Arriva il fallimento per l’Atac? Sommersa dai debiti, in modo probabile, l’azienda dei trasporti pubblici di Roma da settembre rischia di non riuscire più a pagare gli stipendi a più di 12.000 dipendenti.
L’amministratore delegato, Roberto Diacetti, ha inviato una lettera al sindaco Marino nella quale ha ipotizzato più di mille licenziamenti oppure il ricorso ai contratti di solidarietà.
L’Atac è piena di debiti e senza più un soldo. Ma i suoi dirigenti, sotto l’amministrazione Alemanno, hanno continuato a veder crescere il loro numero e le loro retribuzioni nonostante la situazione economica critica. L’aumento del 50% delle tariffe dei biglietti, come prevedibile, ha solo aggravato i bilanci degli utenti ma non ha scolorito il rosso dei bilanci dell’azienda. L’Atac ha debiti per oltre 400 milioni con i fornitori e altrettanti con le banche. “Sono mesi che denunciamo un aumento dei carichi di lavoro e un attacco alle condizioni di salute dei lavoratori. L’azienda si trincera dietro il forte passivo economico accumulato ma lascia inalterati i super stipendi per manager e dirigenti”, ha dichiarato Walter Sforzini, dell’esecutivo provinciale di USB .“Questa direzione aziendale – ha aggiunto Sforzini – dimostra di essere molto più interessata allo stipendio che al futuro dell’azienda, sul quale soffiano forti rischi di privatizzazione”.
Roma Capitale ha dato anticipi (che Atac dovrà restituire) pari a oltre mezzo miliardo. Se non verranno messi in campo soluzioni il mese di agosto sarà l’ultimo in cui i 12.000 dipendenti ritireranno lo stipendio.
Da settembre in cassa ci saranno zero euro e le banche – che già hanno rifiutato il piano di ristrutturazione del debito considerando l’azienda ad alto rischio d’insolvenza – non concederanno altri crediti.
L’a.d. Diacetti ha scritto che, o il Campidoglio, in quanto azionista unico, dà nell’immediato un segnale di interessamento nei confronti di Atac (per venire recepito dalle banche) prendendo “decisioni non più procrastinabili” per contenere i costi aziendali e incrementare la produttività, oppure sarà troppo tardi.
Diacetti ha chiesto a Marino una risposta entro 15 giorni: se non arriverà l’azionista accetterà le sue dimissioni.
Ma la situazione economica appare critica anche nelle altre società controllate dal Comune di Roma : l’Ama deve 1,3 miliardi di euro ai suoi creditori, a Nuova Fiera di Roma il bilancio è in rosso.
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