Tre relatori speciali delle Nazioni Unite – George Katrougalos, Ben Saul e Morris Tidbal Binz – in un comunicato congiunto hanno denunciato nero su bianco che “Le azioni militari e le minacce di usare la forza armata contro il Venezuela da parte degli Stati Uniti violano la sovranità del Venezuela” e la carta delle Nazioni Unite”.
I tre relatori delle Nazioni Unite sottolineano come “Queste azioni violano anche l’obbligo internazionale fondamentale a non intervenire in questioni interne e a non minacciare l’uso della forza contro un altro Paese” aggiungendo che “Queste azioni rappresentano un’escalation estremamente pericolosa con gravi implicazioni per la pace e la sicurezza nella regione dei Caraibi”.
Il riferimento è al “significativo” rafforzamento militare statunitense già in corso nei Caraibi, con le forze statunitensi che hanno preso di mira imbarcazioni al largo delle coste venezuelane ritenute coinvolte nel traffico di stupefacenti, e all’annuncio del leader americano Donald Trump di aver autorizzato azioni “segrete” della Cia in territorio venezuelano.
“Anche se tali accuse fossero comprovate, l’uso della forza letale in acque internazionali senza un’adeguata base giuridica viola il diritto internazionale del mare ed equivale a esecuzioni extragiudiziali”, hanno affermato i relatori delle Nazioni Unite.
“I preparativi per un’azione militare segreta o diretta contro un altro Stato sovrano costituiscono una violazione ancora più grave della Carta delle Nazioni Unite”, affermano i tre relatori. “La lunga storia di interventi esteri in America latina non deve essere ripetuta”.
Per questo, i tre relatori Onu hanno rivolto un appello alla comunità internazionale affinché “difenda lo Stato di diritto, il dialogo e la risoluzione pacifica delle dispute” e hanno chiesto di terminare le azioni “illegali” e le minacce.
Secondo quanto riferito dal quotidiano britannico Guardian, che ha consultato tre fonti ben informate, la Cia sta fornendo la maggior parte delle informazioni di intelligence utilizzate per condurre gli attacchi aerei degli Stati Uniti contro piccole imbarcazioni nel Mar dei Caraibi, sospettate – secondo la versione statunitense – di trasportare droga dal Venezuela.
Il Guardian rileva come il ruolo centrale dell’agenzia implica che gran parte delle prove utilizzate per selezionare i presunti trafficanti da uccidere in mare aperto rimarranno quasi certamente segrete. Le fonti hanno spiegato che la Cia fornisce informazioni in tempo reale raccolte dai satelliti per individuare quali imbarcazioni, a suo avviso, siano cariche di droga, tracciandone le rotte e fornendo indicazioni precisi per attaccarle con i missili. Una settimana fa, Trump ha confermato di aver autorizzato operazioni della Cia in Venezuela, senza fornire altri dettagli.
Secondo gli analisti internazionali, l’obiettivo di Washington è arrivare alla rimozione dal governo di Nicolás Maduro, presidente del Venezuela. Il via libera alle operazioni della Cia rappresenterebbe quindi una soluzione più aggressiva della strada diplomatica ma allo stesso tempo più discreta di una possibile invasione militare del Paese, denunciata pubblicamente non solo dal Venezuela ma anche dalla Colombia, finita anch’essa nel mirino di Washington.
Il presidente della Colombia, Gustavo Petro, ha dichiarato alcuni giorni fa ottobre che il presidente Donald Trump lo accusa falsamente di essere legato al traffico di droga perché durante il suo mandato l’esercito colombiano non parteciperà a un’invasione del Venezuela, descrivendola come un atto insensato per attaccare un popolo fraterno.
Dal canto suo il presidente venezuelano Nicolàs Maduro ha espresso il suo sostegno alla Colombia affermando che entrambe le nazioni sono una sola e che un conflitto contro il paese vicino sarebbe considerato una minaccia anche contro il Venezuela.
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