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Sardegna. Quinto giorno di sciopero della fame di sette donne

Rosalba Sairu, Libera Mossa, Maria Luisa Rubiu ed altre quattro indipendentiste sarde stanno protestando contro la piaga di Equitalia che stà di fatto rovinando il tessuto sociale dell’Isola. Le donne chiedono l’applicazione dell’articolo 51 dello Statuto della Sardegna per dare un freno alle vessazioni. Il Consiglio Regionale potrebbe infatti appellarsi all’art. 51 dello statuto Sardo, che recita “La Giunta regionale, quando constati che l’applicazione di una legge o di un provvedimento dello Stato in materia economica o finanziaria risulti manifestamente dannosa all’Isola, può chiederne la sospensione al Governo della Repubblica, il quale, constata la necessità e l’urgenza, può provvedervi, ove occorra a norma dell’art. 77 della Costituzione”. E quindi sospendere almeno per qualche tempo questa iniqua riscossione di debiti.

Ieri era stata una giornata di protesta del popolo delle partite Iva e degli indipendentisti con gli occhi puntati sulla Regione e contro gli esattori di Equitalia. Ma l’incontro con la Regione si è concluso in modo deludente perchè la Giunta e il governatore hanno ribadito che occorre fare pressing sul governo ma che la Regione nulla può contro questa situazione. Già a giugno e luglio scorso, sotto la pressione di manifestazioni come quella di ieri, erano state presentate delle istanze al governo senza ottenere nessuna risposta.

In piazza ieri c’erano migliaia di piccoli e medi imprenditori di tutte le categorie produttive, ma anche precari, disoccupati e operai. Tutti pieni di rabbia contro quelle che vengono definite vere e proprie vessazioni, tra tasse, studi di settore, interessi e balzelli che in genere confluiscono in cartelle esattoriali che arrivano da Equitalia. L’ex ristoratore e albergatore Natalino Nassitti denuncia: “Quando non sono più riuscito a pagare gli studi di settore perché non ho guadagnato abbastanza, da 20 mila euro di debito Equitalia mi ha chiesto 253 mila euro tra interessi, more e aggi”.

Un qualsiasi debitore anche di semplici multe o di Ici non pagate, si é visto moltiplicare il dovuto in tempi strettissimi sino a rendere impossibile la restituzione del debito. In questi ultimi anni molte famiglie Sarde hanno dovuto tirare la cinghia oltre ogni misura, e hanno dovuto fare scelte, dove prioritaria spesso é stata la sopravvivenza. Ad una situazione economica di pesante crisi industriale nell’isola (decine le fabbriche chiuse e migliaia le piccole imprese fallite) si è aggiunta anche l’irresponsabilità “privata” sugli interessi collettivi. Questa estate le società private che gestiscono i traghetti con la Sardegna hanno aumentato enormemente le tariffe provocando un crollo del 50% del turismo estivo nell’isola, in pratica la principale risorsa economica della regione è stata annichilita da scelte di soggetti privati a danno di una intera collettività. Una conferma, se ce ne fosse bisogno, che il mercato e le liberalizzazioni dei servizi sono un danno e non una opportunità.

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