Circa dieci anni fa, l’esercito egiziano, per volere di Washington e Tel Aviv, iniziò ad allagare i tunnel che collegavano la Striscia di Gaza all’Egitto.
All’epoca Abdel Fattah El-Sisi aveva appena rovesciato il governo del presidente egiziano Mohammed Morsi.
Aveva bisogno di guadagnarsi credito politico per poter restare al potere e per allontanare qualsiasi possibile critica da parte degli Stati Uniti, per quanto superficiale, per aver rovesciato un presidente eletto democraticamente.
Per fare ciò, Sisi doveva presentarsi a Washington come un alleato affidabile – e il modo migliore per farlo era reprimere i palestinesi e la loro resistenza.
Immediatamente, gli Stati Uniti colsero l’opportunità di sostenere qualsiasi sforzo israeliano volto a rafforzare ulteriormente l’assedio israeliano su Gaza.
E in brevissimo tempo, l’Egitto iniziò ad inondare i tunnel con acque reflue. A parte il disastro ambientale causato dalle acque reflue, ciò ha provocato anche la morte di molti palestinesi, tra cui le persone che cercavano di sfuggire all’assedio, insieme ad alcuni di coloro che erano coinvolti nel fiorente business dei tunnel.
Assedio e tunnel.
Dal 2007 Gaza è sotto uno stretto assedio israeliano. L’Egitto ha partecipato attivamente all’assedio impedendo ai palestinesi di utilizzare il valico di Rafah come percorso alternativo per i beni commerciali: cibo, carburante, materiale da costruzione, ecc.
Inoltre, l’Egitto ha ripetutamente chiuso il valico di Rafah, lasciando migliaia di palestinesi bloccati su entrambi i lati del confine.
Con la distruzione dei tunnel, una delle pochissime ancore di salvataggio rimaste ancora nelle mani dei palestinesi a Gaza è stata spezzata. Il loro assedio contro i palestinesi era ormai completato.
Ma a giudicare dagli eventi del 7 ottobre e dalla forte resistenza palestinese nella Striscia, da allora non sembra che la Resistenza stessa sia stata molto influenzata dalla strategia messa in atto dall’Egitto, con l’appoggio degli Stati Uniti, di distruggere i tunnel di Gaza utilizzando diverse tattiche.
Con il titolo “Inondazioni e bombe: ecco come l’Egitto ha gestito i tunnel del contrabbando di Hamas”, il quotidiano israeliano Yisrael Hayom è stato uno dei numerosi media israeliani che hanno collegato la strategia egiziana a ciò che secondo loro Israele dovrebbe fare in questo momento a Gaza.
Martedì scorso il Wall Street Journal ha riferito che l’esercito israeliano ha in effetti cominciato ad utilizzare la strategia egiziana, cioè pompare acqua di mare nei tunnel della Resistenza.
Le immagini satellitari analizzate da vari media, tra cui NBC News, hanno mostrato enormi condutture idriche che partono dal Mar Mediterraneo e terminano in varie parti della costa della Striscia di Gaza.
Crimine di guerra.
Mentre gli americani sono, come era prevedibile, entusiasti all’idea di allagare i tunnel di Gaza come ultima risorsa per sconfiggere la Resistenza, altri hanno messo in guardia contro una simile operazione.
Dmitry Polianskiy, il primo vice rappresentante permanente della Russia presso le Nazioni Unite, ad esempio, ha avvertito che inondare il sottosuolo di Gaza con acqua di mare è un crimine di guerra.
Crimine di guerra perché inquinerebbe le acque sotterranee già altamente salinizzate di Gaza, oltre a danneggiare irreversibilmente l’ambiente.
Inoltre, secondo Polianskiy, molti civili palestinesi sono probabilmente nascosti sottoterra per sfuggire agli orrori della guerra israeliana, che finora ha ucciso oltre 18.000 persone.
Misure disperate
Lo scrittore e analista palestinese Ramzy Baroud afferma che “l’allagamento di alcuni tunnel è di per sé, per quanto crudele, un atto che dimostra disperazione, semplicemente perché si basa sull’idea sbagliata secondo cui le reti dei tunnel sono collegate in modo tale che l’allagamento di un tunnel a Beit Lahia, nel nord, in qualche modo ne allagherebbe un altro a Rafah, nel sud”.
“A causa della terribile esperienza dell’Egitto che ha allagato i tunnel, e della previsione che Israele potrebbe ricorrere quasi sicuramente a tale opzione, i tunnel della Resistenza sono costruiti in modo tale da consentire loro di affrontare anche tattiche così estreme e crudeli”, aggiunge Baroud.
Infatti, mentre tutti i lati dei tunnel di Gaza sono realizzati in cemento armato, il terreno è sempre lasciato col suo materiale originale, principalmente sabbia compatta e terra.
Secondo gli esperti, la costruzione dei tunnel è stata realizzata tenendo conto della possibilità di inondazioni intenzionali o naturali, che a Gaza si verificano abbastanza spesso ogni inverno.
Inoltre, il fatto che Israele, Stati Uniti e i loro alleati occidentali abbiano spacciato l’idea dell’allagamento dei tunnel come una delle principali strategie per sconfiggere la Resistenza, ha dato ai palestinesi abbastanza tempo per prepararsi a tale eventualità.
“Affinché Israele riesca ad allagare tutti i tunnel, deve prima stabilire il pieno controllo su Gaza, identificare la posizione dei tunnel e avviare il processo di pompaggio dell’acqua di mare, che richiederebbe mesi”, afferma Baroud, “un periodo di tempo in cui Israele non tiene conto delle sue pesanti perdite dovute alla dura Resistenza presente a Gaza”.
* da Palestine Cronicle del 14/12/2023 articolo originale: https://www.palestinechronicle.com/israel-has-just-begun…/
Traduzione per InfoPal di Aisha T. Bravi
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa