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Domenica, maledetta domenica

Sorpresa ed empatia. Sono queste le senzazioni prevalenti tra le migliaia di persone che nei giorni festivi come oggi, 2 giugno, affollano uno dei più grandi centri commerciali della Capitale: Porte di Roma.
Sorpresa perchè per molti “acquirenti” vedere un centinaio di lavoratrici, lavoratori, precari, attivisti sociali e le bandiere della Usb megafonare e sfilare in corteo in luminosi corridoi circondati da vetrine scintillanti, non è proprio cosa di tutti i giorni.
Empatia è quella che si raccoglie soprattutto tra i commessi e le innumerevoli figure di precari che costituiscono il lavoro vivo della grande, media e piccola distribuzione commerciale concentrata in questi veri e propri templi dello shopping. Una empatia che in alcuni casi si trasmette anche alle famigliole in giro per lo shopping che guardano con curiosità a quanto accade e tavolta manifestano aperta simpatia per chi sta manifestando.

Hanno scelto il 2 giugno, la Festa della Repubblica, per ricordare che l’art.17 della Costituzione prevede anche il diritto al riposo. Eppure da anni per milioni di lavoratori (e soprattutto di lavoratrici) questo diritto non esiste più perchè i giorni festivi sono diventati giorni lavorativi come tutti gli altri, spesso anche sul piano economico.
“Questa è veramente una giornata storica” ci dice Giancarlo, delegato sindacale Usb della Leroy Merlin, il gigante francese dei prodotti domestici che ormai è onnipresente in moltissimi centri commerciali. “Questo è un tempio dello shopping nel quale fino ad oggi era precluso ogni diritto. Devi tenere conto che se nella grande distribuzione c’è tanta precarietà tra i lavoratori e organizzare il sindacato non è facile, nei piccoli esercizi le condizioni di lavoro sono tornate a quelle dell’Ottocento”. Non solo. Giancarlo ci tiene a precisare che dopo la riforma Fornero c’è la regressione totale.
Il corteo, partito da davanti all’Auchan, gira per l’enorme centro commerciale e si ferma a megafonare e volantinare davanti a tutti gli shop delle grandi firme: H5M, Pimkie, Decathlon, Mediaworld, Leroy Merlin, Ikea e quant’altro.

Foto: Sosta da decathlon

I commessi appena possono escono dai negozi, prendono il volantino e ringraziano – qualcuno di nascosto altri più apertamente. Sta in questo l’empatia. Qualcuno, un sindacato, stavolta parla di loro, del loro lavoro, delle loro maledette domeniche al lavoro nonostante i negozi e i supermercati restino mezzi vuoti perchè le famiglie ormai hanno poco o nulla da spendere per “alimentare i consumi”.
Incontriamo Catia, la lavoratrice della Coop che si è incatenata due volte sotto la direzione delle Coop per denunciare i suoi dodici anni di contratti precari fino a quando ha detto basta. Catia ha tre figli e una determinazione che incute rispetto. La Unicoop le ha proposto un nuovo contratto precario, stavolta a Formia, cioè a 140 km da casa e lei stavolta ha detto no. “Le cose adesso sono a un punto fermo ma sono disposta ancora a lottare”, c’è da crederle.
Guido Lutrario, della Usb ci spiega che a questa iniziativa non c’è solo il sindacato ma anche realtà territoriali della zona, centri sociali e occupanti delle case di via Casal Boccone. E’ il tentativo di sperimentare sul campo quella confederalità sociale che – nell’epoca della frammentazione sociale e lavorativa – muova verso la ricomposizione dei vari segmenti sociali e ridia al sindacato la sua funzione generale di organizzazione, conflitto e rappresentanza di tutti i pezzi disgregati dalla nuova organizzazione del lavoro.
Luca Blasi del centro sociale Astra 19 commenta che manifestazioni come quella di oggi “Inaugurano una nuova stagione di conflitto per i diritti in luoghi fino ad oggi impensabili ciome i centro commerciali”.
Qualche attivista di lunga lena commenta: “Abbiamo lottato per la scala mobile, oggi manifestiamo sulla scala mobile. E’ il segno dei tempi”.

Foto: Il lungo serpentone sale al secondo piano... siamo oltre 200

La distribuzione, così come la logistica, sono due settori ormai enormi del lavoro decentrato, deregolarizzato, ipersfruttato. Nell’epoca della circolazione delle merci prevalente  nei centri capitalistici rispetto ad una produzione decentralizzata nelle filiere internazionali, le lavoratrici e i lavoratori di questi settori assumono una importanza crescente. Sia per il loro sfruttamento sia – al contrario – per la loro organizzazione.
Francesco Iacovone, Usb, gongola della riuscita dell’iniziativa. Lavoratore della Coop, da anni ha cercato di costruire il sindacato conflittuale lì dove c’era solo il sindacato complice, ancora più che concertativo. “L’80% dei lavoratori del commercio e distribuzione sono donne. Il lavoro nei giorni festivi sta rendendo loro la vita sociale e familiare impossibile, tra l’altro con contratti part time e precari e con salari bassissimi che occupano tanto tempo e restituiscono pochissimo reddito”. Oggi abbiamo rimesso al centro il diritto dei lavoratori alle feste, ma soprattutto ad un salario e ad un lavoro all’insegna della dignità.

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