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La nuova generazione della resistenza palestinese

Si parla poco, di quel che succede in Palestina sotto l’occupazione israeliana, e si parla ancora meno dei giovani palestinesi, che da quasi un anno e mezzo, portano una nuova Intifada, diversa da tutti le precedenti. Sono giovani che hanno deciso di difendere le loro città dalle incursioni quotidiane dell’esercito israeliano e dai coloni estremisti a Gerusalemme e sulla tomba di Abramo, ad Al-Khalil, come in altri città e villaggi palestinesi.

Dopo 18 mesi, si potrebbe dare un carattere a questa rivolta! Forse si, con il rischio di sbagliare analisi, per la stessa natura movimentata di questa rivolta. È una rivolta autonoma senza una leadership unificata, senza leader simbolo.

È la rivolta, di una generazione in risposta alle tragiche condizioni vissute dal popolo palestinese nella terra occupata. Nessuno si aspettava che accadesse.

Piuttosto, si aspettava che le masse di Gaza si ribellassero contro la divisione, il blocco e contro la chiusura dei valichi, e hanno cercato di spiegarlo con il fatto che le condizioni di vita in Cisgiordania sono più stabili e più beate in termini di economia (pace economica).

Questa tendenza è stata guidata dall’amministrazione civile dell’occupazione, dagli europei e da molti liberali palestinesi. La nuova generazione palestinese, come la descrive Oraib Al Rantawi, il direttore di Alquds centro di ricerche politiche, “non è la generazione post-Oslo, come alcuni amano chiamarla, ma piuttosto nello specifico, è la generazione che è cresciuta libera dai “disegni” di Tony Blair, l’inviato del Quartetto Internazionale in Palestina, e dal generale Keith Dayton, l’autore della dottrina del “nuovo uomo palestinese” che ha supervisionato la ricostruzione e la ristrutturazione dei servizi di sicurezza palestinesi.

Queste due figure britanniche e americane sono state incaricate di progettare la scena palestinese sulla scia della seconda Intifada e dopo il martirio di Yasser Arafat, e sono riuscite a rimodellare un’intera generazione di Cisgiordani per circa quindici anni, fino al punto che abbiamo quasi temuto che la Cisgiordania avesse perso ogni sua capacità di ulteriore rabbia e indignazione”.

Al Rantawi aggiunge, “il generale Dayton nella sua testimonianza davanti Congresso, ha definito il “nuovo uomo palestinese” in modo succinto e significativo: una generazione che vede Hamas, Jihad e le Brigate dei martiri di al-Aqsa come nemici e considera Israele un alleato o un probabile alleato in formazione”.

È la generazione che Tony Blair ha incatenato con i vincoli di un’economia di consumo e di un sistema bancario, fino a quando i suoi membri sono diventati prigionieri del fardello di cambiali e assegni posticipati. Le persone che soffrono sotto il loro giogo non lancerebbero una pietra contro gli israeliani nè si muoverebbero per resistere al cancro degli insediamenti coloniali striscianti che si sono diffusi in quegli anni come una vile erbaccia.

L’attuale rivolta non è affiliata a un’organizzazione, a una fazione, all’OLP o ai movimenti islamici. Sebbene le idee dell’OLP e le idee dei movimenti islamici costituiscano il background intellettuale dei combattenti, ma non ne determinano l’identità.

E ogni volta che un combattente, esce per una operazione, di uno specifico colore organizzativo, vi aderiscono decine di persone che ne differiscono per impulso intellettuale.

L’attuale intifada non ha finanziamenti politici e, sebbene alcuni partiti politici stiano cercando di recuperare e trasferire alcuni fondi in Cisgiordania, non raggiungono il livello di controllo dei finanziamenti e delle tendenze.

Le Brigate Jenin, che sono il pioniere dell’attuale rivolta e titolare del brevetto in questo campo, è un’esperienza unica e straordinaria in sé.

