Ieri 16 settembre, a Buenos Aires, migliaia di giovani hanno riempito Plaza Congreso, commemorando il 46° anniversario della Notte dei Lapis, una operazione repressiva di terrorismo di Stato messa in atto dall’ultima dittatura civile-militare argentina, che sequestrò e torturò dieci studenti liceali di La Plata che lottavano per difendere l’istruzione pubblica.
In Italia la orrenda sorte di questi studenti è stata conosciuta attraverso il film “La Notte delle Matite Spezzate”.
I quattro superstiti sono Gustavo Calotti, Pablo Díaz, Patricia Miranda ed Emilce Moler, mentre Claudio de Acha, María Clara Ciocchini, María Claudia Falcone, Francisco López Muntaner, Daniel Racero e Horacio Úngaro risultano ancora dispersi.
La macchina genocida che attaccò questi giovani era comandata dal capo della polizia di Buenos Aires, Ramón Camps, e da Miguel Etchecolatz, che li portò nei centri clandestini di Pozo de Banfield, Arana e altri nella provincia di Buenos Aires, dove furono torturati. L’obiettivo era quello di distruggere le organizzazioni studentesche attraverso il terrore.
Il 21% dei desaparecidos argentini erano studenti, ma 6 scomparsi su dieci avevano tra i 21 e i 30 anni (il 32,62% tra i 21 e i 25 anni e il 25,90% tra i 26 e i 30 anni, per un totale del 58,52%). E 6 scomparsi su 10 erano operai, impiegati, professionisti e insegnanti, cioè lavoratori (operai 30,2%, impiegati 17,9%, professionisti 10,7% e insegnanti 5%, per un totale del 63,8% del totale degli scomparsi).
Gli studenti, le ragazze e i ragazzi che lavorano si sono rivelati le principali vittime del terrorismo di Stato. È fondamentale ricordarlo ogni 16 settembre, quando si ricorda “la notte delle matite”.
E poi ci furono i roghi dei libri. Il 30 agosto 1980, la polizia di Buenos Aires bruciò in un terreno libero di Sarandí un milione e mezzo di copie del Centro Editor de América Latina, prelevate dai magazzini per ordine del giudice federale di La Plata, Héctor Gustavo de la Serna. I libri bruciarono per tre giorni.
Quella non è stata l’unica volta in cui la dittatura ha bruciato libri. Il 29 aprile 1976, Luciano Benjamín Menéndez, capo del III Corpo d’Armata di stanza a Córdoba, ordinò un rogo collettivo di libri, tra cui opere di Proust, García Márquez, Cortázar, Neruda, Vargas Llosa, Saint-Exupéry, Galeano.
Fonte: Resumen Latinoamericano
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