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La Spagna organizza la ripartenza, asimmetrica ma centralizzata

Nel Regno di Spagna, l’alleanza di governo tra Psoe e Podemos annuncia la costituzione di una Comisión de Reconstrucción, “Commissione per la ricostruzione”, per pianificare la ripartenza del paese.

Inoltre, il ministro della salute, Salvador Illa, ha annunciato l’incontro tra le autorità del Ministero con i rappresentanti delle Comunità autonome per affrontare le misure per la prossima fase della lotta al coronavirus.

Lunedì scorso, dopo giorni di silenzio e di polemiche inviate a mezzo stampa, il premier Pedro Sanchez (Psoe) aveva raggiunto un “accordo verbale” per via telematica con il leader del “Partido popular” (Pp) Pablo Casado in merito alla nascita Comisión.

Gli obiettivi della Commissione annunciati al Congresso nella mattinata di venerdì sono quattro: rafforzare la salute pubblica; modernizzare il modello produttivo spagnolo; rafforzare la protezione sociale, la cura e migliorare la fiscalità; ridefinire la posizione della Spagna nei confronti dell’Unione europea.

Questo nuovo “forum parlamentare”, la cui istituzione ufficiale dipende ora dalla riunione dell’Ufficio di presidenza del Congresso prevista per martedì prossimo, ha come fine quello di ricevere le proposte dei vari gruppi che lo compongono, discutere e concordare conclusioni sulle misure da intraprendere per la ricostruzione economica e sociale del Regno, flagellato dalla crisi del covid-19.

Come riportato dagli organi d’informazione nazionali, la Commissione non avrà natura permanente, e sarà composta da 46 membri dei diversi gruppi della Camera, con la presenza di tutti i partiti che hanno ottenuto un rappresentante alle ultime elezioni, il cui voto sarà pero ponderato alle effettive forze presenti nelle sedute plenarie del Parlamento.

L’esecutivo affida dunque a una sorta di “parlamentino” la discussione sulla cosiddetta “fase 2”, e nel farlo trova un’unità d’intenti nell’accoppiata Psoe-Podemos fino a oggi piuttosto deficitaria, con i secondi più impegnati a non incalzare l’operato del premier Sanchez che non il contrario.

Agli immediati attacchi dei neofascisti di Vox contro la scelta governativa, fa da contraltare il silenzio fino a ora di Casado, messo alle strette da una mossa che invoca, sì, l’unità di azione tra tutte le forze politiche in capo, ma che di fatto con la ponderazione del voto replica la possibilità per il governo di andare diritto senza dover ascoltare le richieste dell’opposizione, certo fino ad ora volte più alla destabilizzazione della precaria maggioranza che non alla ricerca della “dialettica politica”.

In aggiunta, la proposta del duo Sanchez-Iglesias apre la porta alla creazione di accordi regionali o locali che vadano oltre le dinamiche registrate su scala nazionale. Le risposte delle Comunità locali non si sono fatte attendere, in generale “rafforzando” (con le dovute cautele) la scelta governativa.

In Andalusia, il presidente della Giunta Juan Manuel Moreno Bonilla (Pp, che governa in coalizione con Ciudadanos e con l’appoggio esterno di Vox), ha proposto un’alleanza di tutti i partiti. Gli ha fatto da eco la leader del Psoe andaluso, Susana Diaz. Nella Comunità valenciana, il presidente Ximo Puig (Psoe) ha offerto un patto politico a tutte le forze e agli agenti sociali una volta superato lo stato di allarme, mentre per il presidente del Principato delle Asturie, il socialista Adrian Barbon, la ripartenza deve coinvolgere anche l’opposizione, da lui già convocata per lettera.

Sulla falsa riga dell’unità nazionale invocata per le celebrazioni del 25 aprile nel nostro paese, l’esecutivo trova una misura per sorreggere la retorica dello “Stato unito” nella risposta alla pandemia, mantenendo il bandolo contro gli attacchi dell’opposizione conservatrice.

Bandolo, ossia centralizzazione delle scelte in questo passaggio di crisi profonda, testimoniata anche dal ministro della salute Salvador Illa sulla transizione verso «una nuova normalità», come l’ha definita Sanchez, rispetto alle misure di confinamento da mettere in atto da qui a breve termine per le Comunità autonome.

«Le regioni autonome avranno un ruolo molto importante da svolgere, e possono logicamente trasmetterci i loro suggerimenti. Ma sarà il governo a guidare il processo sulla base di alcuni indicatori», ha detto il ministro, sottolineando che sarà l’esecutivo centrale a determinare i criteri e le modalità per affrontare il processo di «de-escalation». In ogni caso, questa transizione sarà «asimmetrica per territorio, non necessariamente per Comunità», ha chiosato Illa.

Il superamento dei criteri comunitari per quelli territoriali elude l’autorità regionale, lasciando l’ultima parola al governo di Madrid, costantemente impegnato in questa pandemia a non lasciare nessuna autonomia di decisione ai governi regionali, in un’ottica prettamente nazionalistica dell’“unità degli spagnoli” come dimostrato dal continuo protagonismo pubblico concesso dalle Forze armate in questa crisi, diretta espressione del “regime del ‘78”.

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