinanti negli ospedali) aveva scelto questa giornata per protestare contro le loro condizioni di lavoro. Quindi, l’intero personale ospedaliero sarà di nuovo in piazza martedì.
I presupposti per il prosieguo della mobilitazione ci sono tutti, le condizioni per una sua intensificazione e generalizzazione anche. Il movimento sociale di opposizione a Macron, al suo mondo e alle sue politiche neoliberiste, sta prendendo una forma sempre più conflittuale, rafforzandosi nei diversi settori sulla base di rivendicazioni comuni ed unitarie. La convergenza delle lotte si è messa in moto…
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