La banca svizzera UBS ha pubblicato di recente il Billionaire Ambitions Report 2024. Un report che fornisce dati su quanto è cresciuta la ricchezza dei ricchi e se il numero degli stessi cresce o cala, a seconda del paese. Il report di quest’anno fornisce un quadro chiaro sullo stato del capitalismo, oramai pienamente inserito in una fase vorace di accumulazione di ricchezza e inabissato in una crisi sempre più forte.
Tra il 2015 e il 2024, il numero di miliardari è cresciuto di oltre la metà, passando da 1.757 a 2.682, mentre il patrimonio complessivo è più che raddoppiato, raggiungendo i 14 mila miliardi di dollari. Per fare un paragone: il PIL di un paese industrializzato come la Germania è 4 mila miliardi. In 10 anni i ricchi hanno aumentato la propria ricchezza del 121%, con i big del settore tech a fare il balzo più grande, con una accelerazione a partire dal 2020 con la pandemia.
Crescono in tutti i paesi, anche in India, che si piazza terza per numero di miliardari. C’è solo un paese che vede il numero di ricchi calare costantemente ogni anno dal 2021: la Cina. Difatti dal 2021, anno in cui il numero di ricchi ha raggiunto il suo picco, 1185, è iniziato un calo che sembra inesorabile. In tre anni la Cina ha “perso” il 36% di miliardari e ad oggi sono 753. Di questi 753 solo il 30% ha visto aumentare il proprio patrimonio, per tutti gli altri il calo è stato netto.
La Cina è quindi in piena contro tendenza rispetto al resto del mondo industrializzato, dove la polarizzazione economica si sta sempre più allargando, i ricchi sono sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri. Il motivo di questo calo è da ricercare nelle politiche del Partito Comunista Cinese e del segretario generale Xi Jinping.
Proprio nel 2021 durante una riunione della Commissione Centrale degli Affari Economici del PCC, Xi Jinping ha fatto un discorso, pubblicato in seguito sulla rivista teorica del Partito Comunista Qiushi, sulla implementazione della Prosperità Comune, un termine che viene direttamente da Mao.
Nel suo discorso Xi ha dichiarato che: ”il divario di ricchezza e il crollo della classe media hanno aggravato le divisioni sociali, la polarizzazione politica e il populismo, dando una profonda lezione al mondo”, affermando poi che la Cina deve proteggersi da ciò.
Xi ha poi definito la Prosperità Comune come un passaggio fondamentale per la costruzione del socialismo con caratteristiche cinesi, specificando che prosperità per tutti significa ricchezza per tutti e non per pochi. Nel 2023 ribadendo la linea politica ha dichiarato che uno degli obiettivi è quello di sfatare il mito per cui modernizzazione significa occidentalizzazione.
Sul solco della Prosperità Comune il governo cinese ha implementato diverse riforme atte a mettere sotto più stretto controllo le grandi aziende private e per l’inizio di una nuova redistribuzione della ricchezza. Sebbene la Cina con Deng abbia sviluppato un’economia non più prettamente statale ma aperta all’impresa privata, lo stato continua ad avere un ruolo da protagonista sia nell’economia reale, sia nella regolamentazione del mercato e delle stesse imprese private.
A differenza dell’occidente e delle economie di libero mercato, la Borsa cinese è fortemente limitata e controllata nel suo agire, in più ogni grande impresa ha nel suo cda almeno un componente del Partito Comunista Cinese che ha un ruolo di controllo delle decisioni aziendali. Le conseguenze di questa regolamentazione ferrea del mercato sono evidenti. I CEO e i proprietari delle aziende private cinesi non hanno la libertà di fare quello che vogliono, come invece accade in occidente.
Una delle componenti del progetto della Prosperità Comune è la restrizione delle leggi anti monopoli. La legge colpisce principalmente le aziende del settore tecnologico e impedisce che esse diventino troppo grandi o che possano comprare e fondersi con aziende concorrenti, impedendo di fatto la costituzione di imprese “too big to fail” e la costruzione di una influenza politica nei confronti del governo. Il lobbismo in Cina è vietato e non a caso.
