Il primo dovere della polizia è proteggere la popolazione. E proteggere e garantire i loro diritti. Tra questi uno, vitale per la democrazia: il diritto di manifestare. Un bambino si dibatte attualmente tra la vita e la morte per aver esercitato quel diritto, lo stesso che il presidente in carica esercitava non molto tempo fa. Brutto segnale. Molto brutto.
Prima mobilitazione studentesca ai tempi di Boric: un giovane colpito da pallottole e un altro in pericolo di vita
Almeno due giovani sono rimasti gravemente feriti nel mezzo delle mobilitazioni di studenti universitari e delle scuole superiori per miglioramenti nutrizionali che hanno avuto luogo a Santiago e in altre città del Paese questo venerdì, 25 marzo.
Intorno a mezzogiorno, uno studente universitario ha ricevuto una pallottola al petto da un funzionario dei Carabineros nel mezzo dell’Alameda, all’altezza del cerro Huelén (Santa Lucía) a Santiago. Fortunatamente è stato trasferito quasi subito all’Ospedale Centrale, a pochi isolati da lì, ed è fuori pericolo.
Un altro giovane, questa volta liceale del Liceo 7, è stato aggredito violentemente da una banda di criminali, sospettati di avere legami con la stazione di polizia del Municipio della Stazione Centrale, che si trova accanto all’Università di Santiago, incidente che si è verificato anche questo nel contesto delle proteste studentesche. Il minore è ricoverato in ospedale e con diagnosi riservata.
In entrambi i casi, le autorità della nuova amministrazione statale guidata da Gabriel Boric, oltre a sindaci e vari settori sociali e politici, hanno condannato i crimini e si sono impegnati a indagare su di essi. Mentre la portavoce del governo, Camila Vallejo, ha descritto l’accaduto come “estremamente grave” e ha istruito un’indagine interna ai Carabineros; L’Istituto Nazionale dei Diritti Umani, INDH, ha dichiarato che sta studiando la presentazione di una denuncia al Pubblico Ministero.
Intanto, dal punto di vista degli stessi studenti che hanno messo in campo le manifestazioni per aggiornare l’importo delle borse di studio alimentari il cui valore è simile a quello di dieci anni fa, c’è malessere.
La cultura repressiva e militarizzata coniata dai Carabineros de Chile fin dall’inizio della dittatura di Pinochet è il modo predominante in cui l’entità in uniforme si relaziona con la società dissidente e il diritto alla protesta sociale. In termini recenti, basti ricordare gli omicidi, le amputazioni oculari, gli attacchi sproporzionati e gli arresti ingiustificati ai danni di civili in cui l’istituzione in divisa è stata direttamente coinvolta durante la rivolta sociale iniziata nell’ottobre 2019.
Parimenti, sebbene il rapporto tra criminalità organizzata, traffico di droga, territorializzazione antisociale e la loro collaborazione con le forze dell’ordine sia vecchio di anni, l’azione del 25 marzo contro gli studenti è stata attivata con particolare violenza nell’Alameda, questa volta, nel quartiere Stazione Centrale, dove, tra la copiosa vendita ambulante, i gruppi criminali si muovono liberamente, come le mafie.
Nel bel mezzo del pestaggio contro i giovani, i criminali hanno mostrato armi da fuoco e hanno operato come gruppo di supporto alla repressione delle Forze Speciali dei Carabineros. Nessuno dei banditi è stato arrestato, è stato invece aggiornato il vecchio rapporto dell’appoggio in conto terzi tra una fazione della criminalità organizzata e la polizia.
Trascorse due settimane dal cambio di governo nazionale, la nuova amministrazione ha dovuto affrontare con poca fortuna una visita del ministro dell’Interno, Izkia Siches, nel comune di Ercilla, nel territorio mapuche in resistenza di Temucuicui, senza ottenere altro risultato che un clamoroso rifiuto delle comunità della zona. *
Allo stesso modo, e per la grave crisi economica che sta attraversando il Paese, con un vertiginoso aumento del costo della vita per le grandi maggioranze sociali (in un anno il prezzo del pane è aumentato del 13%, la carne bovina del 26% e il carburante di oltre il 30%, mentre i salari sono diminuiti dello 0,6% secondo l’Istituto nazionale di statistica, INE), gran parte della popolazione chiede un nuovo prelievo del 10% dei propri risparmi pensionistici gestiti dall’AFP privata.
Durante il governo di Sebastrián Piñera, la pressione sociale e politica ha costretto il regime di destra a consentire il ritiro dei fondi dei lavoratori e delle lavoratrici in tre occasioni, nonostante le proteste dell’industria pensionistica.
Tale provvedimento ha però consentito di decomprimere e contrastare -in un contesto di totale mancanza di investimenti o aiuti diretti e di progressiva regolamentazione statale-, un processo ascendente di ingovernabilità e mitigare gli effetti della crisi conseguente alla pandemia di Covid 19.
Ma stavolta, quelli che si oppongono a un nuovo ritiro dei risparmi pensionistici, fanno parte del governo Boric, in particolare il capo del portafoglio del Tesoro ed ex presidente della Banca Centrale, Mario Marcel, economista militante della dottrina monetarista della Scuola di Chicago, la stessa i cui discepoli nati durante la tirannia civile-militare eseguirono rigorosamente il più feroce programma di privatizzazione di tutte le imprese e servizi dello Stato cileno della sua storia.
Infatti, sotto questa ortodossia antipopolare, è stato creato il capitale originario per l’espansione e il rafforzamento oligopolista dei grandi e pochi gruppi economici che controllano l’economia del paese, e che hanno da tempo esteso i loro interessi al resto dell’America Latina.
Certamente e gradualmente, le mobilitazioni studentesche, cittadine e popolari stanno costruendo un piano di manifestazioni sociali, indipendentemente dal governo nazionale, mentre si intensifica una crisi multidimensionale le cui esigenze sociali emergono a causa dei bisogni oggettivi della popolazione impoverita.
* Il 15 marzo, dopo solo 5 giorni dall’insediamento del nuovo Presidente del Cile, Gabriel Boric, la sua ministra degli Interni, Izkia Siches, ha pensato di andare nel Wallmapu a incontrare i familiari di Camilo Catrillanca, giovane mapuche assassinato durante il governo di Sebastian Piñera.
Ma la sua visita (con nutrita scorta al seguito) è stata bloccata con spari in aria dalle autorità di difesa del territorio mapuche recuperato poiché non erano stati rispettati i protocolli di sicurezza stabiliti da dette autorità.
La neoministra credeva forse di poter bypassare, per/con una visita di cortesia, i protocolli vigenti, ma le è stato così chiarito che nei territori recuperati le cose funzionano come decide l’autorità mapuche e non lo Stato cileno. Il colloquio col padre di Camilo è comunque avvenuto perché è stato lui a recarsi dalla ministra al di fuori dei territori.
Successivamente, è stato anche chiarito che non ci possono essere colloqui seri per affrontare la questione del Wallmapu se non si parte da alcuni punti imprescindibili come la liberazione dei prigionieri politici mapuche (la cui esistenza è stata recentemente negata proprio da un ministro del nuovo governo Boric), l’uscita dalla zona delle imprese forestali e la restituzione dei terreni.
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