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Le vite incrociate di Niamey

C’è quella di John che, coi tre figli e la madre, scappano dalla guerra di Charles Taylor in Liberia nel 1990. Da Sanniquillie, luogo della pre- conferenza panafricana del 1959, va nella vicina Guinea. Nel ’94 si separa da Josephine e parte solo coi figli a Danane, in Costa d’Avorio, dove trova una nuova madre per loro di nome Andrea.

Dopo il suo inspiegabile decesso avvenuto nel 1998 John, attraversando il Mali e la Mauritania, raggiunge il Marocco dove sua figlia primogenita, tramite un conoscente, era partita per studiare. Grazie a una Ong può mandare gratuitamente i figli a scuola mentre sua figlia Justina, che l’aveva fatto venire in Marocco, è inviata in Malesia per motivi di lavoro.

John rimane per qualche anno a Casablanca e lì, nel 2009, scopre con amarezza di essere ammalato di AIDS e comincia le terapie mediche adatte per l’infezione. Siamo ormai nel 2012 e John, coi figli che hanno nel frattempo terminato la scuola, torna in Costa d’Avorio con la complicità dell’Organizzazione Internazionale delle Migrazioni, l’OIM.

Residente, per motivi di lavoro, nella città di Korhogo incontra Ramatou, originaria del Burkina Faso, già prima madre di due figli. Conosce la famiglia di lei nel suo Paese di origine e ivi celebrano le nozze secondo la tradizione. Tornati in Costa d’Avorio, John si improvvisa minatore e mette da parte il sufficiente per il viaggio che, col sogno di raggiungere l’Italia, l’avrebbe condotto in Libia.

Per arrivarvi attraversa il Ghana, il Togo, il Benin, la Nigeria e il Chad. A Zuwarah tenta per due volte coi passeurs e perde almeno 1 400 dollari per imbroglio. Non gli resta che tornare a casa ed è proprio quello che John cerca di fare dopo essere passato per Djamena, nel Chad e, col bus, aver raggiunto Niamey. Dorme in un alloggio di fortuna, la stessa che lo portato fin qui.

C’è quella di Diallo che, nato in Guinea, fa i suoi studi in Sierra Leone perché sua madre è originaria di questo Paese che la guerra civile e i diamanti hanno insanguinato. Alla morte del padre, nel 2018, parte per l’Algeria con la speranza di continuare gli studi. Passa nel vicino Marocco e, con altri 74 migranti stivati in un ‘Zodiaco’, tenta di attraversare il mare per sbarcare in Spagna.

Le guardie costiere marocchine, chiamate anche ‘Bamboula’ (nome di un tamburo), lo riportano al mittente e, in seguito, lo abbandonano nel deserto algerino. Pure lui, come John e tanti altri, fa il cammino a ritroso, tra banditi, militari, contrabbandieri, camion e marce di notte nel deserto.

Per questi giorni di attesa ha trovato una precaria sistemazione presso la ‘3 STV, una delle numerose compagnie di viaggi di Niamey, dove tutte le vite si incrociano.

 Niamey, 5 febbraio 2023

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