Una di queste leggi impedisce l’utilizzo di algoritmi per per far spendere di più gli utenti e di profilarli raccogliendo i loro dati. Ciò ha portato a multare big come come Alibaba Group, Tencent, Baidu e DiDi per aver infranto la legge portando avanti politiche aziendali che raccoglievano dati sensibili a scopi commerciali e obbligavano i commercianti sulle loro piattaforme a firmare contratti di esclusività sulla vendita dei loro prodotti.
In linea con questo principio, il 20° Congresso del Partito ha sottolineato che l’agenda economica del Partito concentrerà i piani quinquennali futuri sulla qualità della crescita, piuttosto che sulla quantità grezza. Uno dei casi più importanti sull’applicazione reale della Prosperità Comune è stato quello di Jack Ma, il fondatore di Alibaba.
Nel 2020 la società Ant Group, che possiede l’app di pagamenti digitali più usata al mondo, Alipay, ha aperto una IPO, offerta pubblica iniziale, sulle borse di Shanghai e Hong Kong per raccogliere 34 miliardi di dollari di capitalizzazione. Questo ha portato la China Securities Regulatory Commission e la State Administration for Market Regulation ad intervenire per impedire che diventasse una società ancora più grande e che accrescesse il potere economico di Alibaba. Ant Group ha ritirato l’IPO e non si è più quotata nei listini della borsa.
La differenza con l’occidente è gigantesca. Negli USA Jack Ma avrebbe potuto fare come gli pare e raccogliere IPO per la quotazione in borse per qualsiasi sua azienda senza che nessun ente regolatore potesse impedirglielo.
In Cina le leggi anti monopolio e la strettissima regolamentazione del mercato finanziario impediscono di fatto la creazione di corporazioni come nei sistemi capitalisti e il primato dello stato non è mai messo in discussione, a partire dagli stessi imprenditori.
La linea della Prosperità Comune e la dimostrazione della sua applicazione ha portato le imprese a dare un proprio contributo, sollecitato indirettamente dal governo. Un esempio: a partire dal 2022 ci sono stati grandi tagli salariali per i banchieri delle banche d’investimento, a volte fino al 60%. Un trend che colpisce tutto il settore privato dell’economia cinese.
A tutto questo va aggiunto il progressivo divieto di estrazione e commercio delle criptovalute, che a causa del loro processo energivoro, collegato direttamente all’estrazione e utilizzo di carbone, contrastavano la linea della rivoluzione verde del governo, che punta alla dismissione progressiva delle centrali a carbone. Per implementare ulteriore pressione e controllo sulle grandi imprese e della loro ricerca del profitto, il governo cinese ha acquisito dal 2021 fette sempre più grandi di quote azionarie delle aziende, incidendo quindi sui compensi di manager e grandi azionisti.
Le riforme hanno anche colpito il famigerato “programma 996” applicato da molte grandi aziende. 996 fa riferimento al numero di ore di lavoro annuali di un lavoratore, con turni quotidiani di 12 ore per un totale di 72 ore a settimana. Il sistema è da sempre illegale in Cina, ma il governo ha dato più poteri ai tribunali e agli organismi di controllo per difendere i lavoratori e punire le aziende che lo applicano.
Xi Jinping ha proiettato al 2035 e al 2050 i vari step del raggiungimento degli obiettivi del programma Prosperità Comune. Entro metà secolo l’obiettivo principale è quello di assottigliare sempre di più le differenze di reddito, eliminando progressivamente il numero di ricchi e aumentando quello della classe media.
Non sorprende quindi il dato per cui sia il numero che il patrimonio dei miliardari cinesi stia diminuendo di anno in anno sensibilmente e allo stesso tempo salari e potere d’acquisto dei lavoratori si trovino al contrario in una fase di forte crescita. In molti, anche tra i comunisti, criticano la Cina per il suo sistema economico socialista e nel paese persistono contraddizioni molto forti.
La differenza la fa però lo stesso governo cinese, che consapevole dei problemi e conscio della transizione al socialismo che sta vivendo, sta apportando politiche molto forti che mai potremmo vedere in occidente. Vi sembra poco?
* da Facebook
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antonio D.
.da notare – mettere in grande evidenza – come nell’Occidente capitalista; borghese e neocolonialista; i miliardari stanno crescendo a vanno al potere politico (Usa docet): mentre nella Cina “pre o postcomunista” (?) oltre a una probabile “via della seta” ci viene mostrata anche una possibile altra via praticabile!
Che se ne può ne pensare?
Marco
Poco?!! …un sogno ad occhi aperti!