Nei Territori Palestinesi – Gaza e Cisgiordania – il sostegno ad Hamas si è attestato al 40 per cento, in crescita di sei punti rispetto a tre mesi fa. Due terzi dei palestinesi intervistati continuano a sostenere l’attacco del 7 ottobre e l’80% ritiene che esso abbia posto la questione palestinese al centro dell’attenzione globale. E’ quanto emerge dal sondaggio condotto dal 26 maggio al primo giugno dal Centro palestinese per la politica e la ricerca https://www.pcpsr.org/en
Soltanto il 20 per cento degli intervistati sostiene il partito palestinese Fatah del presidente Mahmoud Abbas, al potere nella Cisgiordania. Prima del 7 ottobre, data dell’attacco palestinese in Israele, il sostegno ad Hamas era pari al 22 per cento, mentre quello a Fatah al 26 per cento. Il sondaggio si basa su un campione di 1.570 intervistati, di cui 760 in Cisgiordania e 750 a Gaza.
Nella Striscia di Gaza il sondaggio è stato effettuato in zone dove non ci sono combattimenti.
In Cisgiordania, il 41 per cento dei residenti ha dichiarato di sostenere Hamas, in aumento rispetto al 35 per cento emerso dal sondaggio condotto tre mesi fa, mentre il 17 per cento sostiene Fatah (rispetto al 12 per cento di tre mesi fa).
Nella Striscia di Gaza, il sostegno ad Hamas è del 38 per cento, in aumento rispetto al 34 per cento di tre mesi fa, mentre il sostegno a Fatah si attesta, secondo il sondaggio, al 24 per cento (in lieve calo rispetto al 25 per cento di tre mesi fa).
Circa l’8 per cento degli intervistati ha espresso l’appoggio ad altri gruppi, mentre il 33 per cento ha affermato di non sostenere alcun gruppo o di non conoscerlo.
Il sondaggio precedente era stato condotto tra novembre e dicembre 2023
********
Qui di seguito il comunicato del Palestinian Centre for Policy and Survey Research che ha condotto il sondaggio.
Oltre il 60% dei palestinesi di Gaza riferisce di aver perso dei familiari nell’attuale guerra a Gaza, ma due terzi delle persone continuano a sostenere l’attacco del 7 ottobre e l’80% ritiene che esso abbia posto la questione palestinese al centro dell’attenzione globale.
Circa la metà dei gazawi si aspetta che Hamas vinca la guerra e torni a governare la Striscia di Gaza; un quarto dei gazawi si aspetta che Israele vinca.
L’aumento della richiesta di dimissioni del Presidente Abbas è accompagnato da un aumento della popolarità di Hamas e di Marwan Barghouti. L’aumento del sostegno alla lotta armata è accompagnato da un calo del sostegno alla soluzione dei due Stati mentre oltre il 60% si dice favorevole allo scioglimento dell’Autorità palestinese.
Questi sono i risultati dell’ultimo sondaggio condotto dal Palestinian Center for Policy and Survey Research (PSR) in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza tra il 26 maggio e il 1° giugno 2024.
Il periodo precedente al sondaggio ha visto la continuazione e l’espansione della guerra contro la Striscia di Gaza, includendo l’offensiva di terra nella periferia della città di Rafah, nel sud della Striscia di Gaza, l’occupazione del valico di Rafah con l’Egitto, il controllo del Corridoio di Salah al-Din, noto anche come Corridoio Filadelfia, e il ritorno dell’esercito israeliano ad occupare Jabalia e altre aree nel nord della Striscia di Gaza.
Questi sviluppi hanno portato a un’escalation delle sofferenze umanitarie e allo spostamento di circa un milione di sfollati e non sfollati dall’area di Rafah e dai rifugi nell’area di Al-Mawasi e in altre zone da cui l’esercito israeliano si è ritirato nell’area di Khan Younis, Deir al-Balah e altre aree nella Striscia di Gaza centrale.
La carestia si è intensificata anche nella Striscia di Gaza settentrionale e in altre aree dove gli aiuti sono scarsi a causa della chiusura del valico di Rafah con l’Egitto, dopo che è stato occupato dall’esercito israeliano, e dell’impossibilità di utilizzare il bacino galleggiante costruito dagli Stati Uniti nel nord della Striscia, che è diventato inattivo a causa delle tempeste.
Gli sforzi per raggiungere un cessate il fuoco sono falliti durante questo periodo, nonostante la prosecuzione di questi sforzi guidati da Qatar, Egitto e Stati Uniti e nonostante l’accettazione da parte di Hamas, all’inizio di maggio, di un accordo di cessate il fuoco presentato dai mediatori egiziani.
Si è continuato a parlare del “day after”, con scarsi progressi a causa del rifiuto del governo israeliano. Ma la necessità di riformare e “rivitalizzare” l’Autorità palestinese ha portato alla formazione di un nuovo governo palestinese, composto da professionisti, guidato dall’economista Muhammad Mustafa. Nel frattempo, sono continuate le restrizioni alla circolazione dei palestinesi in Cisgiordania e le entrate della maggior parte delle città e dei villaggi hanno continuato a essere chiuse dall’esercito israeliano per impedire ai residenti di accedere alle strade principali. È continuata anche la violenza dei coloni contro le città e i villaggi palestinesi nelle aree non protette delle zone B e C della Cisgiordania.
