Menu

Ruanda/Congo: la guerra delle comunicazioni si fa più intensa

Venerdì 10 novembre, giorno successivo alla ripresa dei combattimenti tra le forze regolari congolesi (FARDC) e quelle dell’Esercito Rivoluzionario (ARC), braccio militare del Movimento 23 marzo (M23) sostenuto, secondo il governo di Kinshasa, dal Ruanda.

Il livello di scambio di informazioni è tale da includere gli eventi sul campo. Come se il vero campo di battaglia stesse gradualmente scomparendo a favore del campo immateriale.

Giovedì 9 aprile gli scontri erano stati aspri. La M23 aveva preso il controllo della collina di Mihika, parte della collina di Bikenke nel gruppo di Gisigari e di Kachazo a Bweza. A Shangi le FARDC erano riuscite a mantenere le loro posizioni grazie all’aiuto di Monusco, ma per ore di ostilità si sono trovate demoralizzate e senza cibo.

Dopo questa nuova battuta d’arresto, il portavoce dell’Esercito, il generale Sylvain Ekenge, ha accusato l’ARC di aver ferito tre caschi blu – cosa prontamente confutata dall’M23 – e ha denunciato “l’ingresso, ieri, mercoledì 8 aprile nella RDC di 500 Soldati ruandesi vestiti con una nuova uniforme nero-verde e con gli elmetti delle forze speciali ruandesi sulla collina di Chanzu”.

Fu l’inizio di una vasta PsyOps, le operazioni psicologiche dell’Esercito che compensano le perdite sul campo con la propaganda volta al consenso delle popolazioni. Il giorno dopo, in mattinata, le FADC hanno attaccato le postazioni M23 a Bigega, cittadina a 5 chilometri dal centro di Bunagana. I proiettili cadono sul terreno della scuola Saint-Gilbert a Biruma e uccidono due bambini.

Due bambini uccisi

Dopo aver fatto circolare una voce sui social network che incolpava l’M23 della sparatoria, l’ufficio di comunicazione delle FARDC (FARDC SCIFA) ha accusato il Ruanda: “Oltre al bilancio umano, l’esercito ruandese ha bombardato un’intera scuola. Questo costituisce sia un crimine di guerra che un crimine contro l’umanità. Abituato a sacrificare la propria popolazione, il Ruanda, per vittimizzare se stesso e trovare il motivo per attaccare la RDC, non ha mai esitato a bombardare il proprio territorio e poi a sparare bombe sul suolo congolese”.

Un attacco informativo in buona e debita forma, paragonabile a un atto di guerra. La strategia delle forze speciali delle FARDC ha integrato per 8 anni l’uccisione di vittime innocenti per poi attribuirla a una terza forza, come nel caso delle false ADF a Beni.

La guerra virtuale non è meno orribile di quella reale, con vittime innocenti prese in considerazione per i suoi sviluppi. Tuttavia, secondo due fonti militari sul posto che Maelezo Kongo ha potuto consultare, i colpi di Biruma provenivano dalle postazioni dell’esercito regolare.

Più tardi, una dichiarazione dell’M23 diceva: “Questa mattina, intorno alle 09:49, la coalizione FADC – FDLR e Gruppi armati ha lanciato un’offensiva su più fronti per, come spesso afferma, neutralizzare l’M23. La loro offensiva è stata, come al solito, supportata da cannoni a lungo raggio per colpire le nostre posizioni, inclusi cannoni lanciarazzi multipli da 122 mm, 105 missili Katiusha e 4 carri armati tutti posizionati nel centro della città di Bunagana.

In mancanza di armi a lungo raggio, ogni volta che la coalizione ricorre a bombardare le nostre posizioni, i nostri soldati non rispondono mai, invece si mettono al riparo. Ed è in questa circostanza simile che alcuni dei loro proiettili sono caduti in luoghi diversi, in particolare nel settore Biruma, provocando la morte di due bambini e diversi feriti tra gli abitanti. Altri proiettili sono caduti in territorio ruandese, il cui bilancio non è ancora noto”.

Un distretto ruandese sotto le bombe

Quest’ultima affermazione riguarda fatti che hanno provocato la reazione di Kigali, tramite un comunicato delle Forze di difesa ruandesi (RDF): “Il 10 giugno alle 11:45 le FARDC hanno lanciato due razzi da 122 mm da Bunagana, vicino al confine ruandese, che ha colpito la cellula di Nyabigoma, settore Kinigi, distretto di Musanze. Non ci sono stati feriti, ma la popolazione locale è terrorizzata.

