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La nuova guerra sporca

(Questo articolo non è stato pubblicato. Il perché già lo sapete)

La guerra diventa “pulita” pur restando sporca assai. La morte israelo-americana adesso arriva comandata da un sistema satellitare a migliaia di chilometri di distanza, con i droni, ma anche con robot killer, programmati nei minimi dettagli, quasi infallibili.

Le guerre infinite, come quella tra Usa-Israele e Iran, in realtà non solo non finiscono mai, ma cambiano gli scenari con le tecnologie che trasformano i possibili campi di battaglia in poligoni di tiro dove i killer non sono più di carne e ossa ma diavolerie elettroniche.

Con una mitragliatrice telecomandata capace di sparare 600 colpi al minuto, montata su un camioncino e azionata da remoto, così il New York Times descrive come è stato ucciso il 27 novembre 2020 nei pressi della sua casa di campagna di Absard, villaggio a est di Teheran, Mohsen Fakhrizadeh il capo del programma nucleare iraniano e anche – dettaglio non di poco conto – viceministro della difesa.

L’assassinio, preceduto il 3 gennaio 2020 da quello del generale iraniano Qassem Soleimani, ucciso dagli americani con un drone a Baghdad, è stato programmato tra la fine del 2019 e l’inizio del 2020 ai massimi livelli politici di Israele e Stati Uniti in ripetuti incontri tra il capo del Mossad Yossi Cohen, il presidente Donald Trump, il segretario di stato Mike Pompeo e la capa della Cia Gina Haspel.

Insomma un direttorio di killer in giacca e cravatta messo insieme da Washington e Tel Aviv dopo che Trump aveva cancellato l’accordo sul nucleare con l’Iran firmato da Obama nel 2015.

L’intesa ai vertici per assassinare il fisico iraniano doveva avere l’assoluto assenso di Washington perché si configurava come un potenziale atto di guerra e a Israele serviva l’appoggio americano in caso di conflitto.

In poche parole con Trump, e come tutto lascia pensare anche con Biden, la pace la guerra in Medio Oriente e dalle nostre parti sono in mano al Mossad che ha sempre, o quasi, l’assenso totale di Washington.

Se qualcuno viene per ucciderti, alzati e uccidilo per primo”, recita una frase del Talmud, il testo fondamentale dell’ebraismo.

Fin dalla sua nascita, nel 1948, Israele ha fatto di questo insegnamento la propria parola d’ordine, forse a causa del trauma della Shoah e della sensazione che l’intero popolo ebraico sia in costante pericolo.

Per cui il Mossad ha una licenza di uccidere di cui non gode nessun servizio al mondo e può condurre la sua guerra all’Iran, come e quando vuole. E nessun Paese al mondo, se non Israele, gode di altrettanta impunità.

Si chiama doppio standard: in fondo – questa è la sensazione – siamo tutti fuorilegge, tranne il Mossad.

Con una tale esasperata sovrapposizione tra americani e israeliani di interessi, obiettivi e metodi che già si conosceva, ma che sta diventando imbarazzante e assume dimensioni sempre più ampie in coincidenza con il ritiro americano da alcune aeree del mondo.

Israele è sempre di più il poliziotto degli Usa e coordina ormai l’alleanza definita “Patto di Abramo”. Anzi, come da poco annunciato dal segretario di stato Tony Blinken, l’alleanza verrà allargata: “Incoraggeremo altri Paesi a seguire l’esempio di Emirati, Barhain, Marocco e stringere patti con Israele”.

E ha aggiunto che Israele “deve essere trattato come ogni altra nazione”. Per la verità lo stato ebraico ha una tale dotazione bellica, atomica e tecnologica, che agli stati della regione conviene mangiare la foglia prima che Israele li metta nel mirino dei suoi robot.

Non si può neppure essere neutrali: di Israele devi diventare amico per forza, prima che ti faccia fuori.

Le rivelazioni del New York Times arrivano tra l’altro a poche settimane dalla ripresa dei negoziati sul nucleare a Vienna, sospesi prima dall’elezione a giugno alla presidenza della repubblica islamica dell’ultraconservatore Ebrahim Raisi.

Certo se un negoziatore iraniano risulta un po’ antipatico, dopo la vicenda di Fakhrizadeh, deve stare in guardia. Anzi, in generale sedersi al tavolo con americani e israeliani non si può farlo mai con leggerezza. E non si tratta soltanto di battute.

Fakhrizadeh è stato ucciso da una mitragliatrice comandata a distanza piazzata su un veicolo, mentre su un altro era state montate apparecchiature e telecamere per il riconoscimento facciale. Una tecnologia molto precisa.

Fakhrizadeh, accompagnato davanti e dietro da una scorta armata e auto blindate aveva il vezzo di guidare da solo la sua auto con a fianco la moglie, rimasta illesa nella raffica della mitragliatrice robot.

L’unico errore di tutta l’operazione è che sul terreno sono rimasti pezzi del robot e delle apparecchiature che avrebbero dovuto esplodere e autodistruggersi. Frammenti di tecnologia sofisticata che sono le impronte digitali del Mossad.

Ma di umano non c’è più nulla se non la freddezza calcolata di decisioni politiche che possono portare il mondo sull’orlo della guerra continua.

* da Facebook

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