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L’Ilva licenzia un dirigente dell’Usb

ILVA: AZIENDA LICENZIA DIRIGENTE USB MENTRE FINISCONO IN MANETTE I SUOI “DIRIGENTI OMBRA”. COSA SI ASPETTA A NAZIONALIZZARE?

Non sorprende l’arresto di cinque “dirigenti ombra” dell’ILVA di Taranto, che dal 1995, ovvero dall’insediamento del gruppo Riva, avrebbero costituito una struttura parallela con il compito di “verificare” l’operato dei dipendenti. Dei plenipotenziari che, secondo i magistrati tarantini, sarebbero “non inquadrati nell’organico di Ilva spa ma riconducibili direttamente alla proprietà e alla famiglia Riva”.

Già a fine maggio scorso l’USB di Taranto aveva infatti presentato un esposto alla Procura della Repubblica (in allegato), in cui si denunciava la presenza soggetti esterni all’organico aziendale ma con poteri effettivi nello stabilimento tarantino.

Quello che realmente sorprende è come faccia lo Stato Italiano a non procedere all’immediato esproprio dei beni della famiglia Riva, nazionalizzando l’azienda ed avviando un serio programma di risanamento ambientale e di rilancio dell’acciaieria.

La storia dell’Ilva è una storia di ricatti, minacce, ritorsioni nei confronti di quei lavoratori che hanno lottato e denunciato pubblicamente, anche alla magistratura, le responsabilità della famiglia Riva nel disastro ambientale che ha investito la città di Taranto, negli omicidi sul lavoro, negli infortuni, nelle innumerevoli violazioni alla sicurezza sui posti di lavoro. Come  Marco Zanframundo, operaio del reparto MOF e dirigente dell’USB, tra i più tenaci oppositori al regime della famiglia Riva, che proprio oggi è stato licenziato dalla stessa azienda.

Questa mattina a Marco, in prima fila nelle manifestazioni, negli scioperi, nelle denunce contro il malaffare dei Riva, al termine dell’ennesimo volantinaggio di denuncia davanti ai cancelli dello stabilimento è stato impedito di entrare al lavoro e, successivamente, gli è stato comunicato il licenziamento. Un licenziamento preceduto da una valanga di provvedimenti disciplinari e minacce di tutti i tipi, in un reparto in cui in tempi recenti è morto l’operaio Claudio Marsella e dove i lavoratori hanno vita ad uno sciopero ad oltranza per chiedere il ripristino di idonee condizioni di sicurezza.

L’USB, che ha lottato e chiesto giustizia per coloro che sono stati sottoposti alla violenza dell’ILVA, dentro e fuori la fabbrica, così chiede giustizia per Marco: il suo licenziamento deve essere ritirato; Marco deve essere reintegrato, mentre deve pagare duramente chi nella dirigenza opera con metodi criminali.

 

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