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Fincantieri, tutti in cassa integrazione

ormai non si parla più solo di tagliare 2.500 persone come previsto dal famoso piano aziendale anticipato nel 2010 e ufficializzato quest’anno, ma a questo si aggiungono fino a 3.670 cassintegrati per il biennio 2012-13. La cassa integrazione che ha già toccato Sestri ponente, Riva Trigoso, La Spezia, Castellamare e Palermo, tocca pesantemente anche i cantieri dell’Adriatico: per il 2012-13 si prevedono 698 cig a Marghera, 250 a Monfalcone, Ancona arriverà a quota 576, Palermo 470. E il piano prevede la mannaia per arrivare appunto a quel 2.500 fatidico, anzi superarlo: verranno mandati a casa, da quel che dice il documento presentato a Roma, almeno 1.300 lavoratori: 250 a Monfalcone, altrettanti ad Ancona e Marghera, 176 a Palermo, 130 a Riva e altrettanti a Muggiano, più tagli per decine di persone nelle sedi centrale e militare per un totale di 198 dipendenti. Paradossalmente l’azienda stessa non parla ufficialmente di chiusura per Sestri ponente (741 persone) e Castellamare di Stabia (400), i cui numeri vengono messi in toto nel settore cig. Ma guarda caso se si sommano anche queste cifre agli altri 1.300 si arriva a 2.600. Come dire un’altra azienda statale in via di smantellamento. Diciamolo. E siccome il ricorso agli ammortizzatori ha già raggiunto numeri molto elevati, l’azienda ha deciso di ricorrere allo stato di crisi per riorganizzazione, espediente per altro comodo per diverse aziende editoriali.

Il quadro peggiore di quello ufficializzato sino ad ora, è venuto fuori nel comitato consultivo, un incontro puramente informativo e non di trattativa sindacale, al quale partecipano quadri aziendale e sindacalisti, che si è tenuto l’altro ieri a Roma. Commenta il responsabile nazionale della cantieristica per Fiom, Alessandro Pagano: «È un intervento pesante ovunque. In più su Genova e Castellamare pesa un’incognita preoccupante visto che non si è parlato di quale futuro si intravede per questi due cantieri». «È un piano diabolico – aggiunge un rsu Fiom della fabbrica genovese, Giulio Troccoli, che era a Roma – In pratica restiamo al lavoro fino a marzo per finire l’ultima Oceania poi ci mandano tutti a casa. In teoria ventilano che saremo in 540 in media in cassa nel 2012, ma qui se non arrivano altre commesse restiamo senza lavoro in 741. L’azienda sta prendendo tempo, non ci dice che chiude ma lo faranno e intanto ha passato il testimone al governo». Un’altra patata bollente per Monti.
Per questo dopo un’ora di sciopero e assemblee in tutta Italia ieri, la Fiom ha indetto uno sciopero nazionale del settore metalmeccanico per lunedì prossimo. A Genova ci sarà un corteo che raccoglierà tutte le aziende del ponente genovese con parole d’ordine che non parlano solo di navi. I termini della protesta si allargano, «contro la manovra, la svendita delle aziende di Finmeccanica, il ridimensionamento delle riparazioni navali, lo smembramento di piccole e medie imprese e le logiche di Fiat e Fincantieri». C’è da scommettere che la protesta sarà estesa, visto che oltre alla crisi della cantieristica, su Genova pesa anche quella di Finmeccanica con aziende come Ansaldo in bilico.
Intanto Fiom ed enti locali chiedono un incontro col neo-ministro dello sviluppo Corrado Passera, per capire che cosa è successo della commessa trovata per Genova dal presidente della Regione Claudio Burlando e il presidente dell’autorità portuale Luigi Merlo. L’armatore dell’Ocean sarebbe pronto a far costruire una nuova Regent a Genova, ma l’azienda a parte dire a Merlo di occuparsi di moli, non sembra aver recepito il messaggio. E il governo?

da “il manifesto”

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