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Un patto da respingere

I sei punti della bozza del documento presentato ieri al governo dalle parti sociali (Confindustria, Confcommercio, sindacati etc.) durante l’incontro sulla crisi a Palazzo Chigi, sono una sintesi delle principali esigenze dei gruppi capitalisti del nostro paese:  pareggio di bilancio nel 2014; intervento sui costi della politica anche con l’abolizione delle Province; liberalizzazioni e privatizzazioni; sblocco degli investimenti con misure eccezionali; semplificazioni e riforma strutturale della pubblica amministrazione; modernizzazione delle relazioni industriali nel mercato del lavoro. Il testo è stato illustrato dalla presidente degli industriali Emma Marcegaglia a nome di tutti, sindacati inclusi.

Sull’incontro di Palazzo Chigi sono piovute le note critiche di Giorgio Cremaschi (Fiom) il quale afferma che “ Non mi risulta che la signora Emma Marcegaglia sia stata eletta segretaria generale della Cgil. Si potrebbe invece avere dei dubbi al riguardo vedendo che l’attuale segretaria generale, Susanna Camusso, ha firmato con la presidente della Confindustria e con tutte le altre parti sociali un documento che è estraneo totalmente ai principi e alle scelte della Cgil”. Anche l’Usb in una nota spara ad alzo zero contro quello che definisce una coalizione innaturale. “L’incontro di oggi tra il Governo e l’innaturale coalizione di Cgil, Cisl e Uil, Confindustria e Banche, pone un altro mattone del progetto di un nuovo modello, questa volta non “semplicemente” delle relazioni industriali, ma anche politico ed istituzionale, in cui tanto l’economia quanto la politica, di centro-destra o di centro-sinistra che sia, devono essere guidate dalle logiche e dai vincoli dettati dai mercati e dalla finanza nazionale ed internazionale” afferma il comunicato della Usb.

Tra le altre richieste, c’è la lotta all’evasione fiscale utilizzando i proventi per ridurre la pressione fiscale su imprese e lavoro, un piano energetico per la green economy con una visione al 2020, sostegno a ricerca e innovazione. Le parti chiedono all’esecutivo di promuovere “un’immediata azione verso i governi e le istituzioni europee affinché l’Unione riprenda vigore e capacità d’iniziativa” anche al fine di ridurre la pressione sui titoli italiani. Ma eliminare ogni dubbio sulla solidità di lungo periodo dei nostri conti pubblici non basta. Questa azione, si legge in un passaggio del testo, “va accompagnata e rafforzata con misure per la crescita dell’economia” chieste da anni. Un quadro in cui le parti dicono di essere pronte ad assumersi “tutte le responsabilità che la situazione richiede”, ma “è il governo che deve prendere in mano il timone della politica economica e assumersi l’onere e la responsabilità di farci uscire da questa situazione”, con provvedimenti immediati in Consiglio dei ministri da portare subito in Parlamento. Silvio Berlusconi continua a dirsi “ottimista”, assicura che la crisi “non si aggraverà”, e rimanda ogni intervento a settembre, mese entro il quale confida di approvare il “patto complessivo” con le parti sociali per “stabilità, crescita e coesione”. “Le Borse sono come un orologio rotto”, ha minimizzato.

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