Si compone quotidianamente e sceglie i migliori strumenti e il formato multimediale più appropriato, da sola è riuscita a trasformare l’atto di resistenza in una guerriglia di logoramento contro l’occupazione.

La Fossa dei Leoni è diventata un modello avanzato per la difesa delle città, e il popolo palestinese ha vissuto settimane di ansia e paura per gli uomini della tana. Dove l’occupazione ha usato tutta la sua potenza militare, di sicurezza, mediatica e politica per eliminare la tana dei leoni. Tuttavia, Al-Areen è sopravvissuto, a un massacro che l’occupazione aveva pianificato, beneficiando dell’esperienza delle brigate di Jenin, in modo che non sia più un facile bersaglio per l’occupazione.

Ciò che l’occupazione teme di più di questa generazione, sono le operazioni di rabbia individuale portate avanti da giovani uomini che hanno deciso di sacrificarsi per la causa nazionale.

Uday al-Tamimi ha dato un duro esempio, seguito da decine di giovani cercando di ripetere questa esperienza di successo, e l’ultimo di loro è stato Khairy Alqam.

È una generazione che non è ancora stata risucchiata nella spirale economica o prigioniera del sistema bancario con i suoi prestiti, piani di pagamento e cambiali. È una generazione liberata dai vincoli, dalle illusioni, dalle promesse e dalla corruzione, è una generazione liberata da considerazioni e bandiere di fazione e organizzazione, e che invece si aggrappa alla parola d’ordine “unità in campo”, lontano da fazioni e conflitti.

Questa generazione non nutre rancore nei confronti delle fazioni esistenti, ma svolge ruoli che compensano la loro carenza e riempiono il vuoto. Le fazioni sono diventate bersagli noti della vendetta israeliana, ma notiamo che in molti casi i membri di questa generazione non hanno “precedenti” o “precedenti” di sicurezza o penali, sono persone normali, quasi mai schedati dalle autorità israeliane.

La generazione che va a combattere ai posti di blocco, che affronta l’esercito e i coloni, e difende le città e campi profughi, che ha prodotto la Fossa dei Leoni, le Brigate Jenin e le Brigate Balata, che si arma di coltelli, pistole e pietre, e che compie azioni eroiche. Ancora più importante, godono di un’ampia ed entusiasta base di sostegno popolare che esalta i loro attivisti e martiri al livello di icone.

Questi giovani sono un segno distintivo della fase palestinese e il prodotto di uno stato di creatività popolare spontanea e improvvisata. Attualmente stanno plasmando le caratteristiche di una fase strategica palestinese dettata dalla nuova fase strategica israeliana che prende di mira il popolo palestinese, i cui titoli e le caratteristiche distintive includono l’intensificare l’aggressione, l’espansione degli insediamenti, la diffusione del razzismo e del fascismo.

Resta la domanda più importante: chi alimenta il desiderio di compiere operazioni individuali tra i giovani palestinesi? Penso che ciò che garantisce la continuazione della rivolta ora, oltre alla lotta contro l’occupazione, è la quantità di provocazioni trasmesse dai media ebraici e la quantità di razzismo e odio pronunciati da membri e ministri sionisti della Knesset, che chiudono le finestre della speranza di fronte a un’intera generazione che difende il suo diritto alla libertà.

L’autore della prossima operazione non ha bisogno di essere reclutato, né ha bisogno di una cintura esplosiva. Gli basta ascoltare la televisione israeliana e ascoltare le dichiarazioni dell’amministrazione americana in merito all’affare del secolo e l’eresia della religione di Abramo, per uscire il più veloce possibile e attuare la prossima operazione/ attentato.

Quanto tempo ci vuole ancora perché i leader israeliani escano allo scoperto e ammettere il loro fallimento nel sopprimere l’attuale rivolta o la volontà del popolo palestinese a liberarsi di questa becera occupazione?

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