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La sinistra radicale britannica ai ferri corti con il Partito Laburista

Il Parlamento britannico è stato ufficialmente sciolto giovedì 30 maggio in vista delle elezioni generali del 4 luglio. Si prevede che queste elezioni porteranno ad un cambiamento nel Regno Unito, visto che i laburisti sembrano in netto vantaggio sui conservatori.

Dopo quattordici anni di opposizione, il Labour si trova in una posizione di forza e il suo attuale leader, Keir Starmer, ex avvocato per i diritti umani proveniente dall’ala centrista, sta emergendo come il favorito per assumere la guida del governo.

Incapace di arrestare lo scivolone del suo partito nei sondaggi, la scorsa settimana il primo ministro Rishi Sunak ha cercato di riprendere l’iniziativa convocando le elezioni a luglio, anche se non erano previste prima dell’autunno.

Da allora, l’ex banchiere e ministro delle Finanze ha viaggiato per il Paese a ritmo frenetico, ma ha avuto un inizio di campagna difficile, segnato dall’annuncio delle elezioni generali sotto una pioggia battente e dalla incauta visita al quartiere Titanic di Belfast, che ha inevitabilmente attirato paragoni con l’affondamento del famoso transatlantico.

L’effetto sorpresa non ha ancora prodotto alcun miracolo e la prima settimana di campagna elettorale non ha cambiato granché.

I sondaggi danno i laburisti in media al 45% contro il 23% dei conservatori, suggerendo che, dato il sistema di voto a maggioranza semplice, i laburisti vinceranno con un margine molto ampio.

Ma il partito non è più da tempo quello che era divenuto sotto la leadership di Jeremy Corbyn.

Il nemico principale del Labour, in previsione della quasi certa vittoria elettorale, è diventatp la componente interna espressione di un radicamento popolare, di un sindacalismo militante e di posizioni chiare contro la guerra ed a favore della Palestina.

L’agenda neo-liberista del Labour

Rachel Reeves tenta ancora una volta di rafforzare le sue credenziali di manager “sensibile” delle finanze del Regno Unito. Il “Cancelliere ombra” del Labour ha annunciato all’inizio di questa settimana che il partito introdurrà un nuovo blocco fiscale, in base al quale ogni nuova modifica alla spesa pubblica richiederà una stima da parte dell’Ufficio per la responsabilità di bilancio.

Il Partito Laburista si era già legato le mani quando si tratta di politica fiscale. La regola adottata impegna il partito a far quadrare i conti nel corso del suo primo mandato quinquennale, e Reeves si è anche impegnata a non aumentare le tasse sulle grandi imprese o sui ricchi.

Un doppio incastro per cui il Labour non potrà in alcun modo aumentare la spesa pubblica una volta entrato in carica. A meno che non si verifichi un drastico aumento della crescita economica – uno scenario straordinariamente improbabile dato il contesto economico globale e il rifiuto dei laburisti di aumentare gli investimenti pubblici – ciò significa che non ci saranno più fondi per i servizi pubblici senza tagli ad altre aree di spesa.

Il pareggio dei conti entro la fine del prossimo parlamento richiederà probabilmente ben 20 miliardi di sterline di tagli ogni anno.

Se si atterranno alle loro attuali regole fiscali, il prossimo governo dovrà quindi impegnarsi a reimporre l’austerità.

Nel lungo periodo, l’austerità ha minato le fondamenta della nostra economia aumentando la povertà, esacerbando la disabilità e le malattie croniche e limitando gli investimenti del settore pubblico”, afferma un articolo di Jacobin che passa in rassegna la politica economica britannica e le proposte del Labour.

Al posto della democrazia, ci ritroviamo con un’autocrazia tecnocratica” sono le amare conclusioni dell’inchiesta.

L’appello di “The Morning Star” ai sindacati

L’editoriale del The Morning Star, quotidiano comunista britannico, lancia un appello chiedendo che “i sindacati affiliati al Labour si facciano avanti e mettano fine all’epurazione pre-elettorale che sta travolgendo i candidati parlamentari del partito”.

L’ultimo e più scioccante caso è stata la cancellazione di Faiza Shaheen come candidata per Chingford e Woodford Green, nell’est di Londra, dove avrebbe potuto sconfiggere l’ex leader dei Tories – Iain Duncan-Smith – “e questo nel collegio elettorale un tempo rappresentato dall’irriducibile thatcheriano Norman Tebbit”, riporta il MS.

