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Il grido vuoto del risentimento.
Il grido. Sta all’inizio dell’uomo sulla terra. Il grido di caccia, di guerra, di amore, di terrore, di dolore, di morte, oggi di Risentimento!
Ma anche gli animali gridano come anche il vento, la terra, la nube e il mare, l’albero, la pietra, il fiume.
Ma solo l’uomo si raccoglie attorno al proprio grido, in assenza degli eventi che lo hanno provocato. (Emanuele Severino – Il parricidio mancato).
“Landini è nudo!”.
Sarà un grido di guerra, di dolore o di caccia, quello che Tommaselli, calatosi nelle vesti del bimbo della famosa fiaba di Andersen, lancia in assenza di sue personali proposte che l’hanno provocato?
E quante donne e uomini si riuniranno intorno a questo grido?
E’ un urlo potente che per contro però, stranamente, non produce eco. Scaturito dalla gola e non dal diaframma, quindi non ha sostanza, lo sanno bene i cantanti, come lo sapevano per istinto naturale i primitivi, che menziona Severino.
Vacuo perché distante dalla verità, risentito perché carico di illazioni.
Ma il risentimento a cui mi riferisco, non è quello nel suo significato originario di “sentire nuovamente” (Montaigne), bensì nell’accezione offerta da Nietzsche: provare rancore!
Provare dispetto, astio e un impotente senso di rivalsa contro qualcuno che ha qualcosa che non si può avere, oppure che è qualcosa che non si può diventare. Commistione di ostilità e invidia.
Il re nudo Landini, il faccione fotogenico (qui Tommaselli tradisce la propria dedizione al metodo del mio concittadino Grillo) insieme alla maggioranza del Comitato Centrale della Fiom ha semplicemente espresso una valutazione rispetto ad un punto del documento conclusivo di Cgil Cils e Uil: “Valutazione positiva rispetto l’affermazione del diritto delle lavoratrici e dei lavoratori a votare gli accordi che li riguardano e dalla certificazione della rappresentanza”.
Perché avrebbe dovuto esimersi dall’esprimerlo?
Sono anni che la Fiom cerca di arginare una deriva, un disegno precostituito dal Partito dei Padroni atto a riportarci nell’800.
Quale organizzazione è riuscita a tenere aperta una Fincantieri? E per questo una decina di compagni dovranno subire un processo per resistenza e “aggressione” a pubblico ufficiale, così sono definiti un po’ di spintoni!
Quale forza sindacale è riuscita a riportare il “lavoro” nella discussione generale?
Quale sindacato porta ancora in piazza i lavoratori?
Rimaniamo ai fatti! Seppur non molto confortanti, certo.
La magistratura, dopo alcuni, per noi, esiti positivi, inizia a rigettare dei ricorsi, soprattutto per quanto riguarda il contratto imposto da Federmeccanica ai servi di Cils e Uil.
La politica ha voltato le spalle ai lavoratori, che non si sentono più rappresentati ma semplice merce da spremere e gettare via. Merce che ha un valore in base alla quantità del suo lavoro. Ma se non produce lavoro quanto vale?
Quanti posti di lavoro sono stati persi in questi anni, quanti sono i cassa integrati, quanti gli esodati, quanti i disoccupati: Questa merce (lavoratori) cosa vale oggi se non c’è lavoro?
Oppure è proprio questo il disegno dei Padroni: tenere fermo tutto, per far decrescere il valore di questa merce. In modo che questa merce sia disposta a lottare contro se stessa e vendersi a qualsiasi prezzo. Possibile, decisamente possibile.
E la svalutazione di questa merce produce competizione verso il basso. Lavoro a qualunque costo, questo è quello che vogliono. E questo disegno può avverarsi solo con una classe lavoratrice divisa.
Solo con organizzazione divise, chiuse nei loro insignificanti distinguo.
Forse sarà stata colpa della psicoanalisi che ha valorizzato l’individuo rispetto la massa!
