“Nel complesso si tratta di un provvedimento che, costruito sulle macerie già prodotte dai precedenti governi, che hanno attaccato il diritto del lavoro, il contratto nazionale e aumentato la precarietà, e proseguendo l’attacco portato con l’allungamento dell’età pensionabile, l’aumento di tasse e tariffe e la riduzione delle spese sociali, appesantisce ulteriormente l’esistenza di chi lavora e di chi purtroppo il lavoro non lo ha o lo perde” afferma l’Unione Sindacale di Base.
Si riduce drasticamente il periodo di copertura degli ammortizzatori sociali; si lasciano inalterate le tipologie di lavoro precario e, anzi, si peggiora la normativa del contratto a tempo determinato, che per la prima chiamata non ha bisogno di alcuna motivazione.
Il tema degli esodati non viene neanche preso in considerazione e, da una prima analisi del testo, peggiora anche la normativa dei licenziamenti collettivi.
Per quanto riguarda l’articolo 18, che secondo USB dovrebbe essere esteso a tutti, rimane invariata la fortissima manomissione di una legge che tutelava il complesso dei diritti di chi lavora. Basti pensare che, come afferma lo stesso Monti, il reintegro del lavoratore ingiustamente licenziato “avverrà in presenza di fattispecie molto estreme e improbabili”.
L’estensione al Pubblico Impiego produrrebbe poi effetti devastanti, soprattutto perché non esiste un solo luogo di lavoro pubblico che non sia dichiarato in difficoltà economiche, aprendo così la strada a licenziamenti di massa nel settore.
Gravissimo è il giudizio positivo espresso dalla segreteria nazionale della Cgil, che ormai senza bussola, accodandosi a Cisl e Uil ed appiattendosi sulle posizioni del PD, abbandona qualsiasi critica alla politica del governo Monti: non ci sono più alibi per chi pensa ancora che queste organizzazioni sindacali possano rappresentare gli interessi di chi lavora.
Il 14 e 15 aprile è prevista la riunione del Coordinamento nazionale di USB, dove si valuteranno le opportune iniziative di contrasto al provvedimento del governo.
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