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I palestinesi rilasciano altri due ostaggi. In Israele si discute di “cinquanta sfumature di strage”

Il movimento palestinese Hamas ha affermato ieri di aver rilasciato due ostaggi israeliani con la mediazione di Egitto e Qatar. Si tratta di due donne anziane. In precedenza una fonte del quotidiano israeliano “Haaretz” aveva riferito che Hamas rilascerà oggi un numero non precisato di ostaggi civili in cambio di carburante, precisando tuttavia che “nulla è stato ancora stabilito”. Secondo la stessa fonte, il numero di coloro che potrebbero essere rilasciati dovrebbe essere comunque più basso rispetto alla stima di 50 persone fornita in precedenza dal “New York Times”.

Abu Obeida, portavoce delle Brigate Al-Qassam, braccio militare del movimento di resistenza palestinese Hamas, ha dichiarato di essere riuscito a liberare due ostaggi per motivi umanitari. Si ritiene che i due ostaggi, Norit Yitzhak e Yochefed Levitchitz, abbiano condizioni di salute compromesse. Abu Obeida ha affermato che il processo è stato gestito attraverso mediatori egiziani e si è svolto nonostante “otto violazioni del processo” commesse da Israele.
Il portavoce delle Brigate Al-Qassam ha anche ribadito che Hamas avrebbe tentato di rilasciare Yitzhak e Levitchitz venerdì scorso, ma l’esercito israeliano si sarebbe rifiutato di riceverli. Il 20 ottobre, Hamas ha già rilasciato altre due donne statunitensi detenute a Gaza dal 7 ottobre.
Lunedì i media hanno riferito che
le organizzazioni palestinesi sono pronte a rilasciare altri 50 ostaggi con doppio passaporto anch’essi detenuti a Gaza.

Hamas ha anche fatto sapere che in caso di intervento militare di terra nella Striscia di Gaza, i militari israeliani saranno “catturati e uccisi”. Lo ha annunciato ieri il portavoce di Hamas, Abdul Latif al Kanua, “Se le Forze di occupazione israeliane entreranno nella Striscia di Gaza, sarà una buona occasione per infliggere loro delle perdite”, ha aggiunto Kanua. Le organizzazioni palestinesi, ha precisato sono “unite, forti e capaci di condurre la battaglia”. Kanua ha quindi sottolineato che i bombardamenti non garantiranno a Israele la vittoria. “Il popolo palestinese trionferà sui massacri e sulle distruzioni, contrastando il piano di sfollamento (della Striscia di Gaza, ndr) e l’oblio della sua causa”, ha dichiarato.

Sono saliti intanto ad almeno 140 i palestinesi uccisi negli ultimi attacchi aerei israeliani della notte scorsa sulla Striscia di Gaza. In precedenza, l’agenzia di stampa palestinese “Wafa” ha riferito che almeno 110 persone sono morte nei bombardamenti aerei israeliani sulla Striscia di Gaza tra la notte e l’alba di questa mattina. Diverse abitazioni del campo profughi di Khan Yunis, e delle città di Al Qarara e Rafah, nel sud dell’enclave palestinese, sono state colpite tra la notte e l’alba di questa mattina, come anche le città di Jabalia al Balad (nel nord) e il campo profughi di Bureij (nel centro).

Secondo l’ultimo bilancio diffuso dal ministero della Salute di Gaza, almeno 5.087 palestinesi sono morti e oltre quindicimila sono rimasti feriti nei bombardamenti israeliani sulla Striscia di Gaza dallo scorso 7 ottobre.

Cinquanta sfumature di strage

Per tutta la giornata di ieri sono circolate voci su dissensi all’interno del governo Netanyahu sulle responsabilità del fallimento del mito della sicurezza israeliana il 7 ottobre e sulla conduzione della “vendetta” contro i palestinesi. Sia nel governo che nei vertici militari e dell’intelligence israeliani pesa l’ipoteca del fatto che il giorno dopo la conclusione della vendetta saranno tutti costretti alle dimissioni e qualcuno anche a finire davanti ad un tribunale.

Da giorni i funzionari militari e diplomatici statunitensi sono attivi in una maratona di riunioni e telefonate con le loro controparti israeliane per discutere dell’operazione di terra dentro Gaza, che molti ritenevano che sarebbe cominciata entro la giornata di ieri. Siamo ormai a 17 giorni dopo l’attacco palestinese del 7 ottobre, in cui sono stati uccisi circa 1400 israeliani tra civili e militari e 220 sono stati presi in ostaggio a Gaza.

Secondo il Times of Israel il Segretario alla Difesa Lloyd Austin ha avuto telefonate quasi quotidiane con il suo omologo israeliano, Yoav Gallant, durante le quali ha sollecitato l’importanza di considerare attentamente il come le truppe israeliane intendono condurre l’operazione terrestre a Gaza, dove i combattenti palestinesi agiscono in un’area urbana con tunnel e aree densamente popolate.

Un funzionario israeliano ha detto al Times of Israel che i ministri del gabinetto Netanyahu hanno ripetutamente indicato Falluja come un esempio del tipo di operazione che vogliono vedere lanciata dalle forze armate israeliane a Gaza piuttosto che il modello di Mosul (sempre in Iraq).

Entrambe le strategie si tradurranno in pesanti perdite, anche se il modello di Falluja sarebbe molto più sanguinoso sia per i soldati che per i civili, hanno detto i funzionari statunitensi al Times of Israel, aggiungendo che molti al Pentagono preferiscono il progetto di Mosul. Ma occorre ricordare che anche in quella battaglia, tra i 9.000 e gli 11.000 civili sono stati uccisi, secondo l’Associated Press.

 

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