Questi fatti fanno seguito ad altri bombardamenti delle FARDC, il 19 marzo e il 23 maggio 2022… che hanno ferito persone e causato danni materiali. Questi incidenti sono stati segnalati… ai membri del Joint Verification Mechanism (JVM) della International Conference on the Great Lakes Region (ICGLR)”. È interessante notare che le accuse rivolte al Ruanda di essere responsabile delle sparatorie che hanno ucciso i due bambini dell’istituto Saint-Gilbert sono state lanciate anche da un’altra struttura propagandistica delle FARDC, un parallelo caso di disinformazione messo in piedi dal generale Mundos, all’epoca in cui questo ufficiale, coinvolto come pianificatore nei massacri di Beni, dirigeva le operazioni delle forze regolari nel Nord Kivu e nell’Ituri.

Gisèle Kaj Adjeta, giornalista di Radio Okapi del NU, ha così twittato in serata: “2 scolari uccisi dall’esplosione di una bomba sparata dall’esercito ruandese a Biruma, nel territorio di Rutshuru. L’esercito congolese accusa il Ruanda di crimini di guerra e crimini contro l’umanità”.

Infine, il generale Ekenge, che è anche il portavoce del governatore militare di Nord-Kivu, ha dichiarato che: “Per confermare il sostegno dell’esercito ruandese all’M23, siamo in possesso di immagini di droni che attestano l’occupazione di Tchanzu e Runyonyi dalle Forze di difesa del Ruanda (RDF)”.

Dall’alba di questo sabato, 11 giugno, queste immagini circolano sui social, sfocate e inadeguate a distinguere i colori delle divise dei soldati che si vedono appena.

Questa strategia delle FARDC, approvata dal presidente Tshisekedi, è un copia e incolla di quella adottata nel 2012-13. Ha dato i suoi frutti nel governo di Kinshasa, perché i combattenti dell’M23 hanno lasciato il territorio nazionale.

Tuttavia, al momento è in gran parte improbabile un remake dell’epoca. Indicizzare il Ruanda come capro espiatorio per ottenere una reazione dell’intera comunità internazionale che costringa l’M23 a ritirarsi è un tentativo ormai destinato al fallimento.

Non a caso, infatti, né l’Onu, né l’Ue, né l’Au, gli Usa, la Francia o le organizzazioni regionali hanno seguito le accuse di Kinshasa e condannato Kigali. Il peso del Ruanda nelle relazioni internazionali da qualche anno non è più lo stesso di nove anni fa. E nessuno sembra più disposto ad accusarlo di una crisi, di cui molti ora riconoscono cause e responsabilità interne.

Allo stesso tempo, bisogna interrogarsi sulle ragioni della condotta della MONUSCO, che continua a sostenere un esercito sostenuto dalle FDLR, forza di origine genocida, fonte di innumerevoli violenze e abusi contro le popolazioni civili dell’Est della RDC.

Un supporto comprovato, testimoniato di recente dall’indiscusso comunicato stampa dell’8 giugno di questi ribelli hutu ruandesi che ribadiscono di combattere a fianco delle FARDC.

In ricordo della falsa battaglia di Kigali

Il generale francese Benoît Chavanot, alla guida della forza MONUSCO, sembra essere rimasto radicato nell’antica ostilità del suo paese contro il Paese dei Mille Colli, che oggi, invece, non è più rilevante per le autorità di Parigi, i cui rapporti sono in buona forma con Kigali.

Oppure si deve pensare che il Department of Peacekeeping Operations (DPKO) della NU, diretto dal francese Jean-Pierre Lacroix, fonda sempre la sua condotta dai nuovi orientamenti dottrinali definiti tra il 2008 e il 2012, e che prevedono l’applicazione dei principi di contrasto -insurrezione: controllo delle popolazioni mediante propaganda o terrore, azioni segrete, intelligence, operazioni psicologiche, ecc.

Queste teorie e pratiche, derivanti dalla Scuola Militare Francese e conosciute come la “Guerra Rivoluzionaria”, sono ampiamente diffuse nelle file delle FARDC. I suoi alti ufficiali li hanno appresi tanto al College of Advanced Studies in Security and Defense (CHESD) quanto alla Kinshasa War School, due istituzioni istituite nella RDC dalla Francia e dove i generali francesi officiano come insegnanti e istruttori.

Ieri il generale Mbala Munsense, capo di stato maggiore delle FARDC, si è rivolto alle truppe e agli ufficiali impegnati al fronte contro l’M23, dichiarando che “non possiamo vincere la guerra senza la popolazione”, motto tipico dei testi della guerra rivoluzionaria.

La guerra rivoluzionaria, guerra francese per eccellenza, in Ruanda la conosciamo bene. Kigali ha subito i suoi metodi durante il genocidio del 1994. Una delle sue prime manifestazioni è stata la falsa battaglia di Kigali, organizzata dalle forze francesi.

Una messa in scena di un’offensiva fittizia del Fronte patriottico ruandese che avrebbe dovuto successivamente giustificare gli attacchi contro le sue truppe. Forse con le stesse intenzioni delle bombe Biruma…

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *