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Guatemala. Golpe giudiziario contro il partito del neopresidente eletto Arevalo

Un nuovo golpe giudiziario è in corso in Centro America, quello che gli Stati Uniti considerano ancora il loro “cortile di casa”.

Il neo presidente eletto del Guatemala Bernardo Arévalo, leader della formazione progressista “Semilla” ha definito illegale la sospensione temporanea del suo partito da parte del Tribunale supremo elettorale, disposta da un giudice su richiesta della pubblica accusa.

Il presidente Arevalo ha precisato che l’ordinanza del giudice è “assolutamente illegale” e che la risoluzione del Tribunale si è limitata a “rispettare” quest’ordinanza.

“E’ in atto un processo di persecuzione politica, che utilizza illegalmente gli strumenti della giustizia e le istituzioni giudiziarie contro il Movimento Semilla e la nostra candidatura”, ha affermato il neo presidente eletto del Guatemala.

“L’insediamento di Bernardo Arévalo è in pericolo”, ha denunciato una deputata vicina al presidente eletto nel ballottaggio di domenica scorsa in Guatemala.

Quello che sembra un allarme rosso è giustificato da una serie di fatti gravi e ricorrenti: Le minacce di morte contro il vincitore delle elezioni; l’allarme lanciato dalle stesse Nazioni Unite sull’ovvia possibilità di un possibile assassinio; la mancata consacrazione formale delle elezioni da parte delle autorità elettorali senza alcun motivo apparente; il contrattacco dei procuratori contro il processo che ha portato alla vittoria di Arevalo; le campagne mediatiche della stampa egemone e, come se non bastasse, la denuncia di brogli da parte della candidata perdente, Sandra Torres, quando le urne hanno decretato uno schiacciante 60,9 a 39,1 per cento.

Queste sono alcune delle circostanze che hanno creato un clima molto teso nel Paese centroamericano. Tutto questo, e le insistenti voci di rivolte militari, ipotecano il che Bernardo Arévalo non potrà entrare in carica come Presidente del Guatemala il prossimo 14 gennaio.

Lo stesso Arévalo ha dichiarato poche ore fa: “Sappiamo che c’è un patto corrotto che cercherà di far deragliare questo processo. Di fatto, stiamo subendo una persecuzione politica dei nostri leader e del nostro partito (Semilla) da parte di questo sistema giudiziario cooptato e corrotto. Già da quando siamo arrivati al secondo turno, ma ora sta continuando. Non sono riusciti a fermarci perché sarebbe stata una palese irregolarità. Ma questo non ha impedito a settori della società di continuare a esercitare una forte pressione”.

La perdita del riconoscimento politico in seno al Congresso potrebbe avere gravi conseguenze per i deputati di Semilla, che verrebbero esclusi da organismi chiave dell’attività parlamentare.

Accettare la sospensione provvisoria del Movimiento Semilla lascerebbe i suoi attuali deputati nella condizione di “indipendenti” e potrebbe essere lo scenario ideale per escluderli dalla discussione tecnica del parere sul futuro bilancio 2024, con cui la futura amministrazione governativa opererà il suo primo anno.

“Le commissioni sono composte da rappresentanti dei gruppi parlamentari e, in assenza di un gruppo, il presidente del Congresso può interpretare la legge e rimuoverli dalle commissioni. La decisione su in quale commissione debba andare un deputato spetta al gruppo parlamentare, e dato che si tratta di fare la guerra a Semilla, possono interpretarla in questo modo”, ha avvertito l’ex presidente del Congresso Roberto Alejos.

Jorge Aguilar Wong, politologo indipendente, individua lo stesso rischio per il Movimento “Semilla”. “Si lascerebbero le mani praticamente legate al presidente per il primo anno, perché questo potrebbe complicare il lavoro del nuovo governo”.

Wong ha sottolineato che: “l’obiettivo non è uccidere l’ideologia di Semilla, l’obiettivo è uccidere il partito politico Semilla, soffocarlo, il che implica molte cose, sia per i deputati eletti che per l’analisi tecnica del bilancio”.

Il politologo ritiene che il disconoscimento del Movimento Semilla all’interno del Congresso sarebbe un duro colpo per il gruppo, perché anche se “non possono più fermare la nomina del signor Bernardo Arévalo come nuovo presidente, farebbero un grande danno al Congresso, perché i nuovi deputati filogovernativi rimarrebbero senza un partito”.

Fonti: Ansa, Resumen Latinoamericano

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