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Expo. Il trionfo dell’ultraprecarietà

Non solo contratti con precarietà a tutta forza ma anche il lavoro gratuito da parte dei detenuti. L’Expo 2015 sta diventando l’orgia degli spiriti animali del capitale sul lavoro.

Precarietà sotto l’ombrellone per Expo 2015. Le notizie sono due. La prima riguarda l’introduzione nel decreto “svuota carceri” di una norma che introduce i lavori di pubblica utilità come forma di lavoro esterno (non retribuito, chiaramente) per i detenuti, e la seconda è l’approvazione di alcuni emendamenti relativi al ”decreto del fare”, che prevedono la possibilità per le società controllate dagli enti locali soci di Expo 2015 spa – Comune e Provincia di Milano, Regione Lombardia – di assumere, fino alla fine del 2015, lavoratori per completare le infrastrutture necessarie per Expo, in deroga alla norma nazionale che obbliga gli enti locali a limitare l’assunzione di personale, soprattutto quello a termine.

 

Detenuti per Expo 2015

 

Il decreto “svuota-carceri” approvato – in via non ancora definitiva alla Camera – qualche giorno fa introduce un comma 4-ter all’art. 21 alla legge 354/1975 recante norme in materia di ordinamento penitenziario. il testo prevede che “i detenuti e gli internati possono essere assegnati a prestare la propria attività a titolo volontario e gratuito nell’esecuzione di progetti di pubblica utilità in favore della collettività da svolgersi presso lo Stato, le regioni, le province, i comuni o presso enti o organizzazioni di assistenza sociale e di volontariato. Si applicano, in quanto compatibili, le modalità previste nell’articolo 54 del decreto legislativo 28 agosto 2000, n. 274″ relativo alla competenza penale del giudice di pace, che prevede la pena dei lavori di pubblica utilità per un tempo non superiore alle 6 ore settimanale (almeno due ore al giorno) con possibilità di deroga su richiesta del detenuto fino a 8 ore al giorno. Il tutto per un periodo che va dai 10 giorni ai 6 mesi al massimo.

 

A giugno, il ministro Anna Maria Cancellieri, aveva annunciato l’utilizzo di 2.000 detenuti da far lavorare come volontari per l’esposizione universale, attraverso un progetto organizzato in collaborazione con Expo 2015 spa, che prevede l’impiego di squadre da 345 detenuti, una per ciascuno dei sei mesi di durata di Expo. L’approvazione definitiva del decreto “svuota-carceri” senza modifiche sul punto, segnerebbe un passo in avanti in questa direzione e l’ulteriore utilizzo di lavoro gratuito a favore di Expo 2015.

 

Assunzioni a tempo determinato no limits

 

Il Senato ha, inoltre, approvato un emendamento che introduce ulteriore flessibilità per le società in house degli enti locali soci di Expo 2015 spa. L’emendamento è questo: “fermo restando il conseguimento complessivo dei risparmi di spesa previsti a legislazione vigente, le società in house degli enti locali soci di EXPO S.p.A. possono procedere, anche in deroga agli specifici vincoli previsti dalla legislazione vigente in materia di personale, ad assunzioni di personale a tempo determinato necessarie per la realizzazione di opere infrastrutturali essenziali e altre opere tutte strettamente connesse all’evento, fino alla conclusione delle medesime e comunque con durata non oltre il 31 dicembre 2015, nei limiti delle risorse finalizzate a dette opere”.

 

Questa norma riguarda soprattutto Metropolitana Milanese spa (controllata dal Comune di Milano) e Infrastrutture Lombarde spa (controllata da Regione Lombardia) per la realizzazione di opere essenziali connesse per Expo. Si tratta dell’ennesima deroga alla legislazione in materia di lavoro, che segue a poche settimane di distanza quelle già previste dal contratto di secondo livello tra sindacati ed Expo spa. Se – come qualcuno ha osservato – dei posti di lavoro generati da Expo si può discutere quanto si vuole, è indubbio che questa norma segna un ulteriore passo nella direzione di creare nuovi posti di lavoro precari in vista del grande evento. Posti di lavoro che con ogni probabilità svaniranno dopo il 2015, quando il ”sogno” sarà svanito e resterà solo da fare il conto dei debiti accumulati e delle promesse mancate.

 

Da Milano in movimento

 

 

 

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