I fatti devono ancora essere chiariti in tutti i loro dettagli, ma l’ennesima sparatoria avvenuta negli Stati Uniti, svoltasi presso una sede della Immigration and Customs Enforcement (ICE), l’agenzia federale che si occupa delle frontiere e dell’immigrazione, si annuncia come un’occasione che diverrà il capro espiatorio di un inasprimento ulteriore della repressione interna degli States.
Intorno alle 6:40 del mattino del 24 settembre, un uomo appostato sopra un tetto di un edificio ha aperto il fuoco verso degli uffici dell’ICE, dove si svolgono processi brevi nei confronti di coloro che sono ritenuti colpevoli di aver violato leggi e disposizioni sull’immigrazione. Ha aperto il fuoco al momento dell’arrivo di un furgone che trasportava persone in stato d’arresto.
Nel giro di una ventina di minuti ha ucciso uno dei detenuti, mentre altri due sono in ospedale con gravi ferite d’arma da fuoco. Quello che le autorità texane hanno definito come “cecchino” si è poi tolto la vita. È stato poi confermato che nessun agente è rimasto ferito, mentre è stato subito sollevato il dubbio che si trattasse di un attacco mirato contro l’agenzia federale.
Tra i primi a sollevare la questione c’è stato il direttore dell’FBI, Kash Patel, che ha dichiarato: “questi spregevoli attacchi, politicamente motivati, contro le forze dell’ordine non sono un caso isolato“. Il riferimento è a un’altra sparatoria, avvenuta un paio di mesi fa non molto lontano da Dallas, dove una dozzina di uomini ha attaccato una struttura dell’ICE, ferendo un agente.
È stato sempre Patel a diffondere l’immagine di alcuni proiettili che sarebbero appartenuti al ‘cecchino’. Su uno di essi si può leggere la scritta “anti-ICE“, e tanto è bastato per tornare ad agitare, da parte di tutto l’establishment trumpiano, il pericolo costituito dal clima di odio che la ‘sinistra’ starebbe instillando nel paese, e in particolare contro l’ICE.
Kristi Noem, Segretaria alla Sicurezza Interna USA, ha affermato: “per mesi abbiamo avvisato politici e media di abbassare i toni contro l’ICE prima che qualcuno venisse ucciso. Queste orrende uccisioni devono essere una sveglia per l’estrema sinistra“. Eppure, anche se le forze dell’ordine dicono che l’uomo ha sparato indiscriminatamente, gli unici a essere colpiti sono stati dei migranti.
Le indagini dovranno seguire il proprio corso, mentre il ‘cecchino’ è stato identificato come Joshua Jahn, un 29enne che ha un precedente penale per aver venduto della marijuana. Ma oltre a questo reato, risalente a una decina di anni fa e ormai scontato, stando a ciò che per ora è stato diffuso, non sembra ci possa essere in alcun modo alcuna organizzazione politica dietro.
Abbiamo già visto col caso Charlie Kirk come una scritta su un proiettile non sia sufficiente ad associare chi usa quei proiettili a un chiaro schieramento politico. Quello che è sicuro, invece, è che l’ondata repressiva inaugurata da Trump contro i migranti ha esacerbato le faglie già profonde di una società, quella stelle-e-strisce, fortemente polarizzata.
Non è un caso che, proprio in stati come il Texas dove le comunità di migranti latini sono più grandi e a ridosso del confine, quella che può essere definita a una vera e propria caccia all’immigrato da parte degli agenti federali abbia portato fisiologicamente anche a casi di accentuata tensione. Casi che, in un paese dove le armi si trovano al supermercato, possono facilmente sfociare in morti e feriti.
Di questa dimensione da guerra civile ormai evidente che attraversa la società statunitense, per quanto nascosta dai media, Trump e il suo entourage evitano attentamente di parlare. Allo stesso tempo, poiché l’obiettivo è quello di sedare la polarizzazione degli USA per mezzo della repressione, è partito immediatamente il tentativo di inserire la sparatoria di due giorni fa in uno schema da ‘strategia della tensione’.
The Donald ha infatti scritto sul social Truth: “questa violenza è il risultato dei democratici della sinistra radicale che costantemente demonizzano le forze dell’ordine, chiedono che l’ICE venga smantellato e paragonano gli agenti ai nazisti“. È facile capire come Trump voglia utilizzare questo evento per legittimare ulteriormente il decreto firmato lunedì scorso.
A inizio settimana, infatti, il presidente degli Stati Uniti ha firmato un ordine esecutivo per porre al bando gli ‘Antifa’, per “smantellare queste reti di terrorismo domestico“, ha detto. Quale che sia il risultato delle indagini, già sappiamo che i morti di Dallas – morti migranti, ripetiamo – verranno usati per inasprire ulteriormente le misure poliziesche e la retorica securitaria della democratura statunitense.
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