Da domenica nella regione autonoma del Nagorno Karabach, contesa da sempre da Armenia ed Azerbaijan, sono in corso violenti scontri tra l’esercito azero e le forze indipendentiste armene. Secondo alcune fonti dalla giornata di domenica hanno perso la vita almeno sedici combattenti separatisti e due elicotteri azeri sono stati abbattuti. A causa dei ripetuti bombardamenti, si contano morti e feriti anche fra i civili. Secondo il sito specializzato AnalisiDifesa.it la Turchia sta apertamente sostenendo militarmente l’Azerbaijan con cacciabombardieri e droni Bayraktar TB-2 che sarebbero guidati da consiglieri militari turchi. Oggi un F-16 turco ha abbattuto un aereo militare armeno, un Su-25, sul territorio armeno. Il pilota del caccia è morto. A renderlo noto è il ministero della Difesa armeno.
Mentre il ministro degli Esteri dell’Armenia è volato a Mosca, in un colloquio con l’ambasciatore dell’Azerbaigian ad Ankara, il ministro degli Esteri della Turchia Cavusoglu ha ribadito che “la Turchia sta sempre a fianco del fratello Azerbaigian come quest’ultimo è sempre stato a fianco della Turchia”.
Maurizio Vezzosi, esperto di geopolitica della regione ricorda come la questione del Nagorno-Karabakh sia una eredità irrisolta della dissoluzione dell’URSS. “Il Nagorno-Karabach è una piccola enclave armena che ha sempre rifiutato l’inclusione nell’Azerbaigian, da cui la separano lingua, tradizioni e religione.
Il 30 agosto 1991 l’Azerbaigian dichiarò la sua indipendenza da Mosca ma il Nagorno-Karabakh si proclamò repubblica autonoma. Fu l’inizio di una lunga e sanguinosa guerra tra l’Azerbaigian e l’Armenia, che appoggiava la repubblica indipendentista”.
Nel maggio del 1994 si arrivò al cessate il fuoco, ma non a una pace definitiva. Da allora l’indipendenza del Nagorno-Karabakh viene esercitata de facto, sebbene non sia stata riconosciuta a livello internazionale né accettata dall’Azerbaigian, che non ha mai rinunciato all’ambizione di riconquistare il territorio. Nel 2016 ci fu una breve ma violenta ripresa del conflitto armato e negli anni sono state numerose le violazioni della tregua e gli incidenti di frontiera.
L’Azerbaijan da sempre rientra in quella che Ankara ritiene l’area turcofona che si estende ad altre repubbliche asiatiche ex sovietiche. Quelle che negli anno ’90 erano solo aspirazione, oggi sono apertamente ambizioni di espansione da parte della Turchia. Mentre l’Armenia rimane un nemico storico per Ankara anche a causa dei massacri contro la popolazione armena seguiti alla fine dell’Impero Ottomano dopo la Prima Guerra Mondiale. Una ferita che molti considerano aperta.
“Il conflitto in questa delicata area del Caucaso coinvolge, per ora indirettamente, le potenze regionali, in particolare la Turchia e la Russia” afferma Vezzosi, “storicamente la Turchia appoggia l’Azerbaigian, sia per la vicinanza religiosa sia per la secolare ostilità fra armeni e turchi, mentre la Russia, pur cercando di avere buoni rapporti con tutti i Paesi dell’area, ha sviluppato negli anni un legame privilegiato con l’Armenia”.
Si fanno intanto più insistenti le voci sull’invio di mercenari al servizio della Turchia in Azerbaijan per partecipare al conflitto nel Nagorno Karabak così come avvenuto in Libia.
AnalisiDifesa.it riporta che secondo fonti dell’opposizione armata siriana contattate da AsiaNews, la Turchia ha inviato 4mila mercenari siriani appartenenti a diverse milizie jihadiste e reduci dell’Isis da Afrin per combattere contro gli armeni del Nagorno Karabakh. Alcuni giorni fa convogli via terra hanno raggiunto la Turchia e poi via aerea l’Azerbaijan. L’ingaggio è per 1800 dollari Usa al mese, per la durata di tre mesi.
Il presidente della Repubblica del Nagorno-Karabakh, Arayik Arutyunian ha parlato di 4mila mercenari integralisti arrivati dalla Siria e da altri Paesi nei giorni scorsi. “Questa non è una guerra fra Karabakh e Azerbaijan, o Armenia contro Azerbaijan. È una guerra diretta della Turchia, dei mercenari a fianco ai 10 milioni di azeri, contro i 3 milioni di armeni”.
Al contrario, il ministero degli Esteri azero, nonostante immagini e video diffusi sui social dai gruppi integralisti armati – ha negato che ci siano mercenari siriani in Azerbaijan. In questo scontro che rischia di insanguinare tutto l’area-cerniera del Caucaso, anche il Pakistan ha affermato essere a fianco dell’Azerbaijan contro l’Armenia ed il Karabakh.
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