Come ogni primo gennaio 2025, Cuba celebra il 66esimo anniversario del trionfo della Rivoluzione cubana, un evento che ha segnato profondamente la storia del Paese e del mondo.
Il rovesciamento del regime di Fulgencio Batista il primo gennaio 1959 da parte del Movimento del 26 Luglio, guidato da Fidel Castro, ha dato avvio alla costruzione di una società socialista che, nonostante sfide e ostacoli, continua a essere punto di riferimento per i movimenti progressisti globali.
Le celebrazioni ufficiali si sono svolte principalmente a Santiago de Cuba, luogo simbolico della Rivoluzione, dove il generale Raúl Castro ha ricordato l’importanza di mantenere viva la memoria del processo rivoluzionario.
“La Rivoluzione non è solo un evento storico, ma un progetto che si rinnova ogni giorno con il lavoro e il sacrificio del nostro popolo”, ha dichiarato Castro davanti a migliaia di cittadini riuniti in Plaza de la Revolución.
Il presidente cubano Miguel Díaz-Canel, in un discorso trasmesso a livello nazionale, ha sottolineato: “Questo anniversario ci invita a riflettere su quanto abbiamo costruito, sulle conquiste ottenute, e sulle difficoltà che ancora affrontiamo, soprattutto a causa del bloqueo economico imposto dagli Stati Uniti. Ma come sempre, il popolo cubano dimostra una resistenza eroica.”
La Rivoluzione cubana, iniziata con l’assalto alla caserma Moncada nel 1953 e culminata nel 1959, ha portato a profonde trasformazioni sociali ed economiche, tra cui la riforma agraria, l’alfabetizzazione universale e l’accesso gratuito all’istruzione e alla sanità. Fidel Castro descrisse il processo rivoluzionario come “un’opera di giustizia sociale senza precedenti, incentrata sulla dignità umana e sull’uguaglianza”.
In questo anniversario, il governo cubano ha anche ricordato le parole di Fidel: “Una Rivoluzione non è un cammino facile; è un atto di sfida e di fede nel futuro.” Queste parole risuonano ancora oggi, specialmente in un contesto internazionale complesso, in cui Cuba continua a opporsi alle pressioni economiche e politiche internazionali.
Cuba celebra il suo 66esimo anniversario in un anno in cui ha rafforzato il suo ruolo sulla scena mondiale. Durante il 2024, L’Avana ha ospitato il Vertice del Gruppo dei 77 + Cina, consolidando il suo impegno a favore della cooperazione Sud-Sud. Díaz-Canel ha ribadito l’importanza di promuovere “un ordine mondiale più giusto e inclusivo, dove i popoli non siano vittime di politiche imperialiste.”
L’ambasciatore cinese a Cuba, in occasione dell’anniversario, ha inviato un messaggio di sostegno, definendo la Rivoluzione cubana “un faro per tutti i popoli in lotta per la propria autodeterminazione.”
Nonostante le difficoltà economiche aggravate dal bloqueo statunitense e dalla crisi globale, il governo cubano ha sottolineato l’importanza di rimanere fedeli ai principi rivoluzionari. L’ex presidente Raúl Castro ha dichiarato: “La Rivoluzione vive in ogni gesto di solidarietà, in ogni scuola, ospedale e fabbrica. È nei sogni e nelle speranze dei nostri giovani.”
In piazze e quartieri di tutta l’isola, migliaia di cittadini hanno partecipato a marce, eventi culturali e dibattiti, celebrando l’eredità della Rivoluzione e rinnovando il loro impegno verso il socialismo.
Il missionario comboniano Alex Zanotelli, noto sostenitore delle cause sociali e della giustizia globale, ha inviato un messaggio di solidarietà: “La Rivoluzione cubana è un esempio vivente di lotta contro l’oppressione economica e culturale. È un monito per tutti noi a non arrenderci nella costruzione di un mondo più giusto.”
In questo 66esimo anniversario, la Rivoluzione cubana si conferma non solo un evento storico, ma un processo in evoluzione. Come ricordano le parole di Fidel, il futuro di Cuba sarà costruito dal suo popolo: “La Rivoluzione è di tutti coloro che credono che un mondo migliore sia possibile. E per Cuba, questo è solo l’inizio.”
Una riflessione
Inizia questo bellissimo sessantaseiesimo anno di anniversario, appunto della Rivoluzione cubana: 66 anni di continua lotta, di resistenza, di esempio per l’umanità, di sofferenza, di resistenza eroica contro l’infame blocco e addirittura anche con l’inserimento infame di Cuba nell’elenco dei paesi patrocinanti del terrorismo. Quando, è ormai noto e lo sanno tutte le persone attente, il terrorismo è sempre e solo un terrorismo di Stato.
E nessuno mette sotto accusa, come invece dovrebbe, Israele, che è diffusore di terrorismo di Stato e pratica genocidio contro il popolo palestinese.
Possiamo ricordare le mille forme del terrorismo di Stato: a partire dalla guerra, dalla proliferazione dell’industria delle armi. Possiamo ricordare il terrorismo di Stato anche in Italia, con lo stragismo. Possiamo dire che anche l’economia di guerra, le sanzioni e il blocco sono crimini contro l’umanità, sono genocidi ed è terrorismo di Stato.
Cuba, invece, continua a rappresentare l’orizzonte dell’umanità nuova, con una gestione del processo rivoluzionario in discontinuità assoluta anche rispetto alle altre costruzioni e modalità di modelli socialisti, come quello — pur curioso e rappresentativo di un’alternativa storica al capitalismo e all’imperialismo — dell’Unione Sovietica.
