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Rappresentanza sindacale. Lettera aperta dell’avv. Guglielmi a Landini

LETTERA APERTA A MAURIZIO LANDINI

Caro Landini, hai commentato  l’accordo interconfederale del 31 maggio sulla rappresentanza  dal sito della tua organizzazione (e poi ribadito nell’intervista rilasciata sabato al Manifesto) giudicandolo “positivo e importante… un passo avanti in materia … di democrazia nei luoghi di lavoro” che riconosce “il valore delle nostre lotte” e che “parla alla politica perché risolve…quella che è una crisi generale della rappresentanza”. Ed invece –  interrogato sui  “problemi che restano aperti” – l’unico limite che hai identificato è che il patto  “non risolve  il problema della Fiat”, ed è  “proprio per questo necessario arrivare comunque ad una legge” che evidentemente speri possa ricalcare i medesimi contenuti dell’accordo.

Ed allora vediamo quali sono questi contenuti.  Nell’accordo del 31 maggio si poggia la rappresentatività sindacale su due gambe: le “iscrizioni certificate” e “il dato elettorale” nelle elezioni per le Rsu.  Le “iscrizioni certificate” sono le “deleghe” ovverosia le trattenute sindacali operate dai datori di lavoro, di cui – dopo gli sciagurati referendum del 1995 – solo i sindacati firmatari di contratto (sostanzialmente Cgil Cisl e Uil)  hanno diritto. E davvero non credo che proprio  tu possa ritenere che l’esclusione dalla  possibilità di rappresentare i lavoratori dei sindacati che non  hanno firmato il contratto  nazionale sia  “un passo avanti in  materia… di democrazia  nei luoghi di  lavoro”. Ma ancora  più rilevante è l’analisi della seconda   gamba, ovverosia  “il dato elettorale”  nelle elezioni per le Rsu .  Ed infatti in base all’accordo del 31 maggio  nei posti di  lavoro (di certo  prevalenti) ove  i lavoratori già  oggi non votano  per eleggere  i propri rappresentanti  si potrà procedere al “passaggio alle elezioni delle Rsu ….solo se definito unitariamente dalle federazioni  aderenti alle Confederazioni firmatarie il presente accordo” con  pesantissimo arretramento rispetto al  protocollo del 1993  che prevedeva il  potere di impulso a  qualsiasi sindacato raccogliesse il 5% delle firme dei lavoratori e aderisse alle procedure  elettorali di cui al  protocollo  stesso. Con il  patto del 31  maggio il diritto  di scelta dei  propri rappresentati non è  più neppure formalmente  dei lavoratori ma  diviene una facoltà  di Cgil, Cisl e Uil azionabile discrezionalmente a seconda delle convenienze  azienda per  azienda.   Insomma, quand’anche la Fiat  rientrasse in Confindustria, comunque senza  il consenso di Fim e Uilm  e Federmeccanica i lavoratori non  potrebbero  votare. Ma addirittura stupefacente è la   successiva previsione contenuta  nell’accordo del 31  maggio per cui comunque – laddove le  elezioni delle Rsu invece si  terranno – “ai fini della misurazione del voto espresso da lavoratrici e lavoratori nella elezione della Rappresentanza Sindacale Unitaria varranno esclusivamente i voti assoluti espressi per ogni Organizzazione Sindacale aderente alle Confederazioni firmatarie della presente intesa”. 

Insomma – dato che tu stesso additi  le regole dell’accordo di venerdì scorso “alla politica” come strumento per “risolve(re)…quella che è una crisi generale della rappresentanza”  – è come se consigliassi all’omologo governo di larghe intese  di fare una riforma elettorale che dica che il cittadino può scegliere  il partito che vuole ma poi, per la distribuzione dei seggi in Parlamento, varranno esclusivamente le tessere e i voti espressi per i soli partiti aderenti alla maggioranza che sostiene il Governo Letta-Alfano, realizzando un sistema quanto meno”protetto” cioè autoritario.

