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La pandemia che la Commissione europea non vuole riconoscere: la povertà

Manon Aubry, parlamentare europea de La France insoumise e co-presidentessa del gruppo GUE/NGL, punta il dito contro la Commissione europea, responsabile del crescente impoverimento economico e sociale e incapace di fornire risposte concrete per risolvere i problemi che le sue politiche di austerità, concorrenza e neoliberismo sfrenato hanno generato.

Qui il video del suo intervento al Parlamento europeo; di seguito, la trascrizione e la traduzione in italiano.

Nonostante una nuova ondata di contagi, disuguaglianze sociali abissali, ricchezza per pochi e miseria per tutti gli altri, la Commissione europea ha e persegue la sua ossessione: ripristinare il mondo di prima, tornare al Patto di Stabilità e serrare la gabbia dell’Unione Europea.

Perché è nei momenti di crisi che l’UE è sempre stata in grado di rilanciarsi in maniera più potente come soggetto imperialista, contro le classi popolari interne e i competitor economici internazionali.

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C’è oggi una pandemia che produce danni terribili che tuttavia la Commissione europea ignora apertamente nel suo Programma di lavoro 2022: si tratta della povertà. L’esplosione del prezzo dell’energia, di cui voi [la Commissione europea, ndt] siete direttamente responsabili, è la goccia d’acqua che potrebbe far sprofondare milioni di persone nella miseria.

Allora, ancora una volta, avete innanzitutto atteso, avete detto che non era una colpa vostra, poi siete stati costretti a sospendere le vostre regole assurde che impediscono il controllo pubblico dei prezzi. Ma avete anche avvertito che non cambierete nulla a riguardo: l’energia resterà una merce come tutte le altre, punto e basta.

Non è certo la vostra prima mossa non riuscita. Mi fa venire in mente l’inizio della pandemia Covid-19, quando era necessario aiutare le persone a sopravvivere. La Commissione disse all’epoca agli Stati membri: “Cavatevela da soli!”.

In seguito, è stata costretta a concedere che questi potessero derogare parzialmente alle sue amate regole di sola austerità e concorrenza. Ma, ancora una volta, solo in maniera provvisoria, chiaramente.

È ancora e sempre la stessa storia con la deregolamentazione climatica e le inondazioni terribili che hanno devastato intere regioni in Europa. Avete versato qualche lacrima di coccodrillo e giurato, con la mano sul cuore, che l’ecologia sarebbe stata la sfida del secolo. Eppure, siete voi ad aver rifiutato di cambiare la minima virgola alla vostra legge sul clima che non permetterà di rispettare gli accordi di Parigi.

Lo schema è ora ben noto: create delle regole inique; vi esonerate da qualsiasi responsabilità quando queste creano il caos; le mettete temporaneamente tra parentesi quando è già troppo tardi; infine, le rinforzate subito dopo invece che sbarazzarvene definitivamente.

Mi ricordo, pertanto, che un anno fa ci dicevamo “mai più tutto questo”: mai più questa austerità che ha distrutto i nostri ospedali, mai più questo libero scambio che ci ha impedito di produrre delle mascherine, mai più questi salari da fame per coloro che sono in prima linea.

Un anno dopo, tutte queste promesse sono state dimenticate, perché il vostro programma di lavoro è del tutto simile ai precedenti.

Allora, svelti, ristabilite la regola del 3% del deficit pubblico. Svelti, tornate al divieto di aiuti di Stato. Svelti, firmate ulteriori accordi di libero scambio. Svelti, estendete ancora il mercato delle emissioni di carbonio. Fareste meglio a recuperare il lume della ragione e ad imparare dai vostri fallimenti.

Sbarazziamoci una volta per tutte dalle vostre ossessioni passate e voltiamo pagina al vangelo neoliberista per rispondere alle preoccupazioni quotidiane: come pagare le bollette, respirare aria sana, offrire un futuro ai figli. Questo è ciò che si aspettano milioni di cittadini europei per l’anno 2022: riconquistare un briciolo di speranza.

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