Il Comitato Centrale della Fiom ha valutato positivamente il punto sulla rappresentanza. Per non lanciare un altro NO, per dare un messaggio che volesse dire: “se vera è l’intenzione di dare il voto ai lavoratori, se vero è che da domani conteremo gli iscritti, se è vero che l’elezione delle rappresentanze sindacali saranno conteggiate col metodo proporzionale cancellando quel porcellum del 1/3, se sarà fatto votare a tutti i lavoratori iscritti e non il proprio contratto, noi siamo pronti alla discussione, disponibili al confronto”
Personalmente posso esprimere un po’ di apprensione e d’incertezza (non voglio essere negativo aprioristicamente). Mi è bastato ascoltare la relazione del segretario della Fim Farina, che non ha speso una parola per dire ciò che la sua organizzazione ha realizzato, ma ha utilizzato la sua retorica per attaccare a testa bassa la Fiom, per insultare la Fiom!
E non ripongo molta fiducia nemmeno nella mia Cgil così troppo condizionata dalle “larghe intese” del partito a cui fa riferimento.
Magari Landini sostituisse la Camusso, caro Tommaselli, magari…
Conclude Tommaselli:
“Costruire il sindacato indipendente e conflittuale che serve ai lavoratori, come sta facendo l’USB, non è più una opzione possibile, ma l’unica possibilità per i lavoratori di ricostruire una rappresentanza libera e democratica”.
Conclude il sottoscritto:
“Cosa sta facendo l’USB? perdona l’ignoranza, sono molto disponibile all’ascolto e alla dimostrazione dei fatti, mi puoi spiegare come sta facendo l’USB?”
Ed intanto i Padroni stanno a guardare…
Possibile mi chiedo non si riesca a trovare una sintesi?
Abbiamo posizioni così distanti?
Dobbiamo utilizzare la dialettica, la critica o continuare ad insultarci! Che a onor del vero appartiene più ad una parte che all’altra…
Durante uno degli ultimi scioperi della Fiom, a Genova, dove aderirono studenti e sindacati di base, cobas, mentre in piazza De Ferrari c’era il comizio, continuava a passare il corte dei sopra menzionati, che non si fermavano sulla piazza. Mi chiedo: perché al passaggio hanno sentito il bisogno di schernire, di insultarci? Passi per gli studenti (ma solo alcuni tra loro, i più passavano e cantavano e ballavano), ma gente della mia età (54 anni), i lavoratori, che si scagliavano verbalmente così contro di noi?
E se avessimo risposto alle provocazioni?
Che bello! Una rissa tra lavoratori, che meraviglia! Certo che “noi” non ci saremo tirati indietro (bravi sì, ma fino ad un certo punto)… che spettacolo che avremmo dato a quegli studenti, ai nostri figli?
Ma sì continuiamo a farci del male, seguendo il buon esempio della frammentazione della sinistra.
Il 18 a Roma non sono riuscito a tenere il conto di quante sigle portavano la parola “comunista”.
Vittorio Attanasio – RSU Genova – vittorio@coloriamo.it
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Un governissimo sindacale, parallelo al governissimo in Parlamento
Caro Vittorio,
stai sbagliando citazione e soprattutto stai equivocando nel merito e nel metodo.
Non è risentimento o rancore ciò che spinge me e tanti altri a gridare in un momento così difficile per il mondo del lavoro e per le libertà calpestate.
E non sono illazioni quelle a cui facevo riferimento qualche giorno fa in una nota stampa di USB.
Lo dicono i fatti che sono accaduti poche ore dopo il mio comunicato stampa. L’accordo del 31 maggio tra Confindustria, Cgil, Cisl e Uil, considerato positivo da Landini come da Napolitano, non fa che dimostrare in modo incontrovertibile che ciò che scrivevo era molto più lieve di ciò che è accaduto.
L’accordo prevede la chiusura completa di ogni spazio democratico. Discuteranno i contratti soltanto Cgil, Cisl e Uil, parteciperà alle RSU soltanto chi accetterà preventivamente di non dissentire e non scioperare.
Dopo il “governissimo” politico in parlamento, assistiamo oggi al “governissimo” sindacale.