Invece è stata scaricata senza tante cerimonie sulla base di un dossier risibile che include indicazioni decennali di sostegno a un candidato locale dei Verdi, il gradimento di un tweet che era una citazione di Nelson Mandela e in seguito alle pressioni esplicite del Movimento Laburista Ebraico, cioè l’anima sionista dentro il partito.

Come riporta il quotidiano comunista: “Shaheen è una donna musulmana carismatica e riflessiva, desiderosa di servire la comunità in cui è cresciuta. Nel 2019, come candidata laburista, si è assicurata uno dei pochi voti a favore del partito.

Da allora ha fatto una campagna instancabile per vincere il seggio, portando con sé il figlio appena nato. Il suo crimine è solo la simpatia esplicita per la causa palestinese.

Nei circoli dirigenti del Labour non si sa se è più forte l’odio verso la sinistra del Partito o la determinazione ad allinearlo a Israele, in previsione delle imminenti elezioni del 4 luglio, in cui potrebbero vincere “a mani basse” contro i conservatori.

Ma quella che è in corso è una vera e propria emorragia di voti.

Solo poche settimane fa il Labour ha perso centinaia di migliaia di voti alle elezioni locali per la sua posizione su Gaza, in particolare tra le comunità musulmane”, riporta il MS.

In risposta, i laburisti si sono impegnati a “tenere una conversazione” con queste comunità e ad “ascoltare” le loro preoccupazioni.

Se il trattamento riservato a Faiza Shaheen è un dato di fatto – unito alle notizie secondo cui la deputata di Poplar Apsana Begum, un’altra giovane musulmana che si è espressa a favore della Palestina, è in pericolo come candidata – lo scambio sarà piuttosto breve.

Anche altri sono stati scaricati. Ad esempio Lloyd Russell-Moyle, a Brighton, vittima in questo caso di accuse anonime relative a un antico incidente.

Altri parlamentari e candidati di sinistra temono di essere vittime dell’ala sionista del Partito prima o dopo l’esecutivo nazionale del Labour, che si riunirà il 4 giugno per scegliere i candidati.

I laburisti stanno infatti “paracadutando” i duri della destra in seggi sicuri, anche a costo di perdere molti voti. Per esempio il lobbista israeliano Luke Akehurst o Josh Simons di Labour Together, protagonista di una raffica di  insulti contro l’intera Scozia all’inizio di quest’anno, che farebbero fatica a vincere una qualsiasi selezione minimamente competitiva.

Il risultato è chiaramente quello di un partito parlamentare castrato, incapace e visibilmente non disposto a chiedere conto al governo conservatore che non riesce a risolvere nessuno dei problemi che affliggono il Paese.

Ma l’allontanamento di intere comunità e di milioni di elettori dal Partito Laburista sembra il prezzo inevitabile  che l’attuale leadership del Labour è disposto a pagare.

Solo i sindacati affiliati al Labour possono porre fine a questo attacco alla decenza e alla democrazia”, scrive il quotidiano comunista. Sei sindacati, tra cui Unite, grande affiliato del Labour, hanno indicato la strada scrivendo a Starmer per chiedere che Abbott sia autorizzato a candidarsi per il partito.

Ma è necessario fare di più. Due membri sindacali dell’esecutivo laburista facevano parte della commissione che ha nominato Shaheen”.

Ma è chiaro che gli spazi all’interno del Labour per la porzione più militante del sindacalismo britannico che per gli esponenti di quelle comunità che si sono espresse a gran voce in questi mesi a favore della Palestina si stanno drammaticamente chiudendo.

Jeremy Corbyn, candidato indipendente

In questo contesto la campagna elettorale di Jeremy Corbyn, ex leader della formazione, poi marginalizzato ed infine cacciato, è un aspetto interessante della ricostruzione della sinistra radicale in Gran Bretagna. Questa volta, però, fuori dal Labour.

Porre la “politica della speranza” al centro delle elezioni, ha detto Jeremy Corbyn ai suoi sostenitori mentre lanciava ufficialmente la sua campagna per essere rieletto nel suo collegio elettorale di Islington North.

Impegnandosi a farsi portavoce di “pace, giustizia e socialismo”, l’ex leader laburista ha detto a una folta platea che farà in modo che “coloro che sono messi a tacere siano ascoltati” e “coloro che sono messi da parte siano riportati dentro”.

