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In Libano è “guerra di popolo” contro le banche

Anche nella giornata di ieri un cittadino ha cercato di entrare con la forza nella filiale della Banca di Beirut a Byblos, a nord della capitale libanese, Beirut. Secondo quanto riferisce l’agenzia Nova gli agenti di sicurezza hanno provato ad impedire all’uomo di entrare in banca, ma questo ha estratto una mitragliatrice dalla sua auto e ha sparato contro l’edificio.

Negli ultimi due giorni, sono cinque le banche che hanno assistito a episodi di questo tipo, che fanno seguito agli assalti del mese scorso da parte di diversi clienti esasperati per le restrizioni bancarie, definite illegali, imposte dall’inizio della crisi libanese nel 2019.

In un solo giorno, il 16 settembre, cinque banche erano state prese d’assalto. Il 14 settembre, episodi simili avevano interessato due filiali. Gli attacchi avvenuti a settembre hanno portato le banche a chiudere per una settimana e a richiedere alle autorità libanesi misure di sicurezza. Ad oggi, gran parte delle filiali risultano aver ripreso le proprie attività, ma mettendo in atto misure drastiche e ricevendo i clienti solo su appuntamento.

Ma nella giornata di ieri la protesta contro le banche non ha visto solo episodi di rabbia violenta. Infatti una vera e propria manifestazione ha avuto luogo dopo che una deputata del parlamento del Libano, Cynthia Zarazir, esponente del movimento sorto dopo le proteste sociali è entrata, nella filiale della Byblos Bank ad Antelias, a cinque chilometri a nord della capitale, per chiedere i propri depositi, pari a 8.500 dollari, presumibilmente per eseguire un intervento chirurgico. Lo riferisce l’emittente “Al Jadeed”.

Stando a quanto precisato dal sito di informazione “Lebanon files”, la parlamentare si è rifiutata di ricevere la somma richiesta al tasso di cambio di 8 mila lire libanesi per dollaro, in un momento in cui il tasso di cambio nel mercato parallelo è pari a 39 mila lire. A quel punto diversi cittadini si sono radunati fuori dalla banca per mostrare solidarietà a Zarazir, la quale si è detta determinata a rimanere in filiale fino a quando non vedrà soddisfatta la propria richiesta.

A quasi tutti i titolari di conto corrente in Libano, libanesi e stranieri, dal novembre del 2019 è stato di fatto impedito l’accesso ai loro fondi e conti correnti in valuta straniera con una decisione arbitraria presa dal cartello delle banche col sostegno della Banca centrale libanese.

Nei mesi scorsi era stato raggiunto un accordo preliminare tra il Fmi e il governo di Beirut. Perché questo accordo possa essere completato e il Fmi cominci a erogare gli aiuti economici l’attuale classe politica libanese, da più parti indicata come responsabile del fallimento del Paese, è chiamata a modificare in maniera strutturale il sistema bancario e amministrativo.
La lira libanese in meno di tre anni ha perso più del 95% del suo valore: nel 2019 un dollaro valeva al cambio fisso 1.500 lire ora ne vale quasi 40mila. Gli importatori di carburante pagano la benzina in dollari rivendendola in lire libanesi ai consumatori. Nel paese, secondo l’Onu, più dell’80% della popolazione vive ormai in povertà. E la lira locale ha perso più del 95% del suo valore in meno di tre anni.

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