Il primo ministro libanese, Hassan Diab, ha annunciato con un discorso alla televisione le dimissioni del suo governo. Dopo la duplice esplosione di martedì 4 agosto nel porto di Beirut, costata la vita a 158 persone e le violente proteste popolari contro l’intera classe politica, la vita del governo sembrava segnata. Anche oggi i manifestanti hanno protestato davanti alla sede del parlamento e potrebbero non essere soddisfatti dei due possibili scenari che fin qui sembrano delinearsi: un nuovo governo tecnico oppure nuove elezioni.
L’esecutivo tecnico di Diab conclude così il mandato a poco più di sei mesi dall’assunzione dell’incarico avvenuta il 21 gennaio scorso.
Durante la riunione dell’esecutivo di oggi altri ministri avevano già rassegnato le loro dimissioni. Tra questi la vice premier e ministro della Difesa, Zeina Acar. Nel corso della giornata si erano già dimessi quattro ministri (Finanze, Giustizia, Ambiente, Informazione), mentre il giorno successivo all’esplosione nel porto si era dimesso il ministro degli Esteri.
Appare piuttosto evidente il nesso tra le dimissioni del governo anche con le condizioni imposte dalla conferenza internazionale sugli “aiuti” al Libano. Così come per gli 11,6 miliardi di dollari promessi nel 2018 – e non pagati fino ad oggi – gli aiuti saranno vincolati all’attuazione di “riforme profonde”.
“Queste riforme sbloccheranno miliardi di dollari per il popolo libanese. È ora che i leader libanesi agiscano con decisione “, ha affermato Kristalina Georgieva, amministratore delegato del Fondo Monetario Internazionale.
Dal canto suo Trump continua ad insistere affinchè il governo libanese conduca un’indagine “completa e trasparente” sulle cause dell’esplosione a Beirut. I paesi partecipanti alla conferenza hanno “offerto” la loro assistenza per “un’indagine imparziale, credibile e indipendente”.
Ma proprio il governo libanese dimissionario aveva rifiutato un’internazionalizzazione delle indagini, affermando che queste rientrano nella sua sovranità.
Prima di dare le dimissioni, il governo libanese ha trasferito il fascicolo sulla duplice esplosione avvenuta martedì scorso nel porto di Beirut dalla Sicurezza dello Stato alla Corte di giustizia. Questa Corte è un tribunale penale eccezionale equivalente all’Alta corte di Giustizia. La Corte di giustizia “è competente per giudicare i crimini commessi contro la sicurezza interna ed esterna dello Stato, oltre che alcuni crimini contro la sicurezza pubblica. I verdetti della Corte di giustizia riguardano sia personale militare che civile e “non sono suscettibili di alcuna forma di ricorso ordinario o straordinario, eccetto che un’opposizione o un nuovo processo”.
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