L’epidemia di coronavirus sta mettendo a nudo, in maniera obiettiva e senza alcuna possibilità di replica, i danni apportati dalle privatizzazioni ai Sistemi Sanitari Nazionali, la debolezza della narrazione dell’utilità pubblica del “privato” e la natura antipopolare e speculativa che ha assunto l’Unione Europea. Solo pericolosi estremisti del Libero Mercato possono continuare a sostenere privatizzazioni e/o l’utilità della UE.
Ci hanno raccontato per anni, da Berlusconi in poi, che gli ospedali erano un ricettacolo di nullafacenti, una spesa inutile, un costo che non potevamo più permetterci. Ed allora, tutti si sono scagliati sul Sistema Sanitario Nazionale, tagliando, regionalizzando, privatizzando, convenzionando e chiudendo. Il risultato è che quella che fino a 20 anni fa era tra le migliori Sanità del Mondo adesso registra la mortalità più alta per Coronavirus.
Nessuna scusante, nessun appello. L’unica sarebbe requisire la Sanità privata, ri-statalizzare il servizio sanitaria, assumere in massa e nazionalizzare la produzione di farmaci e macchinari. Ma purtroppo non sembra quella la strada intrapresa, al contrario si procede ancora sulla via del privato che continuerà a fare affari sulla salute dei cittadini.
E poi c’è l’UE che anche in questo caso, da questo orecchio non ci sente. Non darà alcun aiuto vero. Nessuna agevolazione, nessuna concessione a sforamenti: l’ideologia dell’ultraliberismo e del rigore europeista non deve essere messa in discussione per qualche migliaio di morti!
Ancor più se di un paese “cicala” come l’Italia, dove si campa anche troppo per i gusti della BCE.
Come se non bastasse, nel bel mezzo dell’epidemia in Europa, gli Stati Uniti inviano 30.000 soldati e centinaia di carri armati, per l’esercitazione NATO “Defend Europe 20”, in chiave anti-russa.
Come se non bastasse ancora arriva l’aiuto cinese: respiratori, mascherine e medici super specializzati. Si inizia a rompere un po’ il pregiudizio che si ha sulla Cina e sui cinesi, popolo che secondo alcuni governatori ed alcuni giornalisti con l’alito di grappa alle 9 di mattina, mangiano topi vivi, dormono in stanza con i maiali, buttano i morti nell’immondizia.
Lo smacco c’è, inutile negarlo. Ed allora si deve stroncare sul nascere qualunque “prurito”. Il messaggio che deve passare tra i cittadini è che non bisogna azzardarsi nemmeno a pensare di poter uscire dalla UE, perché fuori c’è solo morte e fame. E se si bazzica con la Cina si fa la fine… dell’Iran!
E’ infatti iniziata una campagna di denigrazione mainstream di questo paese mediorientale.
Non stiamo parlando di personaggi del bar prestati alla politica o al giornalismo. Ma di televisioni nazionali, di giornalisti “di sinistra” e di giornali di primo piano. La tesi, “accreditata” dalle testimonianze di oppositori al “regime” iraniano che dal loro salotto a Londra o New York riescono ad avere un punto di vista privilegiato sulla situazione del loro Paese d’origine, è di un “Olocausto”. Si presenta uno scenario di fosse comuni, di morti ammassati su una superficie pari a due campi da calcio (precisione incredibile) e di gente che muore sul marciapiede di fronte all’ospedale senza essere soccorsa, nemmeno si trattasse degli Stati Uniti!
Eppure i numeri ufficiali dicono di un numero di contagiati in calo, che la mortalità non è in situazione critica e, soprattutto, che i guariti sono 5.400 contro i 2.800 italiani. “E allora il regime mente!”.
E non basta constatare che nemmeno i media dei più acerrimi nemici dell’Iran (BBC e CNN) ne facciano menzione: gli italiani ci credono, quasi ad “autoconsolarsi” del fatto che siamo il Paese che probabilmente avrà più contagiati e più morti a fine epidemia, purtroppo.
In realtà la situazione, a quanto vedono con i propri occhi amici e parenti iraniani residenti a Teheran, Karaj, Shiraz (informazioni di prima mano di persone non legate agli Ayatollah), è ben diversa.
