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Ancora un F-35 statunitense precipitato, in Alaska

Un F-35 di quinta generazione, appartenente  all’US Air Force, è precipitato martedì 28 gennaio alle 12:49 in Alaska in un’esercitazione di addestramento. L’incidente è avvenuto presso la base aerea di Eielson, durante l’avvicinamento alla fase di atterraggio (al link le immagini dell’impatto: https://t.me/two_majors/42148)

La causa dell’impatto

A quanto si apprende, il pilota ha segnalato una situazione di emergenza alla torre si controllo e si è eiettato dalla cabina di pilotaggio. Attualmente si trova ricoverato presso il Bassett Army Hospital, sotto osservazione.

L’Associated Press riporta che il pilota “ha avuto un malfunzionamento in volo”, come ha dichiarato in una conferenza stampa il colonnello dell’Aeronautica Militare Paul Townsend, comandante del 354° Fighter Wing.

I tanti incidenti accaduti all’F-35

Quello di martedì è l’ennesimo incidente negli ultimi anni che riguarda il caccia di quinta generazione prodotto da Lockheed Martin.

Nel settembre 2018, un F-35B del Corpo dei Marines si è schiantato nella Carolina del Sud.

Nell’aprile 2019, un F-35A giapponese è precipitato nell’Oceano Pacifico al largo del Giappone settentrionale.

Nel maggio dell’anno successivo, un F-35A dell’aeronautica statunitense si è schiantato in Florida durante un’addestramento di routine.

Nel settembre del 2023, un incidente analogo a quello occorso cinque anni prima è occorso un altro F-35B dei Marine, caduto ancora nella Carolina del Sud.

Nel 2024, ad aprile un F-35B sempre dei Marines è stato danneggiato da un colpo sparato con il suo stesso cannone. A maggio invece lo stesso modello di caccia si è schiantato fuori dal perimetro della base aerea di Albuquerque.

La produzione di Lockheed Martin

Lo scorso anno Lockheed Martin ha consegnato 110 caccia F-35 alle forze armate statunitensi e ai suoi alleati, raggiungendo il massimo della consegne pianificate per il periodo, comprese tra i 75 e i 110 aerei.

Dall’inizio della produzione, i caccia prodotti sono stati più di 1.000, numero accreditato di triplicare nel corso del prossimo decennio, al ritmo di 100-150 modelli annui.

Si può ancora parlare di superiorità tecnologica occidentale?

La scorsa settimana avevamo trattato il dilemma in cui si trova il Regno Unito, alle prese con la scelta di valore strategico tra la produzione l’F-35 statunitense e l’Eurofigheter europeo, il primo più performante, il secondo con un maggior impatto per l’industria e il lavoro nell’Isola – al netto delle considerazioni geopolitiche.

La realtà è che la superiorità tecnologica occidental-statunitense, anche in campo militare, mostra i segni del tempo e della crisi in cui sì è ficcato il blocco euroatlantico.

La vicenda DeepSeek, così come accaduto per Huawei o Lenovo in altri settori, non sono che manifestazioni di un tendenza che emerge con sempre più frequenza: l’inizio della fine dell’egemonia occidentale anche nel campo dello sviluppo tecnologico, dove la Cina sta lanciando la sfida non più come “fabbrica del mondo”, ma al “segmento più sviluppato della catena del valore”.

A giudicare dalle performance dell'”avanzatissimo” F-35, al pari degli andamenti dei maggiori titoli hi-tech sui mercati finanziari, forse al Pentagono hanno smesso di dormire sonni tranquilli.

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