Sono arrivati, poco dopo le 15, alla stazione della metropolitana di Piramide, da varie parti della città. Gli studenti universitari di Ateneinrivolta dalla Sapienza, i medi da una scuola di Cinecittà, i precari e gli immigrati dalle occupazioni dei Blocchi Precari Metropolitani. E poi gli attivisti dei movimenti per l’acqua pubblica, dell’Unione Sindacale di Base, di alcune forze politiche della sinistra e del Comitato No Debito.
Il blitz – annunciato da giorni pubblicamente – è scattato qualche minuto dopo, quando studenti e attivisti hanno aperto gli striscioni e si sono sistemati davanti agli ingressi delle frequentata stazione per spiegare, megafono alla mano, le loro ragioni. “Siamo qui per denunciare una finanziaria che, tanto per cambiare, opera pesanti tagli alle categorie sociali più deboli – ai lavoratori, ai precari, ai pensionati – mentre lascia intatte le grandi fortune e i grandi capitali di chi continua ad arricchirsi nonostante e grazie alle crisi” spiega uno studente. “Monti, così come i suoi predecessori, si è ben guardato dal toccare i privilegi e invece si accanisce contro le giovani generazioni, mandandoci in pensione a 70 anni”. Intanto alcune ragazze attaccano delle locandine agli ingressi della metropolitana, sotto lo sguardo attento degli agenti della digos e della security di Atac: la manifestazione non è stata autorizzata, in realtà i promotori si sono rifiutati di chiedere il permesso in polemica frontale col divieto di manifestare imposto surrettiziamente nella capitale negli ultimi mesi dal sindaco Alemanno e dalla Prefettura. Le locandine recitano: “0 Euro! per studenti, precari e disoccupati. Siamo il 99% e siamo in credito”. Invitano gli utenti del trasporto pubblico a non pagare gli aumenti del 50% delle tariffe deciso pochi giorni fa dalla direzione dell’Atac, in accordo con Cgil, Cisl, Uil e Ugl. La scusa è che il governo ha tagliato i finanziamenti agli enti locali che quindi devono a loro volta sottrarre risorse ai servizi pubblici, obbligando le varie aziende ad aumentare i prezzi e a tagliare personale e servizi. Uno striscione spiega: “Non paghiamo i debiti di Atac e Acea. Siamo in credito di diritti e servizi”. Un altro, quello dei BPM, è più secco: “Scavalca il debito”. “Se il pagamento del debito prodotto da banche e imprese va rifiutato a livello nazionale” spiegano i manifestanti ai passanti e ai giornalisti “anche a livello locale stanno cercando di imporci il pagamento del debito accumulato dalle aziende privatizzate che sperperano il denaro pubblico e al tempo stesso aumentano il prezzo del biglietto a 1 euro e mezzo, tagliano le corse e aumentano i carichi di lavoro sui dipendenti”. “Non abbiamo nessuna fiducia nel governo di tecnocrati nominato dalla Banca Centrale Europea – aggiungono – il cui primo provvedimento è stato sovvenzionare
Dopo qualche minuto il presidio, una cinquantina di persone, si trasforma in corteo e si sposta gridando slogan e agitando le bandiere del movimento per l’acqua pubblica sotto la sede dell’Acea, altra azienda municipalizzata romana finita nel mirino di movimenti sociali, studenti e sindacati di base. Qui spunta lo striscione “Acquale costo. L’acqua è un diritto non è una merce” retto agli attivisti del Coordinamento Romano Acqua Pubblica. Andrea, del Crap, ricorda che l’Acea è inadempiente agli esiti dei referendum del 12 e 13 giugno che, insieme ad un no secco alle privatizzazioni dei beni comuni, hanno anche imposto l’eliminazione dalle bollette dei ricarichi giustificati dalla remunerazione del capitale investito dalle imprese. Un ricarico che è assai più alto anche di quell’ingiusto 7% previsto del decreto Ronchi che incita le amministrazioni locali a privatizzare le municipalizzate”. Il Crap annuncia che a breve partiranno nei quartieri della città dei banchetti per aiutare i cittadini a calcolare l’entità dell’ingiusto e truffaldino ricarico nelle bollette dell’acqua in modo da permettergli di autoridurre l’importo. I manifestanti denunciano di nuovo, esponendo il fac simile gigante di un assegno, che l’Acea ha regalato 200 mila euro di fondi pubblici ai Comitati per il No. Soldi che, si chiede, devono essere immediatamente restituiti ai contribuenti e ai cittadini.
Ad un certo punto il presidio davanti all’Acea, raggiunto nel frattempo da altri manifestanti, decide di ritornare davanti alla metropolitana, bloccando il traffico per qualche istante ed entrando dentro la stazione per appendere locandine e distribuire volantini agli utenti del trasporto pubblico.
Qui hanno distribuito ai passanti copie di abbonamenti Atac ‘autoprodotti’ e hanno distribuito i moduli di una petizione popolare contro l’aumento delle tariffe del trasporto pubblico, dichiarando ufficialmente aperta la campagna «Noi l’aumento non lo paghiamo». “Non siamo più disponibili a pagare gli sprechi di un’azienda piena di corrotti e corruttori dove il sindaco ha sistemato gli amici degli amici, a centinaia” grida al megafono Paolo di Vetta, dei BPM che annuncia per le prossime settimane un ‘no ticket day’, durante il quale i movimenti che hanno dato vita alla mobilitazione di oggi e gli altri che si aggiungeranno nel frattempo chiameranno tutti i cittadini a non pagare il biglietto di autobus e metropolitane per mandare un messaggio inequivocabile all’azienda e al Campidoglio.
Intorno alle 16 studenti, immigrati e precari decidono di trasferirsi a Ponte Mammolo, altra stazione della metro B, dove è in corso un blitz gemello contro gli aumenti e le privatizzazioni. I manifestanti passano i tornelli – senza pagare il biglietto – e prendono il treno per la seconda destinazione del pomeriggio di lotta.
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