Certo, ci può essere un modo diverso e meno esteso per fare tamponi, dunque i numeri potrebbero essere più alti, come altrove del resto, ed i decessi di pazienti con pesanti patologie pregresse potrebbero anche essere ascritti alle patologie principali. Forse. Sicuramente anche lì, principalmente nel focolaio di Gilan, come tra l’altro in Lombardia, la Sanità sta avendo grossi problemi di intasamento. Ma una cosa è certa: lo Stato sta provando a contenere l’epidemia impiegando tutte le sue forze e certo non sta facendo morire per strada i cittadini.
Lo Stato iraniano, tramite polizia e pasdaran distribuisce gratuitamente in strada mascherine e guanti monouso, ci sono sanificazioni notturne, con soluzioni di acqua ed ipoclorito sparate sui muri, sui bancomat, ovunque. C’è un servizio di call center pubblico che chiama a casa i cittadini chiedendo se qualcuno in famiglia presenta sintomi, dando consigli e se necessario visitando a domicilio. Alcuni ospedali sono stati completamente evacuati dai pazienti normali che sono stati sistemati in altri ospedali, anche privati, precettati dallo Stato che contribuisce alle spese del paziente e sono stati istituti ospedali pubblici solo per pazienti affetti da coronavirus.
C’è da notare che i pazienti di Coronavirus sono curati gratuitamente a spese dello Stato in controtendenza al fatto che la Sanità iraniana prevede un contribuito molto elevato da parte del cittadino anche per i salva-vita (e questo è uno dei paradossi in un Paese in cui è tutto nazionalizzato, dalle pompe di benzina ai negozi di tappeti) il che si spiega anche col fatto che le sanzioni non hanno permesso all’Iran di acquistare brevetti e farmaci a prezzi accessibili dall’estero.
Non è stato necessario dichiarare il lockdown perché i cittadini hanno autonomamente deciso di mettersi in quarantena per contenere il virus e chi necessita di andare a lavorare, specialmente nei posti pubblici, vengono monitorati con la misurazione della temperatura all’entrata ed all’uscita dal posto di lavoro.
C’è inoltre un piccolo indennizzo per le famiglie che hanno un familiare che si è ammalato di Coronavirus. Si è anche concesso i domiciliari a molti detenuti che rischiavano di essere contagiati. Iran: 70.000 indultati. Italia: 0 indultati, 14 morti e centinaia di feriti dalla repressione statale.
Insomma, per quanto si possa concordare o dissentire con le misure intraprese dal governo iraniano, non si può certo pensare ad un paese che scava fosse per ammonticchiarci i morti. Questa è una narrazione utile a chi vuole spostare l’attenzione dal problema italiano e da quello della UE. E l’immaginario collettivo, di molti occidentali (anche di parecchi compagni), vede l’Iran come una sorta di retaggio del medioevo islamico.
In realtà si tratta di un Paese, certo, in sofferenza, ma anche industrializzato, con uno stato sociale, con un sistema pensionistico (vige “Quota 90”, 60 anni di età, 30 di contributi) con le parabole a vista che trasmettono la tv americana con tolleranza delle autorità nonostante lo stato di assedio, con un diritto e con delle garanzie per i detenuti, con dei partiti politici di centro, di destra e di “sinistra” (virgolette sono d’obbligo dato che la sinistra iraniana è per l’occidentalizzazione dei costumi e per concessioni sull’hijab, ma è anche per capitolare all’egemonia della UE e degli USA e per le privatizzazioni selvagge. Da questo punto di vista tutto il Mondo è Paese per le “sinistre”).
L’Iran è inoltre un Paese dove la condizione della donna, è molto migliore di quello che si possa pensare. Le donne iraniane sono libere ed emancipate, lavorano quasi tutte e tutte hanno una istruzione. Nulla a che vedere con il vero medioevo islamico, l’Arabia Saudita, che invece ci teniamo stretta come alleato politico e militare.
Sarebbe probabilmente il caso per gli italiani di smetterla di abboccare ai diversivi diffusi a piene mani da chi ci ha ridotto alla condizione attuale e di concentrarsi su quello che tra l’altro la Storia dimostra riuscirci meglio: riuscire ad invertire la tendenza nel momento in cui sembriamo più deboli.
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