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La normalizzazione araba con Israele è un’altra farsa politica internazionale dall’alto

La recente normalizzazione araba di Israele non è solo un segno di fallimento, tradimento e disfattismo, ma anche un altro riconoscimento dell’ascesa del Trumpismo, della discriminazione, del razzismo di estrema destra, della disuguaglianza e dell’apartheid universale in tutto il mondo.

Negli ultimi mesi, si è dispiegata una farsa politica internazionale tra alcuni Stati arabi – gli Emirati Arabi Uniti, il Bahrein e, più recentemente, il Sudan- con l’annuncio della normalizzazione dei loro legami con Israele. I politici e i governi occidentali hanno celebrato questa normalizzazione arabo-israeliana.

Tuttavia, il popolo arabo – nei movimenti di base, nelle strade e attraverso le piattaforme dei media sociali- ha disonorato e delegittimato questi sviluppi politici, che dicono siano stati dettati dai regimi di questi Stati, non eletti e che non riflettono la volontà dei loro cittadini.

La delusione degli Emiratini, dei Bahraini, dei Sudanesi e di molti altri arabi dimostra che considerano questi accordi di pace e la normalizzazione in tutte le sue forme come un tradimento.

Per molti Palestinesi e arabi, la normalizzazione delle relazioni tra gli Stati del Golfo e Israele non è stata una sorpresa. Per molti anni, essi hanno visto i governi degli EAU e del Bahrein come normalizzatori con Israele, ufficiosamente e in modo nascosto. L’unica differenza con oggi è che palesemente non hanno alcuna vergogna di dirlo pubblicamente.

Gli Emirati Arabi Uniti hanno sostenuto che, come parte del loro accordo di normalizzazione, hanno ottenuto da Israele la promessa che avrebbe fermato i suoi piani di annettersi a luglio ampie fasce della Cisgiordania occupata.

Eppure, Israele ha annesso de facto la Cisgiordania da lungo tempo, ed ha continuato a trattare l’area come un territorio sotto la sovranità israeliana da quando ha concluso gli accordi con gli Stati del Golfo. Negli ultimi 52 anni, il governo israeliano ha costruito oltre 200 insediamenti e avamposti e ha trasferito oltre 620.000 coloni israeliani in Cisgiordania e a  Gerusalemme Est, in chiara violazione del diritto internazionale. Il loro impatto distruttivo ha modellato la vita di ogni palestinese nella Cisgiordania occupata.

Non stiamo ancora parlando dei continui massacri e crimini contro l’umanità nella Striscia di Gaza assediata e invivibile. Israele ha infranto le promesse fatte negli Accordi di Oslo del 1993. Ha ignorato le proposte come l’iniziativa araba di pace del 2002, che chiedeva a Israele di ritirare i suoi insediamenti illegali dalla Cisgiordania e da tutti i territori arabi occupati dal giugno 1967 e di permettere una risoluzione equa della questione dei rifugiati palestinesi, o anche una proposta costruttiva come quella di un Unico Stato Secolare per tutte le persone, dove ogni israeliano e palestinese goda di uguaglianza, giustizia e dignità (NdT: avanzata ad esempio da George Habash, Edward Said, Haider Abdel Shafi e da molti palestinesi sul campo).  

Questo isolamento della Palestina non fa altro che alimentare un fuoco acceso dalle disastrose politiche dell’amministrazione Trump e dal silenzio, dalla neutralità e dalla complicità delle altre potenze occidentali, che aggiungono insulti al danno.

Per decenni, i governi occidentali hanno fatto del loro meglio per legittimare il loro approccio dall’alto alla pace, che non ha nulla a che fare con le condizioni sul campo. Invece, alimenta la rabbia locale per l’incapacità dell’Occidente di riconoscere il diritto palestinese all’autodeterminazione e il diritto al ritorno dei Palestinesi, e per l’abissale mancanza di sforzi per affrontare le politiche coloniali dei coloni, la criminalità israeliana e l’apartheid esistente in Israele/Palestina sotto il controllo coloniale israeliano.

Nel frattempo, la più lunga occupazione militare del mondo continua. Milioni di rifugiati palestinesi registrati presso la cronicamente sotto-finanziata  Agenzia delle Nazioni Unite per il Soccorso e il Lavoro per i Rifugiati Palestinesi (UNRWA) vivono in campi profughi in Cisgiordania, Striscia di Gaza, Libano, Giordania e Siria, con più esiliati in tutto il pianeta dal 1948. Tutti loro si sentono ora abbandonati dalle ultime ciniche mosse degli Stati arabi che una volta sostenevano di essere i loro sostenitori.

L’opposizione a ogni forma di normalizzazione con Israele è legata alla lunga storia di oppressione israeliana dei Palestinesi e degli Arabi ed alla questione dell’ottenimento di una pace giusta per i Palestinesi. Si tratta di una posizione decennale di persone di coscienza al fine di contrastare l’oppressione di Israele sui Palestinesi.

Gli arabi non vedono Israele come un paese vicino regolare, ma come un colonizzatore della Palestina, un aggressore per molti decenni e un occupante di altri territori arabi, tra cui le siriane Colline del Golan e il Libano meridionale.

Trattare Israele come uno Stato “normale” significa normalizzare la sua dominazione coloniale sui Palestinesi. Trascurare di parlare continuamente  a nome dei Palestinesi e chiedere i loro diritti umani, come hanno scelto di fare i governi degli Emirati Arabi Uniti, del Bahrein e del Sudan, è la più evidente violazione degli appelli anti-normalizzazione.  

Gli ultimi accordi con Israele non porteranno stabilità nella regione, ma complicità tra Israele e le monarchie e dittature arabe oppressive. Trump, i partiti di estrema destra e Israele sono gli unici a beneficiare degli accordi di normalizzazione

I Palestinesi rifiutano l’idea della coesistenza con l’oppressione, l’occupazione e l’apartheid israeliane come mezzi per stabilire la pace morale e la fiducia politica. Tutti coloro che credono nella pace reale dovrebbero opporsi a normalizzazioni ufficiali come quella a cui abbiamo assistito di recente.

Tuttavia, dobbiamo lavorare per portare una “normalizzazione” tra le persone che possa condurre a una pace duratura, senza la quale continueranno l’apartheid israeliana, l’occupazione, l’annessione, la costruzione d’insediamenti ed altre violazioni dei diritti umani da parte d’Israele.

Per decenni i Palestinesi hanno invitato e accolto tutti coloro che credono nella giustizia, compresi gli ebrei e gli Israeliani coraggiosi che rifiutano le politiche del loro Stato, ad unirsi alla resistenza all’apartheid e all’oppressione israeliane, e a contribuire per gettare le fondamenta di una pace autentica che durerà per secoli.

Un futuro radicalmente giusto e pacifico può essere stabilito se affrontiamo il nocciolo della questione. L’ideologia del sionismo dev’essere smantellata, poiché in definitiva è dannosa per gli ebrei e per i Palestinesi. L’elenco dei cambiamenti che Israele deve realizzare, per essere discolpato e visto come parte della regione piuttosto che un grande insediamento occidentale tra i paesi arabi, è lungo, anche se non impossibile.

Innanzitutto è inconcepibile immaginare qualsiasi normalizzazione senza il ritiro di Israele da tutte le terre arabe occupate, la fine dell’apartheid israeliana e il ritorno dei profughi palestinesi alle loro case. E’ un approccio organico dal basso tenuto dal popolo arabo e palestinese e che porterà a una giusta pace e riconciliazione alle figlie e ai figli della Palestina colonizzata.

da https://insidearabia.com/arab

Traduzione di Flavia Lepre

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