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L’altro lato del confine di guerra, quello che non vediamo mai

Una corrispondenza dal Donbass. Il paese  Volodarskoe accoglie centinaia di civili che riescono ad uscire da Mariuopol. Uscire dalle case ed arrivare al corridoio umanitario non è facile. I civili che abbiamo intervistato fuori al centro di accoglienza, ci raccontano quello che hanno passato a Mariuopol.

A Serghej ed alla sua compagna abbiamo chiesto di raccontarci la loro storia. Non hanno voluto essere ripresi, ne in video, ne in audio. Ci hanno raccontato che dopo aver trovato il modo di raggiungere il canale umanitario organizzato dai russi,  sono riusciti a trovare del cibo per il viaggio. Ma sono stati bloccati da alcuni militari del Battaglione Azov. Sono stati fatti scendere dalla macchina. Gli hanno rubato la macchina, con le poche cose che avevano. Poi i soldati sono entrati nella sede di Azov con la loro macchina, lasciandoli a piedi.

Questi esuli, ci hanno fatto vedere le foto della loro casa. Gli ultimi piani distrutti. I soldati ucraini sono entrati e sono andati sul terrazzo del loro palazzo. Da lì  hanno sparato sui soldati russi che passavano sotto casa loro. Sparavano dal loro terrazzo, mentre l’intero palazzo era abitato da civili. Tutti le persone con cui abbiamo parlato, ci hanno detto le stesse cose.

Una ragazza ci ha raccontato di essere rimasta tre giorni vicino al marito ferito ad entrambe le gambe. Ha chiesto aiuto all’esercito ucraino, ma è stata allontanata. Dopo 3 giorni un dottore l’ha aiutata, ma il marito ha perso entrambe le gambe. Lei, la figlia ed il marito ferito sono riusciti a raggiungere il corridoio umanitario e sono stati portati fuori Mariuopol. Delle persone con cui abbiamo parlato, qualcuno si è fatto riprendere in video.
Abbiamo la loro testimonianza registrata, quando potremo faremo un piccolo video.


Al ritorno a Donesck siamo stati all’Ospedale di Traumatologia della Repubblica di Donesck – Reparto Pediatrico.
Lì abbiamo trovato 26 bambini. Feriti. Nella visita ci  accompagna il Primario, Dottor Zhilitsyn Evgeny Vladimirovich e Eleonora Mihailovna,
Portavoce del Presidente del Ministero dell’Infanzia.
Visitare i bambini colpiti da schegge e da pallottole, non è stato facile. Specialmente se hai figli piccoli che ti aspettano a casa. Incontrare tanti bambini feriti, ascoltare le loro storie, è un vero pugno nello stomaco. Bambini provenienti da Mariuopol, Donesck e altri paesini sparsi per la linea delle bombe e delle pallottole.

Il Dottore ci ha detto con orgoglio che lui non chiede passaporto per curare bambini e che da 8 anni cura, assiste, opera senza sosta. Non vuole perderne nessuno di questi piccoli.


Appena usciamo dall’incontro con il dottore, ci aspettano la piccola Masha e suo padre. Lei ha un braccio fasciato e lo sguardo triste.

Entrambi ci raccontano la loro storia. La casa colpita da una bomba, crolla. La piccola Masha ferita. La madre e i due nonni morti. Un altra nonna è introvabile, sicuramente sepolta sotto le macerie.

In un attimo, del mondo di Masha, rimangano solo suo padre e lei. Il resto del suo universo è svanito sotto le bombe. Perduti tutti i documenti e tutti gli averi e tutte le cose. Gli rimane solo un papà ed i vestiti che ha addosso. Non si sa come, un medico riesce a raggiungere la piccola Sasha.

Cosi anche lei e suo padre, riescono a lasciare Mariuopol nel corridoio umanitario. Arrivano all’ospedale di Donesck, dove Masha viene curata. Ora la Russia si farà carico delle sue cure e tra pochi giorni andrà a Mosca con suo padre. Li hanno strutture mediche in grado di sistemare il suo braccio.
E così via di seguito dentro stanze con piccoli dagli sguardi smarriti. Colpiti da schegge e proiettili. Scampati al terrore. Le madri sono accanto a loro, l’ospedale gli permette di dormire accanto ai piccoli.
Da una stanza all’altra vaghiamo in apnea, mentre il medico racconta le ferite e qualcuno traduce. Ma a tutto ciò che vediamo non serve la traduzione. Bastano gli occhi.

Dalla pagina Fb di Banda Bassotti

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