«La Fiat sta facendo un uso spregiudicato dell’accordo interconfederale siglato lo scorso 28 giugno da Confindustria, Cgil, Cisl e Uil». A sottolinearlo è il responsabile nazionale auto della Fiom, Giorgio Airaudo, che rileva «quell’accordo non solo è stato depositato questa mattina in aula, ma è stato citato da tre legali su tre del Lingotto, questo, è a nostro giudizio, un uso spregiudicato che il gruppo torinese sta facendo dell’intesa, che viene usata per difendersi e per evitare il giudizio». In pratica, la Fiat considera che l’\accordo-porcellum” firmato stavolta anche da Susanna Camusso introduca un nuovo regime sia contrattuale e del diritto del lavoro, tale da annullare il merito della discussione in aula. Certo che in Cgil la Fiom dev’essere davvaero “nel cuore” della segretaria generale (che a suo tempo ne era stata esstromessa per “manifesta incapcità sul campo”).
Il ricorso della Fiom-Cgil contro Fabbrica Italia Pomigliano, la newco costituita dalla Fiat per lo stabilimento campano un anno fa e nata fuori da Confindustria, è stato presentato lo scorso 18 aprile al Tribunale di Torino. La prima udienza si è tenuta il 18 giugno; oggi la seconda, davanti al giudice del lavoro Vincenzo Ciocchetti. La sentenza è attesa in giornata. Ed è considerata, in ogni caso, uno snodo determinante rispetto al risvolto sulle relazioni industriali, alla definizione di un eventuale contratto auto o di una legge sull’efficacia erga omnes dei contratti aziendali ma anche rispetto al futuro degli investimenti dell’azienda in Italia e della sua permanenza nel sistema confindustriale. Lo stesso amministratore delegato del Lingotto, Sergio Marchionne, ribadendo più volte la necessità di avere certezze e garanzie in fabbrica, non ha nascosto, negli ultimi mesi, che l’atteggiamento della Fiom può condizionare la realizzazione degli obiettivi del piano Fabbrica Italia, 20 miliardi di euro in 5 anni, sino al 2014.
Nello specifico, la Fiom-Cgil chiede che venga accertata la nullità e l’antisindacalità del comportamento della Fiat nella costituzione della newco Fabbrica Italia Pomigliano e dei suoi effetti sui lavoratori. «Non è un articolo ex 28 – aveva spiegato l’avvocato Elena Poli, coordinatrice legale per la Fiom torinese, depositando il ricorso ad aprile – ma è un ricorso in ordinaria, promosso dalla Fiom nazionale contro Fiat Spa, Fiat Group e Fabbrica Italia Pomigliano. Si tratta di un trasferimento di attività produttiva tra Fiat Group Automobiles e Fabbrica Italia Pomigliano. Chiediamo che sia dichiarata illegittima l’interruzione dei rapporti di lavoro dei dipendenti che devono rinunciare al loro contratti e alle norme vigenti perdendo di diritti». Il ricorso chiede anche che sia accertato il comportamento antisindacale da parte della Fiat nei confronti della Fiom e che l’azienda «sia condannata a cessare tale comportamento e a rimuoverne gli effetti, applicando nello stabilimento tutti i contratti e gli accordi collettivi già vigenti». La Fismic si è costituita in giudizio; Fim, Uilm e Uglm hanno presentato delle memorie per spiegare le ragioni della firma del contratto di Pomigliano (non firmato dalla Fiom) sostitutivo del contratto nazionale dei metalmeccanici.
È il contratto del 29 dicembre 2010, sottoscritto da Fiat e sindacati dei metalmeccanici (Fim-Cisl, Uilm-Uil, Fismic e Ugl metalmeccanici, senza la Fiom-Cgil), insieme all’Associazione quadri e capi Fiat, al centro della battaglia delle tute blu della Cgil contro il Lingotto, arrivata in un’aula di tribunale a Torino. Si tratta di un contratto collettivo di primo livello, all’interno del quale si definisce una normativa specifica per Fabbrica Italia Pomigliano, sostitutivo del contratto nazionale dei metalmeccanici. Questi, in sintesi, i punti principali contestati dalla Fiom. – SOSTITUISCE CCNL METALMECCANICI. Nella cosiddetta ‘norma di chiusurà si legge che «le parti convengono sulla natura del presente contratto quale contratto collettivo di lavoro di primo livello, in quanto tale del tutto idoneo a sostituire, per le società che intendano aderirvi, il Ccnl dei metalmeccanici, sia per l’estensione del campo normativo sia per il livello dei trattamenti previsti». Un contratto, dunque, potenzialmente estendibile anche ad altre società. – FABBRICA ITALIA POMIGLIANO NON IN CONFINDUSTRIA. Il contratto – si legge in apertura dello stesso – sarà applicato ai lavoratori di Fabbrica Italia Pomigliano «che, non aderendo al sistema confindustriale, non applica la contrattualistica definita nell’ambito dello stesso». Inoltre, si specifica, «l’adesione al contratto di terze parti è condizionata al consenso di tutte le parti firmatarie». – RSA SOLO PER SINDACATI FIRMATARI, FUORI FIOM. Non ci sono le Rsu (le Rappresentanze sindacali unitarie, che vengono elette dai lavoratori) ma le Rsa (Rappresentanze sindacali aziendali, che vengono nominate) e che possono essere costituite, sulla base di quanto previsto dallo Statuto dei lavoratori del 1970 (all’art.19), dalle organizzazioni sindacali firmatarie del contratto. Di fatto, quindi, la Fiom resta fuori, non avendo firmato. – ASSUNZIONI. Il personale proveniente dal Giambattista Vico viene assunto nella newco Fabbrica Italia Pomigliano con cessione individuale del contratto, senza periodo di prova, «con il riconoscimento dell’anzianità aziendale pregressa e con salvaguardia del trattamento economico complessivo e senza l’applicazione di quanto previsto dall’art. 2.112 del codice civile», in quanto «nell’operazione societaria non si configurano trasferimenti di rami d’azienda». Questo è un altro punto contestato dalla Fiom, che sostiene invece si tratti di un trasferimento d’impresa e chiede che i lavoratori non debbano licenziarsi per poi essere riassunti e debbano mantenere tutti i diritti acquisiti e quindi anche il contratto nazionale
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