Ha sottolineato la sua opposizione alla crescente disuguaglianza, con “milioni di persone che dipendono dai banchi alimentari solo per tirare avanti” mentre “i miliardari diventano sempre più ricchi”.

Riguardo all’industria idrica privatizzata, Corbyn ha detto di non sapere se ci siano parassiti nell’acqua del Tamigi, ma di certo ci sono “parassiti nel consiglio di amministrazione di Thames Water”.

Ha aggiunto che l’industria dovrebbe tornare di proprietà pubblica, come il Labour si era impegnato a fare quando era leader.

Il suo discorso ha anche sottolineato l’impegno ad affrontare il cambiamento climatico e ha promesso di continuare a essere una “voce per la pace, cercando soluzioni diplomatiche, esaminando le cause dei conflitti”, incluso lo “strapotere dell’industria delle armi”.

Alla manifestazione hanno partecipato anche diverse voci di Islington che hanno elogiato i 41 anni di attività di Corbyn come deputato locale.

La campagna di Corbyn ha sicuramente un focus iper-locale, con molti tributi al suo lavoro per conto degli elettori, ma nulla sul suo significato nazionale e internazionale come leader socialista.

Le sue richieste sono in linea con le politiche che ha promosso già da leader del partito, tra cui una “società più equa”, alloggi per tutti, “una Islington più verde”, un servizio sanitario nazionale completamente pubblico e la difesa della pace e dei diritti umani.

Si dice che la campagna elettorale dei laburisti centristi, nella circoscrizione, non sia andata bene finora, con il candidato imposto Praful Nargund che ha faticato a trovare molto sostegno per la sua opposizione all’eroe locale.

Parlando con i giornalisti dopo il comizio, Corbyn, a cui Starmer ha impedito di candidarsi nuovamente per il Labour, ha detto “Il Partito laburista dovrebbe essere una chiesa ampia”.

Ha sottolineato che Starmer sta cercando di epurare la sinistra dal partito, “ma ci deve essere una voce per la giustizia, la pace e il socialismo nella nostra società. E avete visto il messaggio qui stasera”.

Corbyn si è anche mobilitato per sostenere la sua compagna di lunga data, Diane Abbott, affermando che il modo in cui la deputata di Hackney North è stata trattata “è una vergogna assoluta; e sono disgustato dai palesi doppi standard, dall’ipocrisia e dal disprezzo per la democrazia locale, sotto gli occhi di tutti”.

Se il Parlamento avesse ascoltato Diane Abbott, non avremmo invaso l’Iraq, i neri britannici non sarebbero stati deportati nello scandalo Windrush e il nostro Paese non sarebbe stato decimato dall’austerità e dalle privatizzazioni

Bloccando la candidatura di Diane, stanno cercando di mettere a tacere una voce femminile nera che ha il coraggio di battersi per un mondo migliore. Qualunque cosa Diane decida di fare, io la sosterrò”.

In un comizio davanti al municipio di Hackney, la signora Abbott ha dichiarato che sta valutando la possibilità di correre alle elezioni come indipendente, come Corbyn, se le verrà negato il diritto di rappresentare il Labour. Mentre Faiza Shaheen, esclusa come candidata laburista a Chingford, minaccia azioni legali.

Le polemiche stanno travolgendo la campagna elettorale dei laburisti. Il segretario generale del sindacato dei vigili del fuoco Matt Wrack ha dichiarato: “Diane Abbott è una potente e popolare sostenitrice del Labour. Lei e gli altri candidati sono stati trattati in modo terribile”.

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1 Commento


  • Paolo

    Teresa May, Cameron, Johnson e Liz TruZZ dovrebbero essere sufficienti ad ogni persona di buon senso. ricordo solo per scrupolo la spregevole azione di johnson di trasformare una operazione dimostrativa in una guerra vera e propria, l’ignoranza plateale di Liz truss seduta su un challenger 2 (le armi che avrebbero terrorizzato i russi), Cameron che legittima l’attacco israeliano ad una ambasciata iraniana. tanto per rinfrescare la memoria perché si sa che noi italiani dimentichiamo presto. ricordo però anche un certo Tony Blair, spirito guida di Matteo Shish Renzi, e delle armi di distruzione di massa di Saddam Hussein. ricordate quel simpaticone di Colin Powell con la boccetta di antrace/borotalco? spero che i laburisti non si autodistruggano con qualche personaggio alla Tsipras che promette e poi sporca il pannolino. chissà forse mi sbaglio ma mi sembra solo un bluff anche questo

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