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Ucraina. E’ l’ora degli “aiuti” in carri armati…

Questo pacchetto ci dice, sostanzialmente, due cose. La prima è che il materiale ex-sovietico a disposizione negli arsenali NATO è finito. La NATO è ormai obbligata a mandare materiale NATO, non perché sia migliore di quello sovietico, ma perché materiale sovietico non ce n’è più.

La seconda cosa è ancora più importante: le FF.AA. ucraine hanno al momento una carenza gravissima di veicoli trasporto truppa e, in generale, veicoli protetti e in grado di fare fuoco.

La cosa era evidente ormai da qualche tempo, a giudicare dalle foto e dai filmati che circolavano, di cui allego alcuni esempi.

Le prime due foto sono una modifica “sul campo” di un pick-up civile, blindato con lastre di metallo e l’aggiunta di due PM M1910, ossia la variante sovietica della Maxim, vecchia di quasi un secolo (ma sempre ottima ed affidabile).

Se le prime due foto possono sembrare buffe, la terza, della cui scarsa qualità mi scuso, è invece tragica: perché è il modo in cui le FFAA ucraine evacuano i feriti da Bahmut e Soledar – sul pianale di un pick-up, senza protezione e senza la possibilità che un infermiere possa prestare soccorso già durante il trasporto. Il che in parte contribuisce a spiegare la mortalità altissima che si registra tra i feriti e l’alto numero di infezioni e amputazioni che si rendono necessarie.

I trasporto truppe, però, non servono solo ad evacuare i feriti: servono anche alle avanzate, e che l’esercito ucraino ne stia prospettando almeno una è un fatto noto, cha sia in direzione di Kreminna verso Lysichansk o da Ugledar al mare d’Azov.

La relativa abbondanza di trasporto truppe ha contribuito in misura determinante al successo delle avanzate sul fronte di Kharkiv e di Cherson questa estate, ma il prezzo pagato è stato alto. Praticamente tutti i trasporto truppe forniti dall’Olanda sono andati perduti, insieme a buona parte dei vecchi mezzi sovietici e del primo lotto di M113 statunitensi.

Un’altra parte di questi trasporti è tenuta in riserva per l’offensiva che probabilmente, se non si fossero dovute spedire truppe di rinforzo a ciclo continuo verso Bahmut, sarebbe pronta per partire ora che le temperature si sono abbassate di parecchio e il terreno sta finalmente gelando, e che probabilmente andrà rimandata.

Questi mezzi, e l’altro materiale occidentale che arriverà nel frattempo, dovrebbero essere dati in dotazione al 10° Corpo d’Armata che il comando ucraino sta organizzando nella regione di Dnipropetrovsk appositamente per questa operazione (almeno a detta delle varie intelligence).

Se consideriamo i tempi di spedizione, i tempi di addestramento eccetera, il materiale dovrebbe essere pronto per l’impiego verso marzo, in condizioni climatiche ancora favorevoli al movimento dei mezzi. Però al quadro manca ancora qualcosa.

Un’offensiva verso Kreminna o verso il mare d’Azov non potrà essere una ripetizione di quelle sui fronti di Kharkiv e Cherson. I russi hanno fortificato pesantemente il fronte e non sono più in condizione di arretrare ancora, né vogliono farlo.

Sfondare le linee nemiche con 50 Bradley e 50 M113 e arrivare fino al mare non è, ovviamente, cosa possibile se il nemico (a differenza che a Kharkiv e a Cherson) decide di resistere e si è trincerato per farlo.

Servono i carri armati, e ne servono molti – servirebbe anche l’aviazione, ovviamente, ma quella lasciamola perdere – e molti più trasporto truppe di quelli che stanno per arrivare. E anche per quanto riguarda i carri, la NATO si trova di fronte allo stesso problema dei trasporto truppe: il materiale sovietico in magazzino è finito. L’ultimo a disposizione erano i T-55 (!) messi a disposizione dalla Slovenia, e sono già stati spediti.

Anche in questo caso non c’è alternativa a mandare materiale occidentale. Ed ecco perché in questi giorni Polonia, Germania, Finlandia e Danimarca stanno giocherellando con l’idea di spedire alcuni dei loro Leopard sul fronte ucraino.

La Germania ne ha a disposizione 400, la Polonia 240 circa (ma per mandarli altrove deve chiedere l’autorizzazione della Germania), la Finlandia ne ha anche lei circa 240 e la Danimarca 44.

A questi quattro paesi si è aggiunta oggi la Gran Bretagna, che si è detta favorevole a spedire qualche Challenger. Ovviamente nessuno vuol prendersi la responsabilità di impegnarsi per primo e a ogni dichiarazione segue, nel giro di qualche ora, una smentita a sua volta smentita da altre dichiarazioni, e così via.

Ma io credo che per la NATO non ci sia via d’uscita. Se vuole continuare ad assistere l’Ucraina non può fare altro che inviare quei mezzi. E probabilmente anche aerei.

P.S. – Un Leopard 2 pesa 62 tonnellate. Un Challenger pesa 62 tonnellate. Un Abrams tra le 52 e le 62 tonnellate, a seconda del modello. Un T-90 ne pesa 46. Chiedetevi perché.

* da Facebook

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6 Commenti


  • Mauro

    Gli Ukronazi sono alla frutta…a Marzo arriva l’amaro…



    • Redazione Contropiano

      Informazione interessante… al resto provvede anche il generale inverno…


  • Kristoffer

    Gli ukronazi sono alla frutta, ma questo non significherà la fine della guerra: quando finirà la carne da cannone ucraina la NATO getterà nella mischia quella polacca e rumena, e quando finirà anche quella toccherà a quella italiana e tedesca. Tutti i Paesi europei, tranne forse l’Ungheria, sono ormai retti da governi-fantoccio, e faranno qualunque cosa verrà loro ordinata da Washington, compreso inviare truppe al fronte.


  • Angelo

    sicuramente se la Russia sovrasterà la popolazione Ucraina poi toccherà alla Polonia alla Germania e perché no anche all’Italia e anche il resto dell’Europa; perciò dobbiamo prendere in considerazione che il popolo ucraino sta difendendo con la propria pelle i confini tra l’occidente e gli stati sovietici e quindi dobbiamo rinforzare le loro difese affinché le offensive dei russi vengono bloccati al più presto.


    • Redazione Roma

      Ma sei proprio sicuro che la Russia voglia espandersi verso Ovest? La tua sembra la riproposizione del “Testamento di Pietro il Grande”, un noto falso storico utilizzato dalla russofobia europea da Napoleone in poi.

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