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Iraq. Scontri e caos a Baghdad e nel sud sciita

Gli scontri a Baghdad, sempre più caotici, sono iniziati lunedì mattina, quando l’influente leader religioso sciita Sadr ha annunciato che si sarebbe ritirato dalla politica. Sadr, che ha visto i suoi tentativi di formare un governo sventati dai suoi rivali –anch’essi sciiti – appoggiati dall’Iran dopo essere uscito vittorioso dalle elezioni di ottobre..

I suoi sostenitori, molti dei quali stavano già tenendo un sit-in di protesta fuori dal parlamento nella Green Zone di Baghdad chiedendo nuove elezioni, hanno iniziato a prendere d’assalto gli edifici governativi.

Subito dopo sono iniziati gli scontri con le forze di sicurezza e, sebbene il primo ministro Mustafa al-Kadhimi, un alleato di Sadr, avesse ordinato loro di non usare il fuoco vivo, hanno iniziato a circolare notizie morti e feriti da colpi di arma da fuoco..

Al calar della notte, la Green Zone di Baghdad era sotto un fuoco pesante. I convogli dei combattenti Saraya al-Salam di Sadr si sono diretti verso il distretto, aprendosi a ventaglio lungo la strada che si estende dal ponte al-Jumhuriya alla Zona Verde.

Questa mattina sono stati lanciati diversi razzi contro la zona verde fortificata di Baghdad mentre scontri sporadici sono continuati per il secondo giorno tra gruppi musulmani sciiti rivali, riferisce una nota delle forze armate statali irachene.

“Non è sempre chiaro chi stia combattendo contro chi” scrive il corrispondente del Middleasteye – “La fazione di Saraya al-Salam di Sadr ha affermato di combattere sia i paramilitari sostenuti dall’Iran che le forze della Divisione Speciale federale, sebbene fonti militari abbiano detto a Middle East Eye che i gruppi paramilitari di Hashd al-Shaabi si stavano trattenendo”.

Secondo la Reuters, uomini armati girano su camioncini trasportando mitragliatrici e brandendo lanciagranate. Gli scontri di lunedì  hanno ucciso quasi 23 persone e ne hanno ferite circa 380.

Il leader sciita Moqtada al Sadr si considera un nazionalista che si oppone a tutte le ingerenze straniere sull’Iraq, sia degli Stati Uniti che dell’Occidente o dell’Iran. Comanda una milizia composta da migliaia di persone e ha milioni di fedeli in tutto il paese che si oppose duramente all’invasione Usa nel 2003/2004.  I suoi oppositori – la Coordination Framework Alliance –  alleati di lunga data di Teheran, controllano a loro volta dozzine di gruppi paramilitari pesantemente armati e addestrati dalle forze iraniane.

Dopo il ritiro delle truppe Usa, il leader sciita si schiera apertamente contro il settarismo e si concentra su un messaggio nazionalista aperto anche a sunniti, comunisti e liberali. Nel 2014 quando l’Isis irrompe sulla scena, al-Sadr ricostituisce la sua milizia, ribattezzata ‘Brigata della pacè, e non esita a farla combattere al fianco dell’esercito iracheno nella coalizione a guida americana contro l’autoproclamato Califfato.

Nel 2018 il suo movimento Sairoon conquista più seggi di qualunque altra formazione, senza però raggiungere la maggioranza. Iniziale sostenitore di Haider al-Abadi come premier, dopo mesi di stallo si accorda con l’opposizione in favore dell’indipendente Adel Abdul Mahdi. Nonostante i tentativi di insediare un governo che affronti la situazione critica in cui versa l’Iraq, la crisi politica prosegue anche negli anni successivi, punteggiata da dure proteste di piazza.

Nellee elezioni nell’ottobre 2021 i sadristi emergono come la principale forza politica dell’Iraq, ottenendo il maggior numero di seggi (73), ma non raggiungono la maggioranza e non riescono a formare un governo a causa di forti contrasti con i rivali sciiti della Coordination Framework Alliance.

Il suo addio “definitivo” alla politica – annunciato su Twitter insieme a un duro attacco a coloro che hanno scelto di tenersi la poltrona invece di lavorare per mettere fine allo stallo e attuare le indispensabili riforme – ha scatenato nuove tensioni e violenze: migliaia di suoi sostenitori, da un mese accampati fuori dal Parlamento, ieri hanno fatto irruzione nel palazzo della Repubblica e l’esercito ha risposto imponendo il coprifuoco, non solo a Baghdad ma in tutto il Paese.

Gli scontri si sono diffusi anche nel sud del paese, nelle province a maggioranza sciita, dove sia Sadr che i suoi rivali sostenuti dall’Iran godono di un enorme sostegno.

Il quartier generale di molte fazioni armate filo-iraniane, tra cui Asaib Ahl al-Haq e Kataeb Hezbollah, è stato incendiato, preso di mira con colpi di mortaio o semplicemente colpito a colpi di arma da fuoco a Baghdad, Diwaniyah e Bassora.

Secondo i media locali, i sostenitori di Sadr hanno preso d’assalto l’edificio del governo provinciale nel governatorato meridionale di Dhi Qar e lo stesso è accaduto anche nei governatorati di Wasit e Maysan, così come nelle città di Nassiriya e Hillah.  A Bassora, i manifestanti sadristi hanno bruciato pneumatici e istituito posti di blocco.

 

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