Dopo i ritardi nelle consegne e dopo aver accumulato profitti multimilionari per la vendita dei vaccini Covid19, le case farmaceutiche chiedono anche un bello sconto sulle tasse. Questa notizia racchiude in sé talmente tanti punti che mi fanno inorridire e incazzare che non so neanche da dove cominciare.
Forse dal fatto che senza le tonnellate di ricerca pubblica che sta dietro a queste scoperte, in termini di fondi, in termini di ricercatori che vengono formati dalle università, in termini di conoscenza accumulata, le imprese farmaceutiche non sarebbero mai state in grado di produrre questi vaccini. Semmai, allora, a meritarsi qualcosa è il pubblico, che nonostante i tagli alla spesa a sanità e istruzione è e rimane la colonna portante di questi risultati!
O forse dal fatto che abbiamo proprio un’idea diversa di “merito”, se i dirigenti delle case farmaceutiche considerano i vergognosi ritardi con cui hanno consegnato le dosi, i razionamenti unilaterali, gli accordi con l’Unione Europea secretati.
O, forse, che ancora una volta grandi monopoli – perché questo le case farmaceutiche sono – provano a scaricare su altri soggetti – di nuovo, il pubblico, ma anche chi le tasse le paga sempre e comunque, come i lavoratori dipendenti – il loro sacrosanto dovere di contribuire al finanziamento della collettività.
Ancora una volta, il problema non si sarebbe posto se il sistema fosse stato diverso. Se i vaccini fossero stati bene pubblico, prodotti dal pubblico per la collettività, diffusi e accessibili a tutti. È per questo che continuiamo a lottare, perché per uscire da questa crisi sindemica vediamo solo una via: ridare risorse, dignità e centralità al pubblico.
* Portavoce nazionale di Potere al Popolo
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