Per garantire la sicurezza dei nostri raccoglitori di dati nella Striscia di Gaza, le interviste sono state condotte con i residenti in aree specifiche in cui non erano presenti combattimenti attivi. Le aree coperte comprendevano parti delle aree di Rafah e Khan Younis e della Striscia di Gaza centrale e tutti i rifugi al suo interno, ma non l’enclave settentrionale assediata e altre aree di combattimento nella Striscia di Gaza centrale e nell’area orientale di Rafah. Questo sondaggio copre tutte le questioni sopra citate e altre questioni come le condizioni interne e l’equilibrio di potere interno, il processo di pace e le opzioni alternative disponibili per i palestinesi alla luce dell’attuale stallo di tale processo.
La dimensione del campione di questo sondaggio era di 1570 adulti, di cui 760 sono stati intervistati faccia a faccia in Cisgiordania (in 76 località residenziali) e 750 nella Striscia di Gaza (in 75 località). A causa dell’incertezza sull’esatta dimensione e distribuzione della popolazione nella Striscia di Gaza in quel momento, abbiamo quasi raddoppiato la dimensione del campione in quell’area per ridurre il margine di errore.
Il campione totale è stato riponderato per rispecchiare l’effettiva dimensione relativa della popolazione nelle due aree palestinesi. Pertanto, il campione utilizzato è rappresentativo dell’intera popolazione delle due regioni. Il margine di errore è del +/-3%.
Il sondaggio integrale è leggibile qui: https://www.pcpsr.org/en/node/980
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa
avv.alessandro ballicu
piaccia o non piaccia ai nazisti israeliani e ai loro amici occidentali, il gruppo di hamas è il legittimo rappresentante dei palestinesi di Gaza, del resto dal 1945 fino alla nascita dello stato di israele, gli ebrei praticavano azioni terroristiche contro gli inglesi e uccisero perfino un rappresentante dell’onu, grazie a quei metodi ottennero la costituzione del loro stato e i terroristi sono diventati eroi e statisti di israele,
purtroppo come in tutte le storie- come sosteneva Marx- l’economia è la struttura- pertanto i capitalisti ebrei aiutano in tutti i modi lo stato di israele in guisa che quello stato è ” più uguale degli altri” e qualunque crimine, che commesso da chiunque altro sarebbe perseguito e punito anche con guerre, se perpetrato da israele anche con genocidio, pulizia etnica etc è sempre accettato dai loro protettori e complici plutocrati.
sic transit gloria mundi. w la Palestina libera e indipendente dal fiume al mare.
Redazione Roma
Il legittimo rappresentante dei palestinesi a nostro avviso rimane l’OLP, purtroppo svuotata e svilita dall’ANP dalla sua funzione aggregatrice di tutti i palestinesi (dai Territori Occupati ai campi profughi della diaspora, da Gerusalemme a quelli che vivono in Israele). Se anche Hamas entrasse nell’Olp, i palestinesi avrebbero di nuovo uno strumento formidabile di lotta, rappresentanza e proiezione politica. Ci si è avvicinati a questo passaggio ma ancora non è stato compiuto. La Resistenza palestinese sono tutte le organizzazioni palestinesi che resistono. Alcune sono più forti, altre meno, e Hamas è parte integrante e importante come le altre di questa resistenza, ma è l’unità che ha fatto la forza. Lo dimostrano Gaza e Cisgiordania.
Lo Re
Concordo con il primo commentatore. L’ Olp è un retaggio del passato. Era potente ed aveva consenso perché lottava per e con il popolo. Ma ai tempi di Yasser Harafat. Adesso e’ solo un partito senza consensi. la Palestina è Hamas cara redazione, e prima anche la stampa lo riconosce meglio sarà per tutti. Inoltre Hamas è filo iraniana. Grazie a Teheran la guerriglia e’ ancora forte e gl’ israeliani ancora non controllano tutta l’ area. Onore e gloria ad Hamas!
piero angius
Apparirà una pazzia o assurdità, ma a mio parere un modo per risolvere in qualche modo il problema di Israele e Palestina consiste nel creare una grande fusione, una lega o melting pot tra i popoli confliggenti. Già Alessandro il Grande, il Macedone, nel IV sec. a.c. prescriveva ai propri generali di unirsi in matrimonio con le principesse o donne nobili che abitavano nei territori conquistati. Anche nel caso in questione bisognerebbe procedere a matrimoni misti tra le genti confliggenti. Certamente vi sarebbero vari problemi da risolvere: Tra i tanti, quello delle differenze religiose. Ma a tal riguardo le difficoltà non sembrerebbero insormontabili, ad es. se si prende in considerazione la costituzione Italiana, agli artt. 3, e 8. Con il melting pot di cui sopra, probabilmente ci sarebbero dei problemi nel corso delle prime generazionii dei legami misti, ma sicuramente dopo qualche secolo il problema potrebbe essere pressochè risolto.. Invero, teniamo conto che la rivalità tra Ebrei,, Palestinesi o Filistei, e Iraniani o Persiani, perdura da circa 2500 anni.
Un saluto a tutti. Piero Angius, 5-10-2024