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Usavano WhatsApp al lavoro: licenziati!

Il 20 ottobre scorso, due tra i più quotati trader di materie prime di Morgan Stanley sono stati sbattuti fuori a calci perché colpevoli di aver usato durante il lavoro WhatsApp (ft.com). Si tratta di Nancy King e Jay Rubenstein, rispettivamente responsabile globale del settore materie prime e responsabile delle negoziazioni delle materie prime.

I due sono stati licenziati non perché abbiano abusato del tempo di lavoro per occuparsi di affari personali, oppure perché abbiano diffuso informazioni riservate adoperando canali non sicuri. Tutto il contrario. I dipendenti sono stati censurati e licenziati in tronco proprio perché WhatsApp ha un sistema di crittografia end-to-end il quale codifica il messaggio e, contestualmente, invia una chiave di decrittazione in modo tale che solo e soltanto il destinatario possa leggere il contenuto (o almeno questo è ciò che ci viene fatto credere).

Il sistema evita che un terzo soggetto – Internet Service Provider, Gestori delle reti, agenti segreti, cracker – intercettino la comunicazione nel suo transito e leggano in chiaro il contenuto.

Le autorità di regolamentazione degli istituti finanziari, perlomeno negli USA, richiedono alle singole banche di controllare i messaggi inviati dai loro dipendenti, in modo da assicurarsi che essi non violino nessuna legge e che si muovano entro i termini della policy aziendale.

Nelle comunicazioni dei due dirigenti di Morgan Stanley non sono state riscontrate azioni illecite. È bastato il semplice uso di questi strumenti a determinarne il licenziamento (bloomberg.com).

Dall’inizio dell’anno JPMorgan ha punito più di una dozzina di dipendenti per l’uso non autorizzato di WhatsApp. Le punizioni sono state la sospensione di bonus e, in alcuni casi, anche il licenziamento.

Perdere il controllo della situazione è un’ossessione costante delle aziende. Sorvegliare e Punire i dipendenti adoperando strumenti di tele-visione è il loro desiderio inconfessabile. Ma adesso ci si sta spingendo oltre. Si vuole usare la tele-tecnologia per infrangere la barriera intima – emotiva. Il tutto non ha solo il fine di impedire che i dipendenti si impossessino dei beni aziendali o si facciano promotori di azioni di sabotaggio, ma ha come obiettivo favorire la produttività.

The Cowlar Inc. Company, un’azienda di Memphis, Tennessee, produce un Cowlar (un collare) e un Router Cowlar alimentato a energia solare, il quale trasmette a un cervellone i dati raccolti dai collari portati da ogni mucca.

Il Cowlar è una semplice cinghia che misura la temperatura, l’attività e il comportamento della mucca, ci dice se sta mangiando, dormendo, ruminando, se manifesta una zoppia, etc. Tutti i dati sono raccolti con l’intento di prevenire malattie, rilevare cicli di calore e aumento di produzione del latte. Tutto viene controllato dall’Intelligenza Artificiale.

Qualche hanno fa Bloomberg Businessweek diceva che la “Next Frontier Is Hacking Into Emotions of Traders”, la prossima frontiera è l’hackeraggio delle emozioni dei dipendenti. Questa frontiera, che prevede l’aggancio di un collare o bracciale ai lavoratori, è già realtà sperimentale.

Nel 2016 GPMorgan Chase e Bank of America, in collaborazione con il professore Andrew Lo, della MIT Sloan School di Boston, hanno sperimentato l’uso di uno strumento simile al collare per mucca (sloanreview.mit.edu).

L’idea è venuta dal prof Andrew Lo, che ha collegato sensori al polso che misurano il battito e il sudore di 57 trader di azioni e obbligazioni. Immagina, ha detto Lo, se a tutti i trader fosse richiesto di indossare un braccialetto che monitora la loro fisiologia e tu avessi un dashboard che ti dice in tempo reale chi sta andando fuori di testa. Parliamo di persone che gestiscono centinaia di migliaia di dollari in operazioni molto rischiose, ogni sbalzo emotivo incide sulle transazioni, con impatti notevoli in termini di profitti e perdite.

Questi sistemi non sono riservati solo a professioni, per così dire, “ad alto rischio”. Il Washington Post ha dato notizia di un Badge Id che può misurare per quanto tempo parli, con chi parli, il tono della tua voce, se ti agiti o sei sotto stress, se rimani immobile tutto il giorno alla tua scrivania, dove vai in ufficio, ogni luogo, escluso il bagno (per adesso), quanto tempo passi in ogni luogo dove ti sposti, eccetera.

Si tratta di tecnologia elaborata dal MIT e ingegnerizzata da un’azienda privata che l’ha trasformata in collari di cui dotare ogni dipendente di ogni tipo di azienda, dalla fabbrica al supermercato.

Ogni collare ha due microfoni e sensori di movimento. I microfoni non registrano cosa il lavoratore dice, ma solo come lo dice, misura l’intensità della voce, l’emozione che trasmette, eccetera.

L’obiettivo è arrivare al controllo delle emozioni – controllare le emozioni per controllare le prestazioni. Non è detto che in futuro non si preveda di dotare il collare di erogatori di sostanze per stimolare le emozione, oltre che registrarle.

L’esperimento pilota del prof di finanza del MIT, Andrew Lo, ha mostrato che i trader con le migliori prestazioni sono atleti emotivi. I loro corpi rispondono rapidamente alle situazioni stressanti e si rilassano quando ritorna la calma, lasciandoli pronti per la sfida successiva. I perdenti, invece, sono i cosiddetti soggetti sensibili, gli emotivi, quelli che sono perseguitati dai loro errori e rimangono carichi emotivamente, quelli che elaborato gli errori e le emozioni in un processo continuo che finisce per ridurre le prestazioni.

Tutto ciò è stato rilevato attraverso la frequenza cardiaca e altri indicatori come i livelli di cortisolo.

Uno spacca-il-capello emotivo come Massimo Troisi sarebbe licenziato prima della scadenza dei trenta giorni di prova.

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