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Trump ha deciso per lo scontro. Perché economicamente l’Italia deve guardare alla Cina

Dunque Trump interrompe il dialogo con il Presidente cinese Xi Jinping e valuta molte misure di restrizioni, dagli studenti cinesi in Usa, alle aziende cinesi quotate in Borse americane, fino a tagliare del tutto le importazioni, per 500 miliardi di dollari, della Cina.

La catena del valore globale verrà sconvolta. Queste le notizie di ieri sera.

Oggi il quotidiano on line People’s Daily comunica che durante la sessione annuale del Parlamento cinese, prevista per il 26 maggio, verranno discusse una serie di pacchetti di stimoli fiscali e monetari incentrati unicamente sulla domanda interna.

Già il 17 aprile scorso il Bureau del Pcc presieduto da Xi Jinping ne aveva abbozzato le linee. Il 26 maggio sapremo. People’s Daily elenca gli eventuali provvedimenti: aumento bond da governo centrale e governi locali per infrastrutture, taglio tasse piccole e medie imprese, taglio ratio tasse previdenziale per le imprese, allargamento dell’assicurazione per la disoccupazione, pacchetto di stimoli per la domanda interna, tra cui spesa sanitaria.

Come avevo precedentemente scritto 2 settimane fa, la Cina cercherà di diminuire l’apporto delle esportazioni sul Pil dal 17% attuale verso il 13%, contando sul crollo statunitense e parzialmente europeo, compensati dai mercati asiatici.

Cambierà la catena del valore cinese, non più dipendente dall’Occidente, ci sarà una trasformazione industriale verso settori ad alto valore aggiunto, i consumi domestici saranno centrali. Si tenga conto che in Cina quest’anno è l’anno della battaglia finale contro la povertà e contano di arrivare al risultato entro dicembre.

La classe media, decadente in Occidente da decenni, aumenterà in Cina, così come l’aristocrazia operaia, anche per fidelizzarli verso il Governo. Non ho idea se, con 36 milioni attuali di disoccupati americani, l’Italia ha possibilità, come in questi ultimi anni, di sbocco commerciale in Usa. Certo, deve guardare ad Oriente.

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