Non è “Provare dispetto, astio e un impotente senso di rivalsa contro qualcuno che ha qualcosa che non si può avere, oppure che è qualcosa che non si può diventare. Commistione di ostilità e invidia” come dici tu …… è proprio il contrario!
Non voglio e non sarò mai come Landini che “guida” gli altri alla lotta e poi plaude a chi suona la ritirata, lasciando morti e feriti sul campo.
E’ una cultura che non mi appartiene e non appartiene neanche all’organizzazione della quale mi onoro di far parte: USB.
Spero che quel giudizio positivo di Landini sull’accordo del 31 maggio che hai letto sul sito ufficiale della Fiom e sui giornali, abbia finalmente aperto gli occhi a chi non vuol credere che i miti non esistono e che tutti dobbiamo prima o poi fare i conti con la realtà: la Fiom di Landini si è totalmente trasformata per recuperare i propri diritti sindacali e per assicurare una “dignitosa sopravvivenza” al grande apparato della sua organizzazione.
Non commento quindi tutte le tue ulteriori considerazioni sulle mie presunte “mistificazioni dei fatti” che sono annullate da una semplice frase di Landini:”….Giudizio positivo sull’accordo interconfederale….”.
Per il resto, caro Vittorio, ti assicuro che USB farà di tutto e di più per opporsi sindacalmente e giuridicamente al più grande accordo truffa che la storia del sindacato italiano ricorderà per i prossimi decenni.
Fabrizio Tomaselli – Usb
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luciano
Prendano atto i compagni della rete 28aprile delle parole inequivocabili di questo delegato rsu.Non poteva essere più chiaro;dentro la fiom non può esistere una corrente libertaria e conflittuale indipendente dal ruolo di cinghia di trasmissione esercitata per anni verso il proprio referente politico.La rappresentazione da teatrino della politica fin qui tollerata dalla nomenklatura,non serve più,i giochi ora si fanno a carte scoperte,tollerando vieppiù un dissenso di facciata inutile e relegato al margine delle decisioni”importanti”.Se serviva una conferma di quanto sia impossibile modificare i rapporti di forza interni ad un orgarnismo strutturato in tal senso,la si è avuta, con cristallina chiarezza!Chi ancora si illude e chiacchiera a vanvera di bontà di questo accordo,è destinato ad assumere il ruolo tanto caro ai “democratici”di oggi,quello cioè di “utile massa di manovra”da utilizzare per sanzionare,ancora una volta,l’avvenuta modifica dei rapporti di forza fra le classi a favore della borghesia.Solo al di fuori di questi recinti è possibile costruire una reale opposizione e molti lavoratori cominciano a crederci!
vittorio
Caro Luciano, ho scritto questa mia opinione il 24 maggio, in risposta ad un intervento di Frabizio, che gentilmente e con puntuali argomentazioni ha ribattuto. Adesso tu elevi il mio personale pensiero (espresso prima di leggere il testo dell’accordo) come se mi fosse stato incultato dall’alto.
Mi sembra esagerato e improprio che tu scriva che dentro la fiom non esistere una corrente libertaria e conflittuale.
Comunque ben venga sempre la discussione e tutte le opinioni.
Dario
E’ veramente deleterio leggere l’intervento (piagnisteo sterile) del burocrate di turno della FIOM. Deleterio perché l’impostazione che la FIOM ha dato alla sua supposta “lotta” ha soltanto arrecato danni alla classe lavoratrice italiana.
Un’attività sindacale tutta improntata su una conflittualità di facciata tesa a nascondere la rincorsa continua al modello concertativo.
A livello aziendale i burocrati della FIOM marciano al ritmo di FIM e UILM.
E’ il gioco delle parti che immancabilmente arriva all’accordo giustificato dalla solita frase :”Era il massimo che potevamo ottenere”.
