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Kazachistan: pugno di ferro. Zyuganov: il caos è un monito per la Russia

 Il ministero dell’Interno kazako ha annunciato l’arresto di più di tremila persone nel corso di vaste operazioni controinsurrezionali nel Paese, mentre risulterebbero uccisi 26 rivoltosi e altri 18 sono rimasti feriti. Risultano uccisi anche 18 agenti di polizia.

Pugno di ferro e concessioni sembra essere la modalità adottata dalle autorità del Kazachistan dove il governo, dopo le violentissime proteste dei giorni scorsi,  ha sospeso gli aumenti di gas e benzina e ha introdotto una moratoria sui rincari per i prodotti alimentari, per i carburanti e per altri beni socialmente importanti. “Tutti coloro che sono stati arrestati nei primi giorni della protesta sono stati rilasciati”, afferma un comunicato ufficiale indicando una diversificazione di atteggiamento nella repressione delle prime proteste popolari e quelle dell’escalation successiva.

Secondo un editoriale di Russia Today queste proteste sono drasticamente diverse da qualsiasi manifestazione precedente che il Kazakistan ha visto. “Il movimento di massa del 2019, che ha segnato la transizione del potere dal “presidente a vita” Nursultan Nazarbayev al neo-presidente Tokayev, è stato disperso molto rapidamente e in modo violento – a differenza di quello che vediamo accadere nel paese oggi. Un osservatore casuale può avere l’impressione che la situazione in Kazakistan sia cresciuta così tesa ed esplosa così violentemente in pochi giorni e che il governo sia parzialmente paralizzato”.

Su quanto accade in Kazachistan è intervenuto criticamente Ghennadi Zyuganov, il segretario del Partito Comunista della Federazione Russa, secondo cui i disordini e il caos scoppiato in Kazakistan forniscono delle lezioni anche per la Russia. Lezioni che Putin e il suo governo dovrebbero prendere come monito.

“I disordini in Kazakistan, infatti, sono stati provocati dallo stesso governo, che ha raddoppiato i prezzi del gas. Ciò ha danneggiato molti segmenti della popolazione, poiché oltre il 60% del consumo di gas liquefatto è rappresentato dagli autoveicoli”: Zyuganov secondo quanto riporta L’Antidiplomatico, afferma che “allo stesso tempo, è evidente che l’insoddisfazione dei cittadini è di natura più ampia: i prezzi per tutto crescono, mentre i salari sono bassi. Nel complesso, il capitale oligarchico che si è affermato nello spazio post-sovietico non tiene conto degli interessi dei lavoratori. Tutto ciò ha portato a massicce proteste”.

Per questo motivo “guardando a cosa sta succedendo in Kazakistan, c’è qualcosa su cui riflettere per Putin e Mishustin. Anche in Russia i prezzi sono alle stelle e l’inflazione alimentare reale si avvicina al 20%. Sono gli  oligarchi che portano a tali conseguenze”.

Per la Russia, secondo il segretario del Partito Comunista, Zyuganov, è “importante capire che senza stretti legami socioeconomici, politici e diplomatici con i paesi della CSI, non ci sarà pace. I membri della NATO ci hanno circondato da tutte le parti. L’Occidente collettivo farà di tutto per destabilizzare la situazione lungo il contorno dei confini russi. Solo insieme possiamo essere forti, di successo e indipendenti!”.

A Mosca intanto più di dieci attivisti del Partito Comunista Operaio Russo (RCWP), del movimento Russia Lavoratrice e di altre organizzazioni di sinistra sono stati arrestati durante un’azione non autorizzata a sostegno dei lavoratori kazaki.

Gli attivisti si sono riuniti intorno alle 12:00 sotto al monumento a Griboyedov (stazione metro Chistye Prudy) vicino all’ambasciata della Repubblica del Kazakistan. Hanno dispiegato manifesti a sostegno della lotta della classe operaia in Kazakistan e la bandiera della Federazione Mondiale dei Sindacati (WFTU). E’ intervenuta duramente la polizia che ha colpito alcuni manifestanti e ne ha fermato alcuni.

Per Nikita Mendkovich, del Centro Studi Eurasiatici di Mosca, le ragioni dietro queste proteste di massa in Kazachistan includono non solo la difficile situazione economica del paese, ma anche i tentativi del governo di flirtare con i nazionalisti.

“Nel corso dell’ultimo anno o due, abbiamo visto i tentativi del governo di flirtare con i nazionalisti e i gruppi filo-occidentali introducendo misure anti-russe. Con questo, l’élite al potere si è inimicata la popolazione russofona del Kazakistan, che sostiene la Russia e costituisce la maggioranza in Kazakistan. Come risultato, il partito al potere ha perso più di un milione di voti alle elezioni parlamentari del gennaio 2021. Ma l’opposizione nazionalista ha interpretato questo come un segno di debolezza del regime al potere e ha cercato di finirlo”, ha detto l’analista.

Il Kazakistan ospita anche una grande comunità russa: i 3,5 milioni di russi rappresentano il 18,4% della popolazione totale del paese ed occorre rammentare che il confine tra Russia e Kazakistan si estende per quasi 7.000 km ed è un fattore chiave nella strategia di sicurezza di Mosca. Un altro importante fattore in gioco è Baikonur, che è affittata dalla Russia e ospita il famoso Cosmodromo e poi c’è Sary Shagan, un poligono di test importante per la sicurezza della Russia, si trova in Kazakistan. È il primo e unico sito in Eurasia per testare i sistemi di missili anti-balistici (ABM).

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