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Anche a Cambridge e Oxford accampamento contro il genocidio

Il “piccolo ’68” si allarga di giorno in giorno. La bestialità del governo israeliano – ultima l’occupazione del valico di Rafah per impedire l’arrivo degli aiuti umanitari, dopo aver rifiutato ogni accordo per il cessate il fuoco (fin lì attribuendo ad Hamas la mancata accettazione della proposta qatariota) – sta convincendo tutta l’umanità, e anche la “meglio gioventù” dell’Occidente a farsi sentire.

Con grave preoccupazione dei governi complici del genocidio.

Questa settimana decine di giovani hanno dato vita ad accampamenti pro-palestinesi nelle università di Cambridge e Oxford per protestare contro la guerra nella Striscia di Gaza. Secondo i media britannici, circa 40 tende sono state montate fuori dal King’s College, uno dei campus dell’Università di Cambridge, con striscioni con la scritta “Divest now“, un riferimento alla richiesta di porre fine alle relazioni con le istituzioni che finanziano Israele.

Nel frattempo, i manifestanti si sono posizionati all’esterno del Museo di Storia Naturale di Oxford, con bandiere palestinesi drappeggiate sulle tende, in quelli che hanno definito “accampamenti di solidarietà per Gaza“.

Ora l’inguardabile governo inglese, già sull’orlo della crisi politica per la sua incapacità di risolvere alcunché, sta cercando un modo per soffocare il crescere della protesta degli studenti.

I responsabili universitari saranno infatti convocati a Downing Street in seguito alla crescente rabbia del governo perché non riescono, o neanche provano, a reprimere le proteste.

Rishi Sunak – uno “zio Tom” indiano miliardario per merito della moglie –  ha detto al gabinetto che c’è stato un aumento “inaccettabile dell’antisemitismo” nei campus e che i ministri incontreranno i vicerettori per “discutere della necessità che le università siano sicure per i nostri studenti ebrei“. Riesce difficile capire in base a quale logica un accampamento di tende su un prato metterebbe “in pericolo gli studenti ebrei”, ma Sunak non sembra forte in logica…

Un portavoce del premier ha comunque dichiarato che Sunak si aspetta che i dirigenti universitari adottino “azioni forti” per affrontare le proteste “dirompenti” a favore dei palestinesi.

Le sezioni di Cambridge e Oxford dell'”Unione delle Università e dei Collegi” (i centri universitari simili ai campus in Gran Bretagna) hanno espresso il loro sostegno agli accampati.

Chiediamo a entrambe le università di agire immediatamente in risposta agli appelli del personale e degli studenti di porre fine agli investimenti e alla collaborazione con aziende o istituzioni accademiche che finanziano e forniscono armi a Israele“, hanno dichiarato.Una richiesta che una volta sarebbe stata definita “moderata e riformista”, ma che oggi viene guardata dai governi occidentali come l’anticipo di una rivoluzione…

Dalla scorsa settimana, anche altre università britanniche hanno allestito diversi campi pro-palestinesi per protestare contro la guerra nella Striscia di Gaza. Il primo di questi è stato allestito alla fine di aprile all’Università di Warwick a Coventry (prima città nella storia a essere rasa al suolo dai bombardamenti, quella volta ad opera dei nazisti), seguito da Bristol, Sheffield, Manchester, Leeds e Newcastle.

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2 Commenti


  • Sergio Binazzi

    in Inghilterra mettono anche i magnacci come primo ministro, se come dite è diventato uno zio tom grazie alla moglie. evidentemente un bel matrimonio di convenienza gli ha sistemato la vita, che forse non sarebbe stata così brillante. bella gente anche gli inglesi!!!!


  • Tiberio

    Se in queste proteste non è contemplata la restituzione dei territori occupati dal 1947, come dice Pappé, che significa, che una volta cessate il fuoco e defenestrato Netanyahu torna tutto a posto?
    Siamo sicuri che nelle richieste di Hamas non ci sia anche questa rivendicazione?
    E se sì, perché non se ne parla nel mainstream?

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