Torneremo e saremo milioni”, ha detto l’ex presidente durante il suo esilio in Argentina, citando la profezia del leader indigeno aimara, Túpac Katari.
Ieri, lunedì 9 novembre 2020, l’ex presidente della Bolivia Evo Morales ha appena attraversato il passo di frontiera La Quiaca-Villazón, per rientrare finalmente nella sua terra dopo l’esilio di quasi un anno prima in Messico, dove è stato accolto per circa un mese dal presidente Andrés Manuel López Obrador e successivamente in Argentina, dove ha trovato la calorosa accoglienza del presidente Alberto Fernández, che oggi ha voluto accompagnarlo fino al passo di frontiera.
Con questo passo Evo dà inizio alla cosiddetta Grande Carovana Popolare, con la quale vuole condividere con la popolazione il ritorno alla democrazia.
La carovana è composta da circa 800 veicoli, e percorrerà oltre 1.100 km attraversando tre dipartimenti (Potosí, Oruro e Cochabamba), fino ad arrivare all’aeroporto di Chimoré, il prossimo mercoledì 11 novembre. Evo ha scelto questa data per arrivare all’aeroporto perché proprio da lì, un anno fa, era dovuto fuggire e ora, simbolicamente, da lì rientra.
Migliaia di persone hanno accolto Evo alla frontiera. Qui di seguito l’articolo di Telesur che riassume questo evento.
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Evo Morales in Bolivia: “Abbiamo recuperato la democrazia senza violenza”
L’ex presidente d detto che in un anno sono stati recuperati per il popolo boliviano la democrazia, la patria e il Governo.
L’ex presidente della Bolivia e leader del Movimiento Al Socialismo (MAS), Evo Morales, ha detto nel suo primo discorso nella città di Villazón, Bolivia, appena rientrato questo lunedì nel suo paese dall’esilio, “Abbiamo recuperato la democrazia senza violenza. Abbiamo recuperato la Patria“.
Durante l’affollata cerimonia di benvenuto, tenutasi nella piazza Bolívar della città alla frontiera con l’Argentina, nel dipartimento di Potosí, Morales ha definito il momento come storico. “Nel mondo si fanno golpe contro Governi rivoluzionari, antimperialisti, che non recuperano rapidamente la democrazia e il Governo per il popolo“, ha aggiunto.
In un altro momento del suo intervento, il leader del MAS ha commentato le ragioni del colpo di Stato di novembre 2019. “Il golpe non è solo prodotto della lotta di classe, non è solo perché non accettano che gli indigeni possano governare, è stato un golpe al nostro modello economico, perché il nostro modello economico viene dal popolo“, ha aggiunto.
Morales ha pure detto che il colpo di Stato è stato fatto contro l’azione del suo Governo per il recupero delle risorse naturali. “Non l’accettano né l’imperialismo né il FMI“, ha precisato l’ex governante alludendo alla responsabilità del Governo degli Stati Uniti nel golpe.
“L’impero, il Fondo, non l’accettano. La lotta di tutta l’umanità, nelle nuove generazioni, è di chi sono le risorse naturali (…) Quando gli imperi vogliono prendersi le nostre risorse naturali, ci dividono, ci dominano. In Bolivia, con i movimenti sociali uniti abbiamo deciso che devono essere boliviane sotto l’amministrazione dello Stato“, ha aggiunto.
Il dirigente del MAS ha poi analizzato l’importanza della lotta elettorale e politica. “Solo con il potere sindacale, comunale, sociale, non potevamo nazionalizzare. Era importante dare impulso al potere politico, andare a elezioni nazionali e passare dalla lotta organica alla lotta politica“, ha precisato.
In relazione alle attività dell’amministrazione statunitense nelle passate elezioni del 18 di ottobre, in cui risultò vincitrice la formula Luis Arce-David Choquehuanca del MAS, ha detto: “(…) qual’era la meta dell’impero nordamericano? Proscrivere il MAS. Non hanno potuto“.
“Quando il MAS ha partecipato, hanno detto che il MAS non poteva tornare al Governo né Evo in Bolivia. Oggi il MAS è al Governo e Evo in Bolivia grazie al popolo boliviano“, ha detto. Morales ha pure richiamato all’unità e menzionato azioni recenti per minare la sicurezza interna.
Riferendosi alla vittoria elettorale di Luis Arce per la Presidenza, e David Choquehuanca per la Vicepresidenza, che si sono insediati in carica questa domenica, ha chiesto alle attuali autorità dell’organo giudiziario della Bolivia “che facciano un atto di giustizia con gli ex membri del Tribunale Supremo Elettorale e i Tribunali dipartimentali per le accuse di frode nelle elezioni” di ottobre del 2019.
Quasi alla fine del suo discorso, Evo Morales ha detto che esistono tre motivi di festeggiamento per i boliviani: la vittoria elettorale di Luis Arce e David Choquehuanca, il ritorno al paese di Evo Morales, dell’ex vicepresidente Álvaro García Linera e altri esiliati, e la sconfitta nelle elezioni statunitensi del repubblicano Donald Trump.
L’ex presidente boliviano ha ringraziato il benvenuto in massa datogli dal popolo di Villazón e ha inviato un saluto ai presidenti di Argentina, Alberto Fernández, Messico, Andrés Manuel López Obrador, Venezuela, Nicolás Maduro, Cuba, Miguel Díaz-Canel e “a tutti quelli che sono stati permanentemente preoccupati e occupati” per la sua situazione.
Durante l’affollato concentramento di Villazón, ha preso la parola anche il presidente della Federazione delle Associazioni Municipali della Bolivia, Álvaro Ruiz. Il dirigente ha detto: “Torna alla sua terra, alla sua patria, un leader nazionale; un uomo che ha rappresentato crescita per la nostra patria. Lo riceviamo a braccia aperte“.
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