A Ginevra sarebbero in corso negoziati sulla crisi in Ucraina: lo ha annunciato il ministro degli Esteri svizzero, Ignazio Cassis.
“Offriamo sempre i nostri buoni servizi, ma resta da vedere cosa ne faranno entrambe le parti, sia la Russia che l’Ucraina. I negoziati – ha detto Cassis – si svolgono a Ginevra con la massima discrezione, sebbene al momento non siano condotti al massimo livello”.
Lo stesso Cassis alla Conferenza sulla Sicurezza di Monaco, dove erano presenti tutti gli apparati politici e militari del blocco euroatlantico, si era invece detto pessimista. “Ci troviamo di fronte ad un’escalation militare. Lo si percepisce bene qui” aveva detto il ministro svizzero intervistato dalla tv Rtf.
La notizia su negoziati riservati in corso in Svizzera, per quanto la sua fonte sia ufficiale (un ministro svizzero) merita di essere verificata, anche perché la storica “neutralità” della Svizzera ha subito qualche contraccolpo in questi mesi di guerra.
Ad agosto l’ambasciata russa a Berna aveva dichiarato che il governo elvetico, avendo aderito alle sanzioni internazionali contro Mosca, non era più considerato neutrale.
I diplomatici russi avevano aggiunto che la Russia non è pronta a considerare, nel quadro dei negoziati con l’Ucraina, offerte di mediazione dei Paesi che hanno adottato sanzioni nei suoi confronti.
Ieri invece il ministro Cassis ha lasciato trapelare la notizia di negoziati riservati in corso a Ginevra.
L’Assemblea generale delle Nazioni Unite, riunitasi a partire da ieri per una sessione speciale di emergenza, ha approvato intanto la risoluzione che condanna nuovamente l’invasione russa dell’Ucraina, sottolineando – a un anno esatto dallo scoppio della guerra – la necessità di trovare una pace giusta. Il testo è stato approvato con 141 voti favorevoli e solo sette contrari, arrivati da Bielorussia, Corea del Nord, Eritrea, Mali, Nicaragua, Russia e Siria. Gli astenuti sono stati 32, tra cui Cina, India e Sudafrica. Gli emendamenti della Bielorussia, contenenti un invito a negoziare e il divieto di forniture di armi a Kiev, sono stati respinti.
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