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Israele ha chiesto le dimissioni di Guterres da segretario generale dell’ONU, solo perché ha osato dire che i palestinesi sono oppressi. Eppure l’attuale segretario si era presentato spaurito al valico di Rafah e aveva balbettato di fronte al blocco israeliano degli aiuti a Gaza, un crimine contro l’umanità.

Evidentemente nella sua sede Guterres ha trovato un poco di coraggio e ha semplicemente ripetuto quello che già affermano le risoluzioni delle Nazioni Unite: i territori palestinesi sono occupati illegalmente e Israele viola il diritto dei popoli.

Ovviamente i rappresentanti di Israele si sono offesi e hanno praticamente accusato di terrorismo e antisemitismo l’ONU. Qualsiasi altro stato che si comportasse così sarebbe sottoposto a tutte le condanne e sanzioni.

Ma il regime israeliano gode di un diritto all’arroganza pari solo a quello all’impunità. Impunità garantita da USA UE e NATO, che con Israele raggiungono i livelli estremi del loro consueto doppio standard.

Così Netanyahou e i suoi criminali, colpevoli di apartheid e genocidio, possono aggredire l’ONU invece che finire sotto una corte internazionale come dovrebbe essere.

Israele è semplicemente uno STATO CANAGLIA, protetto da uno stato ancor più canaglia, gli Stati Uniti d’America.

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3 Commenti


  • roberto maffi

    Ovvio, che solo uno stato canaglia possa violare tutte le risoluzioni dell’ONU. Solo degli stati canaglia lo possono permettere.


  • Manlio Padovan

    Una cosa di cui gli uomini possono essere certi è la Storia, cioè i fatti reali.
    Se consideriamo l’attitudine all’imperialismo ed il carattere del capitalismo, possiamo ben dire che l’Occidente è preda di una mentalità che lo porta allo sviluppo asimmetrico a vocazione planetaria. Ciò significa che l’Occidente, nel suo percorso di formazione ha scelto la strada dell’egoismo.
    Come non considerare egoistica la politica che ha condotto alla tragedia tra israeliani e palestinesi?
    Una situazione che ben rappresenta tutta, proprio tutta, la profonda ipocrisia e la patente falsità dell’Occidente ebraico-cristiano. E per avere una idea del carattere dell’Occidente basterà pensare alla Storia dei due movimenti: falsa quella del primo, assolutamente criminale quella del secondo.
    Si dimentica volutamente che i sionisti cercavano “una terra senza popolo per un popolo senza terra”.
    Il progetto sionista di Teodor Herzl non può mancare di interessare il lettore contemporaneo…Vi si apprende che per lui la Palestina non era un’ossessione: Herzl afferma che l’Argentina sarebbe potuta andare bene e che si doveva accettare quanto eventualmente fosse stato loro proposto…Tutto sembra molto idilliaco…Perché da allora si tace sempre sul suo diario? (M. Onfray Trattato di ateologia)
    Uno Stato quello degli ebrei certo fasullo e che poteva nascere ovunque, perché uno Stato esiste se la stragrande maggioranza dei suoi cittadini vive stabilmente sul suo suolo: ciò che non è per gli ebrei che sono distribuiti nel mondo…ma all’Occidente ipocrita e falso non interessa. Ad esso interessava e ha colto l’occasione, di mettere in Medio Oriente un suo cane da guardia calpestando imperialisticamente i diritti delle popolazioni locali, e creando uno Stato di certo non democratico perché teocratico. Uno Stato che sembra voler togliere ai palestinesi quanto i nazisti tolsero agli ebrei in termini di diritti umani…e forse peggio se si pensa alla durata nel tempo -quasi 80 anni!- delle vessazioni cui i palestinesi sono costretti senza che l’Occidente abbia qualcosa da dire oltre alle fasulle risoluzioni dell’ONU. Per tacere della Storia tutta inventata che gli ebrei hanno alle spalle costituita da quell’Antico Testamento redatto a partire dal sesto secolo prima di Cristo che è falso nei personaggi e negli avvenimenti: se di ciò si tiene conto e se si considera la volontà di Herzl di cui sopra, ne deriva che il diritto alla Palestina del fantomatico Stato degli ebrei è tutto da dimostrare. Ma c’è pure la distruzione dell’Iraq operata dal solito Occidente ebraico-cristiano e che era l’unico stato laico della regione.
    Ovviamente perdurando una situazione del genere sarà impossibile che quanto di buono è nato in Occidente, in materia di rapporti politici di emancipazione della donna di rapporti tra le persone, possa trasferirsi nei paesi che ancora non hanno raggiunto quei traguardi. Anche perché negli USA, per esempio, i rapporti tra etnie e i principi democratici -leggi assistenza sanitaria e garanzia di voto- sono ancora tutti da risolvere.


  • matteo

    Israele, una spaventosa entità colonialista e razzista che viene definita unica Democrazia del Medio oriente.
    Una “democrazia” che distrugge (anche in tempo di “pace”) le case dei parenti dei combattenti palestinesi che considera colpevoli di “terrorismo” (espressione quest’ultima ormai utilizzata anche per identificare i ragazzini che lanciano qualche pietra).
    Una “democrazia” che rinchiude in carcere migliaia di persone senza processo (anche minorenni) per un lasso di tempo indeterminato.
    Una “democrazia” che quindi si fa beffe dello stato di diritto, eterna fisima dei liberali occidentali che però quando si tratta di Israele fanno tranquillamente spallucce e continuano pappagallescamente a ripetere il solito mantra su Israele come “unica democrazia” del M.O.
    Infine, una “democrazia” che usa una retorica (leggere le dichiarazioni del ministro Yoav Gallant, un efferato assassino che dovrebbe finire davanti ad una corte penale internazionale il più presto possibile) che non si sentiva probabilmente proprio dai tempi del Terzo Reich (palestinesi considerati “animali umani” da abbattere senza pietà). Neppure gli amerikani, maestri in tutto questo dei sionisti, per lo meno a parole non trascendono fino a questo punto, pur facendo poi le stesse identiche cose in giro per il mondo (emblematico il mattatoio iracheno del 2003).
    In definitiva, Israele è il figlio prediletto di un’Occidente collettivo che per sopravvivere al riscato del Sud globale ha bisogno di riscoprire le armi del fascismo e del colonialismo anziché puntare sulla multipolarità e la democraticizzazione dei rapporti internazionali.

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