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I droni che hanno attaccato la Global Sumud Flotilla sarebbero partiti dall’Italia o da Malta

Il Global Movement to Gaza (GMG), una delle realtà che promuovono l’iniziativa della Global Sumud Flotilla, ha pubblicato un dossier nel quale accusa esplicitamente Israele di essere il responsabile degli attacchi condotti contro le navi della missione. Inoltre, accanto alla responsabilità israeliana, viene anche adombrata la complicità, se non il diretto sostegno, o dell’Italia o di Malta.

Gli eventi sono noti a tutti: il 9 e il 10 settembre due imbarcazioni della flotta diretta a Gaza – la Family e la Alma – sono state colpite da attacchi esplosivi e incendiari. La vile incursione su delle navi civili impegnate in un azioni umanitarie non ha fatto vittime, ma ha provocato danni che hanno costretto ad attardarsi in riparazioni indispensabili.

Oltre a questo, c’è l’evidente tentativo intimidatorio di quella che è una vera e propria azione terroristica, facilmente iscrivibile nel tipico modo di agire di Israele, che del resto aveva già avvertito che avrebbe trattato gli equipaggi della Flotilla come terroristi. Altro affare è però il possibile ruolo che può aver avuto Malta o, soprattutto, il nostro paese.

Infatti, GMG pone l’attenzione su una serie di voli di velivoli militari israeliani, avvenuti tra Sigonella, Malta e la Tunisia. Il 2 settembre un C-130 israeliano è atterrato a Sigonella, arrivato dalla base di Nevatim, nel sud di Israele. Quasi contemporaneamente, a Malta è giunto pure un C-130J Super Hercules, il cui transponder è stato spento una volta a terra.

Entrambi gli aerei, stando alla ricostruzione fatta dal quotidiano catalano Ara sulla base dei registri di volo della piattaforma indipendente ADS-B Exchange, sarebbero stati accompagnati da dei Gulfstream 5 da ricognizione e sorveglianza elettronica, usati ad esempio anche dall’Italia. Tutti e due i velivoli avrebbero sorvolato Malta e la costa tunisina, prima di sparire anch’essi dai radar.

Il 3 settembre, lo Stato maggiore della Difesa italiana, interrogato sul perché il C-130 israeliano, aereo da trasporto militare tattico, fosse a Sigonella, aveva dichiarato che si era trattato di un semplice scalo tecnico per rifornimento, sottolineando il fatto che a bordo c’era solo personale logistico.

Ora i dubbi sulla verità di queste parole aumentano, considerato che i droni non hanno un’autonomia che gli permetta di arrivare dalle coste palestinesi a quelle tunisine. Un altro pezzetto di storia che avvalora l’ipotesi per cui l’Italia – e Malta – sia stata la base da cui è partito l’atto di terrorismo sionista lo ricostruisce il Fatto Quotidiano.

Il giornale ha segnalato che, tra la fine di agosto e l’11 settembre, sono stati diversi i droni statunitensi e i mezzi dell’Aeronautica italiana che hanno sorvolato le coste di Catania, Augusta e Siracusa, ovvero i luoghi in cui andavano riunendosi le imbarcazione della Flotilla. In particolare, un elicottero AW-139 italiano ha compiuto ben sette missioni sopra questi luoghi, tra il 26 agosto e il 9 settembre.

Se non c’è stata una partecipazione diretta alle azioni terroristiche israeliane, è ipotizzabile quantomeno una sorveglianza e condivisione di informazioni che ha aiutato a pianificare quelli che il GMG ha definito “attacchi premeditati con proiettili a bassa capacità, concepiti per intimidire“, realizzati “dal territorio europeo e con l’uso dello spazio aereo europeo“.

Nel caso in cui tutto ciò fosse confermato, allora ci troveremmo di fronte al fatto per cui non solo il governo sostiene il genocidio, sia dal punto di vista diplomatico, sia da quello economico e militare, mantenendo le relazioni con Tel Aviv; ma, in sostanza, le forze armate del paese avrebbero anche svolto una funzione imprescindibile di appoggio e sussidiaria di informazione verso un atto terroristico, per di più rivolto verso una missione umanitaria in cui sono presenti anche cittadini italiani.

La presidente del Consiglio e il ministro della Difesa dovrebbero essere chiamati al più presto a fare luce sul ruolo svolto dall’Aeronautica e sul possibile utilizzo del territorio nazionale come piattaforma per condurre tali atti terroristici. Tanto più ora che le navi si avvicinano a Malta, dove a inizio maggio anche l’imbarcazione della Freedom Flotilla era stata attaccata.

Non solo bisogna fare in modo che la missione per la rottura dell’assedio di Gaza venga tutelata, ma anche che Israele venga posto di fronte alle responsabilità per i suoi crimini contro l’umanità. Per questo le mobilitazioni di questi giorni acquistano progressivamente importanza, mentre tutte le energie vanno fatte convergere verso lo sciopero generale del 22 settembre.

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