Pensare, per me che ho intorno ai settant’anni, alla Rivoluzione cubana significa pensare alle idee, alla teoria, alla pratica di ciò che mi ha accompagnato per tutta la vita. Mi sono formato come comunista con la Rivoluzione cubana: avevo 14 anni. Pensare a celebrarla significa pensare a Fidel Castro, pensare alla guerriglia, pensare alla resistenza, a come si deve governare, quindi a come si vince un processo rivoluzionario e a come si gestisce.
Che Guevara, in particolare, rappresenta una figura chiave: stratega, leader e ministro, con una visione che non poteva che includere il destino del suo Paese, ma anche il destino dell’umanità.
Nel mio piccolo, ho tentato, in qualche maniera, di portare avanti questi ideali, insieme ai compagni di percorso, in tutti questi anni, prima con il gruppo della sinistra extraparlamentare Potere operaio e poi con il comitato comunista di Centocelle (con tutte le vicende organizzate ad esso relazionate e penso ben raccontate storicamente e analizzate politicamente anche nel libro “Centocellaros” scritto insieme a Luigi Rosati).
E sempre Cuba rivoluzionaria rimane un punto di riferimento della nostra storia e del nostro pensiero.
Abbiamo cercato, e cerchiamo, non solo di apprezzare ciò che fanno i compagni cubani, ma anche di porci in una corretta comprensione dei legami storici, senza nessuna assunzione acritica.
Questo per comprendere il legame storico tra la Rivoluzione cubana e il percorso di riscatto dell’umanità, l’abbattimento di quello che è il regime della guerra, rappresentato dal mondo capitalistico.
Le trasformazioni che hanno caratterizzato la Rivoluzione cubana, il mettere al centro la costruzione del socialismo senza mai abbandonare i principi chiave, nonostante le ripetute offerte di compromessi da parte della cosiddetta sinistra internazionale, ci hanno dato una prospettiva rivoluzionaria. Ci hanno formato e continuano a tracciare quelli che sono i nostri percorsi, i nostri percorsi di rivoluzionari.
Oggi, nel momento in cui esprimiamo solidarietà fraterna e attiva con i governi rivoluzionari di Cuba, Nicaragua e Venezuela, portiamo avanti anche con la nostra scuola marxista decoloniale un percorso di riscatto dei Sud globali.
La Rete dei Comunisti continua, in maniera molto serena e modesta, senza atteggiarsi a partito ma agendo nella forma partito, per compiere un percorso continuo di passione politica, cominciato ormai decenni fa e che con tanta passione continua con una sempre approfondita e articolata relazione prassi – teoria- prassi .
La Rivoluzione cubana ci ha permesso, anche a piccoli passi, con tutti anche i nostri limiti ma con la ragione della Politica , la P maiuscola è d’obbligo in questo caso , di andare avanti per comprendere cosa significa incidere sul reale per essere rivoluzionari. Ci ha dato un senso del viaggio, della natura delle relazioni, delle nostre esperienze nel fare percorso di organizzazioni.
Con la nostra scuola marxista, con le strutture della Rete dei Comunisti, con Contropiano, con il centro studi CESTES , con le nostre strutture politiche giovanili come Cambiare Rotta, con l’organizzazione come costante pratica nel divenire storico e con il ruolo che molti dei nostri compagni svolgono con dedizione nelle strutture sindacali conflittuali — di cui l’USB è sicuramente la più importante nel nostro Paese — abbiamo intessuto un rapporto di internazionalismo solidale.
Questa passione politica, questi 55 anni di attività e militanza, mi danno oggi un’emozione particolare. Pensare che la resistenza di Cuba continua a rappresentare la battaglia di liberazione e di solidarietà internazionalista come elemento costituente di un processo rivoluzionario internazionale per un futuro certo di cambiamenti epocali, ci dà speranza.
Questa certezza si nutre delle prospettive che emergono già a partire dalle ipotesi multicentriche, dalle costruzioni di alternative rappresentate, in primis, da esperienze come quella del Venezuela e dai progetti internazionali dell’ALBA, come il Banco del Sur.
Ecco perché il viaggio rivoluzionario, emotivamente coinvolgente, che con i compagni della Rete dei Comunisti sto facendo, punta forte sull’insegnamento che ci porteremo sempre dentro, tratto da questa grande Rivoluzione.
Cuba, con la sua resistenza creativa, dimostra che l’autodeterminazione e la costruzione del socialismo sono ancora possibili, nonostante gli ostacoli. Cuba rappresenta un esempio fondamentale per capire cosa significa essere rivoluzionari oggi.
Con il primo gennaio 2025, inoltre, Cuba entra nei Brics e dunque il 66esimo anniversario l’avvio di una nuova stagione geopolitica per l’isola caraibica. L’area Brics potrebbe costituire il rafforzamento di nuove sinergie e commerci multilaterali.
L’integrazione di Cuba nei Brics+ incorpora delle aspettative giudicate «interessanti e promettenti» e bisogna dare atto al presidente Disz-Canel e al resto del governo cubano di aver raggiunto questo risultato. BRICS+ rappresentano il mondo che vuole nascere mentre l’Unione Europea, gli USA e l’Occidente sono il vecchio che si rifiuta di morire, di lasciare spazio ad un mondo multipolare che stenta a crearsi.
L’unica salvezza potrà sbocciare esclusivamente dalla spaccatura tra il vecchio mondo dei diritti umani e delle libertà individuali e il nuovo mondo della pace, della prosperità condivisa e della difesa dell’ambiente per la globalizzazione della solidarietà e della complementarietà.
Attraverso l’unione dei popoli, l’adozione di una visione multipolare come pilastro del sistema mondiale e l’urgenza di salvaguardare ecologicamente il pianeta, si può invertire la rotta verso un futuro di giustizia sociale e uguaglianza.
Hasta la victoria siempre.
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Pasquale
M-26-7 Viva Cuba!