Una FIOM messa al muro dalla sparigliatura delle carte imposta dal padronato attraverso la testa di ponte rappresentate dal modello Marchionne, e questo anche perché incapace di dare una lettura corretta della fase e della crisi. Un’organizzazione i cui vertici pensano (non so quanto in buona fede) di potere imporre il loro ruolo di mediatori tra capitale e lavoro nel momento in cui il capitale ha chiaramente “fatto capire” che di questo ruolo non ne ha più bisogno.
Una FIOM che ha avuto ed ha la gravissima responsabilità di sprecare la rabbia operaia per riconquistare il “grande” traguardo del modello concertativo che ha raso al suolo la capacità conflittuale dei lavoratori.
Una FIOM che (come tutte le federazioni del carrozzone CGIL) deve mantenere un costosissimo apparato di burocrati che, a loro volta, se saltasse il loro ruolo di concertatori dovrebbero riprendere a lavorare tornando succubi del mercato e delle dinamiche dello sfruttamento.
Del resto anche su quest’ultimo accordo infame la “vittoria” o la non sconfitta tanto sponsorizzata da Landini & C è il “rimando alle organizzazioni”.
Ultimo riferimento è relativo ai compagni della rete 28 aprile. E’ arrivato il momento di decidere. O dentro o fuori. Spazio per mettere un piede in due scarpe non ce n’è più.
vittorio
Dario, trovo il tuo intervento molto saggio: o dentro o fuori… quindi?
Gianni Belgrano
O la FIOM esce dalla CGIL o le colpe sono da ripartire sui due soggetti ‘matrioska’; pari colpe sono pari responsabilità circa uno sfascio che dà l’ultima mazzata all’apparente consistenza di un sindacato di venduti.
C’è ben poco da discutere.
USB o morte del sindacalismo!
Dario
Quindi?
Partecipare attivamente e seriamente ad un confronto che abbia come obiettivo a breve e medio termine la ricostruzione di una sinistra anticapitalista in Italia.
Incentivare le lotte ed organizzarle in maniera tale da avviare un processo di ricomposizione di classe. Quindi, dare alle lotte uno sbocco politico che, anche nel caso di sconfitta, garantisca quantomeno la diffusione di una coscienza antagonista.
Tornare ad essere presenti nei territori e nei quartieri popolari, essere punto di riferimento.
Non ho la pretesa di insegnare niente a nessuno e sono consapevole delle difficoltà connesse alla costruzione di questi percorsi.
So, vivendo la condizione di lavoratore, che in una situazione di crisi, in cui si rischia il posto di lavoro, è necessario fornire delle risposte immediate.
Se rischi di finire con il culo per terra esigi di vedere garantita la sopravvivenza e quindi sei disponibile ad accettare qualunque accordo, tranne poi scoprire che la sopravvivenza non è garantita per nulla. Con buona pace delle sigle sindacali che hanno “ottenuto” l’accordo agitando lo spauracchio della disoccupazione.
Ma la stagione della concertazione, di cui confindustria ha decretato la fine, è stata perdente. Non lo dico io, lo insegna la storia (dal ’93 ad oggi è stato uno stillicidio).
Allora l’unica via d’uscita diventa la lotta. Non abbiamo alternative.
USB soddisfa queste esigenze?
Malgrado l’organizzazione non sia esente da storture e sui punti riportati presenti alcune ambiguità (è una mia opinione), ritengo abbia i requisiti per svolgere un ruolo importante nel processo di ricomposizione che auspico prenda piede.
La FIOM, per quanto mi riguarda, non ha mai nutrito alcun dubbio da che parte stare. Ha assunto il ruolo di mediatore e di “pompiere” della rabbia operaia, causando danni enormi di cui oggi paghiamo (noi classe lavoratrice) paghiamo le conseguenze.
Quindi dentro o fuori?
Non dipende dal fatto che uno possa o meno firmare degli accordi.
Dipende dalla pratica di ogni giorno, dipende se firmato l’accordo è morta li o se firmato l’accordo si cresce in consapevolezza e critica al sistema. Dipende se poi si tirano le volate elettorali ai caporioni di una sinistra agonizzante o si punta sulla costruzione di alternative antagoniste.