Ed ancora più stupefacente è che, alla domanda sui limiti dell’accordo, tu abbia del tutto omesso di riferire come per te (e per la tua organizzazione)  sia almeno un “problema” il fatto che l’accordo del 31 maggio non solo prevede “l’impegno… a non promuovere iniziative di contrasto agli accordi”  ma che ad esso si aggiunge il rinvio ai contratti di categoria per identificare “le conseguenze di eventuali inadempimenti”. E così il  patto del 31 maggio ha fatto cadere persino la davvero minimale clausola di garanzia  contenuta nell’accordo del 28 giugno 2011 che quanto meno imponeva che le sanzioni riguardassero “non i singoli lavoratori” avendo invece da oggi i contratti nazionali facoltà di colpirli qualora vogliano mettere in campo “iniziative di contrasto” (come subito rilevato dal vicepresidente di Confindustria Dolcetta sul Sole 24 ore del 2 giugno).  Insomma forse per qualche giorno la tua personale credibilità e quella della tua organizzazione potranno impedire ai più di comprendere appieno i contenuti dell’accordo e quindi prendere per buona la tua affermazione per cui  l’accordo del 3 maggio “riconosce il valore delle nostre lotte”.  Ma il punto è che quando dici “nostre” non puoi fare riferimento solo al gruppo dirigente nazionale che ti sostiene e neppure alla sola Fiom ma lo devi fare al ben più ampio movimento di cittadini, studiosi, personalità pubbliche, associazioni, partiti e altri sindacati che con te si sono attivati e battuti. Ti ricordo allora che le “nostre” lotte non erano per sostituire la regola dell’art. 19 dello Statuto per cui può rappresentare i lavoratori solo chi firma il contratto con la nuova regola del 31 maggio per cui possono rappresentare i lavoratori solo Cgil Cisl e Uil. Le “nostre” lotte non erano solo per ottenere il doverosissimo reingresso della Fiom ai tavoli della contrattazione e nella pienezza dell’agibilità sindacale (trattenute, diritto di assemblea eccetera) in cambio della rinunzia al conflitto sindacale e giudiziario. Le “nostre”  lotte erano per l’esatto contrario: un nuovo protagonismo conflittuale e democratico dei cittadini al lavoro. E già da sabato e domenica sono iniziate sia a Roma che a Milano contestazioni spontanee  che presumibilmente non tarderanno molto ad estendersi via via che si sarà compreso il contenuto del patto del 31 maggio. Credo quindi tu abbia oggi tre scelte davanti a te da prendere molto rapidamente. La prima è dire che il tuo giudizio positivo atteneva alla scelta di contare voti e tessere ma che non approverai mai nessun accordo e nessuna legge che non prevederanno il diritto universale dei lavoratori di votare e il corrispondente dovere di contare voti e tessere di tutti i lavoratori senza alcuno scambio con il diritto al conflitto, continuando così ad essere uno dei protagonisti assoluti della battaglia per la democrazia sul posto di lavoro. La seconda scelta è dire la verità sui disastrosi contenuti dell’accordo del 31 maggio  e provare a spiegare la tua posizione  per tentare di tenere unito un filo di confronto con i moltissimi che hanno guardato alla Fiom e a te personalmente con speranza e fiducia e che ora si sentono abbandonati e delusi. La terza scelta è continuare a sostenere che l’accordo del 31 maggio sia “positivo e importante… un passo avanti in materia …di democrazia nei luoghi di lavoro” da generalizzare per legge, diventando così tu di fatto un vero e proprio ostacolo (forse il maggiore) sulla strada della democrazia del lavoro in questo paese. Nella sincera speranza tu voglia scegliere la prima strada, ti invio

 un cordiale saluto

 Roma, 3.6.2013

                                                  Carlo Guglielmi, Presidente del Forum Diritti Lavoro

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1 Commento


  • vittorio

    Gent.mo Carlo, sto leggendo e rileggendo il tuo prezioso contributo. Tante e domande che avrei da porre. Provo a lanciarne una prima, tu scrivi : “Ti ricordo allora che le “nostre” lotte non erano per sostituire la regola dell’art. 19 dello Statuto per cui può rappresentare i lavoratori solo chi firma il contratto con la nuova regola del 31 maggio per cui possono rappresentare i lavoratori solo Cgil Cisl e Uil. ”
    Perchè solo cgil cisl e uil? perchè anche Usb non può entrare in questa intesa (certo ammesso che lo volesse).
    grazie

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